Vedi CARACALLA dell'anno: 1959 - 1994
CARACALLA (v. vol. II, p. 336)
Dell'imperatore C. sono finora noti cinque tipi ritrattistici, dei quali però solo i due più antichi possono essere definiti con precisione dal punto di vista cronologico. Conosciamo anzitutto un ritratto giovanile trasmessoci fino a oggi in quaranta copie: stando alle raffigurazioni monetali, questo tipo ha origine al più tardi negli anni 196-197 e ha mantenuto la sua validità fino alla fine dell'anno 204. La capigliatura con folti riccioli e l'espressione affabile del volto lo rendono molto vicino alle raffigurazioni giovanili di Marco Aurelio. Settimio Severo nell'anno 195 aveva annunciato, tramite un'adozione fittizia, la discendenza della sua famiglia dagli Antonini e aveva cambiato il nome del figlio maggiore in Marco Aurelio Antonino. La raffigurazione giovanile di C. doveva conferire credibilità a questa manipolazione: anche l'eccezionale quantità di copie di questo tipo può essere spiegata soltanto con una tale intenzione propagandistica. L'abbondante produzione mostra conseguentemente una scarsa qualità esecutiva; dei pezzi migliori fanno parte le repliche al Louvre (MA 495), al Museo delle Terme (inv. 641) e al Vaticano (Busti 347).
Il secondo tipo fu creato nell'anno 205 d.C. e rimase in auge fino al 212; l'evento determinante di questa creazione fu probabilmente il comune consolato dei fratelli C. e Geta, dell'anno 205. Anche per Geta venne creato in quell'anno un nuovo tipo di ritratto, che però è talmente somigliante a quello del fratello maggiore che le poche copie appartenenti a quell'epoca non hanno permesso fino a oggi una convincente distinzione. Entrambi portano infatti i capelli tagliati corti e non hanno barba (la migliore copia viene da Gabi ed è conservata al Louvre); dal 207 portano le basette, e dal 209 una barba folta ma corta (le migliori copie ai Musei Capitolini e a Holkham Hall). Tali cambiamenti vennero attuati senza alterare, per il resto, il tipo di ritratto. L'identificazione di questi due ritratti con C. nella condizione di successore al trono può avvalersi, oltre che delle monete, anche delle raffigurazioni a rilievo sull'Arco degli Argentari a Roma (inaugurato nel 203-204 d.C.) e sull'arco quadrifronte di Leptis Magna (206-209 d.C. circa).
I rimanenti tre tipi ritrattistici appartengono al periodo effettivo di regno di C. (212-217 d.C.): all'inizio si pone ovviamente il famoso tipo conosciuto fino a oggi grazie a quaranta copie antiche e innumerevoli realizzazioni moderne (le migliori, e insieme quelle note da più tempo sono a Napoli, nn. 6033 e 6088). Similmente a quello giovanile, ebbe la più grande diffusione durante il suo principato e costituì la base delle raffigurazioni, in parte profondamente cambiate, in stile egiziano antico. Spesso frainteso, specie dagli studi più recenti, come uno studio caratteriale, esso propone l'imperatore attraverso un'immagine di implacabile severità e come energico condottiero militare; in questo quadro si inserisce bene la raffigurazione loricata di numerosi busti. Nella maggior parte queste raffigurazioni mostrano una forte inclinazione verso sinistra, ma ve ne sono altre leggermente girate a destra.
Al periodo di regno di C. appartiene un ulteriore tipo ritrattistico (c.d. di Tivoli) noto fino a oggi attraverso dieci copie, che si distingue da quello sopra descritto per i tratti meno tesi e i capelli corti (migliore copia a Kansas City). Esso sembra essere presente anche sulle monete. Se tali monete esistevano già a partire dal 212 d.C., allora deve trattarsi di una creazione in alternativa al tipo principale; se invece apparvero più tardi (a partire dal 215), questo tipo rappresenta forse il tentativo di mitigare o addirittura eliminare l'espressione di brutalità del tipo principale. Esso era forse pensato per una determinata cerchia di osservatori: le copie fino a oggi note provengono tutte dall'Italia.
Finora del tutto indeterminato per quanto concerne la sua precisa collocazione cronologica è un terzo tipo (denominato Dresda-Museo delle Terme 648), del periodo di regno di C., noto soltanto attraverso due copie: è caratterizzato dai capelli della fronte sollevati, un dato importante per la imitatio Alexandri accertata per C., di cui nessuna altra raffigurazione mostra i segni.
La testa della statua frammentaria di New York, ritenuta da molti studiosi come un ritratto postumo dell'imperatore, dipende chiaramente nella sua fisionomia dal tipo principale, mentre per i capelli assomiglia alle copie del tipo c.d. di Tivoli. Si tratta pertanto o di un ibrido di questi due tipi o di un'elaborazione intermedia tra il primo e il secondo. Non è per ora possibile decidere se questa statua sia postuma. E però vero che, grazie alla divinizzazione di C. messa in atto sotto Macrino, le figurazioni postume sono del tutto plausibili e, secondo le iscrizioni dedicatorie, si sono protratte addirittura almeno fino al tempo di Gordiano III.
Bibl.: H. B. Wiggers, M. Wegner, Caracolla bis Balbinus (Das römische Herrscherbild, III, ι), Berlino 1971, pp. 9-92, tavv. I-XXIII; M. L. Morricone, Bustino bronzeo di Geta, in ASAtene, LVII-LVIII, 1979-80 (1986), p. 361 ss., figg. 1-3; D. Salzmann, Die Bildnisse des Macrinus, in Jdl, XCVIII, 1983, p. 369 s., figg. 23-26; K. Fittschen, P. Zanker, Katalog der römischen Porträts in den Capitolinischen Museen, I, Magonza 1985, pp. 98-100, 102-112, nn. 86, 88-94, tavv. CV-CXVI, tavv. agg. lxvii-lxxx; G. Jenewein, Ein Porträtfragment aus den Caracallathermen, in BullCom, XCI, 1986, pp. 97-100.
Sull'influenza del ritratto di C. nel Rinascimento: K. Fittschen, Sul ruolo del ritratto antico nell'arte italiana, in S. Settis (ed.), Memorie dell'antico nell'arte italiana, II, Torino 1985, pp. 402, 406 s., figg. 382-390. - Sul ritratto nella glittica: W.-R. Megow, Kameen von Augustus bis Alexander Severus, Berlino 1987, p. 240 ss., tavv. xlviii-l. - Ritratti postumi: P. Weiss, Ein Altar für Gordian III, die älteren Gordiane und die Severer aus Aigeai, in Chiron, XII, 1982, p. 191 ss.