CARATTOLI
Famiglia perugina di artisti; il capostipite ne fu Pietro, nato a Perugia nel 1703, praticamente ignorato dagli studiosi moderni; la fonte principale della sua biografia è l'Orsini (1806). Dopo essere forse stato allievo dell'architetto perugino Alessandro Baglioni, proseguì i suoi studi a Bologna, alla scuola dei Bibiena, e certo quell'insegnamento restò fondamentale per tutta la sua carriera che fu di decoratore e scenografo più che di puro pittore od architetto.
Pietro iniziò assai presto la sua attività in patria. Una delle sue prime imprese potrebbe essere stata il disegno per il tabernacolo ed il ciborio nell'altare maggiore di S. Domenico, iniziato nel 1720, ma continuato anche in seguito (Siepi). Nel 1724 dipinse ornati prospettici nella volta della confraternita dei SS. Simone e Fiorenzo (ora imbiancata); nel 1729 fu compiuto su suo disegno il portale maggiore della cattedrale, con due grandi colonne e un timpano curvo nel pesante fastigio. Nel 1732 partecipò con due disegni al concorso per la facciata di S. Giovanni in Laterano a Roma, vinto da A. Galilei.
Un buon lavoro decorativo, forse da situare nel quarto decennio del secolo, fu eseguito da Pietro nella chiesa perugina di S. Spirito dove dipinse con bella franchezza di esecuzione i primi due altari a partire dall'ingresso, con architetture chiaroscurate e figure di Angeli. Ma certo il più importante tra tutti i suoi impegni di quadraturista fu la decorazione di quasi tutte le sale del piano nobile del palazzo Donini-Ferretti, costruito da un tuttora ignoto architetto, forse romano, tra il 1716 ed il 1724, ed ornato all'interno tra il 1745 ed il 1750 (Siepi). Vi ammiriamo sopra tutto la varietà e la fantasia delle sue invenzioni, adattate molto bene alla situazione dei vari ambienti: per esempio, nel salone centrale, il quale non ha prese di luce esterne, l'apparato decorativo e prospettico che incornicia l'ovato con un affresco attribuito all'Appiani è realizzato in una intonazione chiara di toni rosa e giallo zabaione, mentre le figure volanti, tutte bianche, imitano gli stucchi. Nelle stanze invece che danno verso l'attuale piazza Italia, ove la luce è più forte, le membrature architettoniche in arditi scorci sono più intensamente chiaroscurate. Non mancano però ogni tanto colori vivi, brillanti, come per esempio in una sala sulla sinistra rispetto al salone centrale, ove è una balaustrata di verde malachite contro uno sfondo di viola pallido; le figure sono disegnate in una maniera un po' grossolana - teste grosse, nasi sporgenti - ma non prive di spirito.
Altro edificio di Perugia che Pietro decorò è il palazzo Antinori, poi Gallenga Stuart, oggi sede dell'Università italiana per stranieri. Si tratta di una architettura disegnata dal romano Francesco Bianchi, ma eseguita dallo stesso Pietro, tra il 1740 ed il 1758. Le volte al piano terra, al mezzanino ed al secondo piano hanno ornati che si avvicinano nel gusto al fantasioso barocchetto tedesco. Nel solito stile prospettico sono invece dipinti il soffitto dell'oratorio del Crocefisso in S. Maria Nuova, ove gli ornati incorniciano un dipinto di A. M. Garbi (1750), e quello della sacrestia dell'oratorio di S. Agostino, con figure dell'Appiani. Tra l'ultime imprese pittoriche di Pietro deve infine considerarsi il soffitto della cappella del Sacramento in S. Pietro (1760-1763), con coretti e balconate visti in sottinsù, in cui si ravvisa una elaborazione prospettica più complessa, oltre ad effetti di luce più ricercati.
A partire dal 1748 Pietro si assunse l'incarico di ricostruire l'interno della chiesa di S. Francesco al Prato, insigne monumento duecentesco, il cui soffitto era crollato nel 1737 per sommovimenti del terreno. Un altro crollo avvenuto nell'Ottocento rende oggi l'interno della chiesa un rudere, anche se recentemente è stato intrapreso un nuovo restauro. Quanto resta del rivestimento interno fatto da Pietro, pilastrate, altari, in un barocco alquanto massiccio, giustifica la critica dell'Orsini, che mentre riconosce all'artista belle qualità di decoratore, lo ritiene poi piuttosto scadente per quanto riguarda l'attività architettonica. Così non molto felici risultarono altri lavori consimili: la chiesa di S. Maria dell'Ospedale e la chiesa di S. Fiorenzo, il cui rifacimento interno venne tuttavia realizzato dopo la morte dell'artista su suoi disegni. Altre opere architettoniche di Pietro furono, secondo l'Orsini, il portico nel convento di S. Girolamo, un ornamento di quattro colonne architravate poste sopra il pozzo nel chiostro di S. Domenico (perduto), il disegno per un ponte sul fiume Chiascio (distrutto), ed infine il disegno per il teatro del Pavone compiuto dopo la sua morte. Il Siepi attribuisce a Pietro la biblioteca del convento di S. Francesco a Monteripido (Perugia) eseguita nel 1754. All'artista spetta qui verosimilmente anche il disegno dei bellissimi scaffali in noce.
Tra le altre opere di Pietro ricordiamo le scene per il teatro di Foligno e quelle per il vecchio teatro del Pavone (perdute), nonché una "macchina prospettica teatrale" per S. Domenico (Orsini). Tra le decorazioni fuori di Perugia ricordiamo una cappella a Casamanza (imbiancata) e il soffitto nella chiesa di S. Elisabetta ad Amelia (Orsini 1806, Guardabassi). Tra le opere d'architettura, potrebbe essere di Pietro la villa Alfani oggi Silvestri a San Martino Delfico (sud di Perugia).
Nel Gabinetto dei disegni e delle stampe nell'Accademia di Belle Arti di Perugia esistono numerosi disegni di Pietro (cartelle nn. 3 e 8, segnatura provvisoria), alcuni dei quali per i soffitti di palazzo Donini e per gli altari di S. Spirito. Spettano inoltre a Pietro alcuni fogli incisi a bulino ove egli riprodusse alcune antiche pitture perugine (Orsini 1806).
Pietro morì a Perugia il 1º febbr. 1766.
Valentino, figlio di Pietro, ne fu allievo e collaboratore, oltre che seguace. Nacque nel 1727: una delle sue primissime opere deve essere la gran tela a ornati prospettici che copre il soffitto della sacrestia di S. Filippo Neri a Perugia, con tre ovati: S. Michele arcangelo,Costantino con la Croce e S. Elena nell'atto di adorare la Croce. Nel 1760 Valentino ridipinse, secondo il Siepi, l'interno della chiesa di S. Pietro che era stato decorato in giovinezza dal padre (oggi imbiancato). Nel 1769 eseguì gli ornati prospettici sulle pareti e sulla volta della chiesetta di S. Lucia in Colle Landone, attorno a dipinti di Francesco Appiani e Carlo S. Mariotti (tuttora esistenti). Nel 1770 dette il disegno per il grandioso altar maggiore in stucco dipinto, nella chiesa di Monteluce, ove era la celebre tavola con la Incoronazione della Vergine di Giulio Romano e Giovan Francesco Penni su disegni preparatori di Raffaello (oggi sostituita da una copia). Infine nel 1779 eseguì parecchi ornati e dorature, attorno a dipinti dell'Appiani e altri sulle volte della cattedrale; il Siepi gli attribuisce anche il disegno dell'altare del Crocefisso nella stessa chiesa.
Nel Gabinetto dei disegni e delle stampe nell'Accademia di Belle Arti di Perugia sono, nelle cartelle 3 e 8 (segnature provvisorie), importanti disegni di Valentino relativi ad opere decorative ed architettoniche.
Valentino morì a Perugia il 30 luglio del 1780.
Anche Luigi, figlio di Valentino, fu pittore: si sa solo che nacque nel 1756; che nel 1790 insieme con P. F. Cocchi attese alle decorazioni della navata destra del duomo e che nel 1804 ridipinse la mostra dell'orologio del palazzo Comunale. Sua figlia Celeste fu madre dello storico Luigi Bonazzi.
Giuseppe, figlio di Luigi, pittore, nacque a Perugia nel 1783. Si formò alla scuola del Camuccini e del Landi, intrattenne anche stretti rapporti con G. B. Wicar. Morì a Roma il 10 genn. 1850.
Il suo ossequio al neoclassicismo è evidente, tuttavia seppe interpretarne le formule con una certa libertà, temperandone la rigidezza in una sorta di neo-cinquecentismo. Si conservano di lui alcune opere in Perugia, una tela giovanile per S. Maria della Misericordia (1812), il piccolo dipinto con Cristo che resuscita il figlio della vedova di Naim (1818), un ritrattino di Pio VII (1814), un altro ritratto incompiuto di S. Betti, tutti all'Accademia di Belle Arti, ove sono di lui anche buoni disegni. Per S. Maria di Sorbello dipinse un Crocefisso e un S. Andrea (1818). Il C. eseguì anche buone copie, tra cui, particolarmente significativa, quella della tavola peruginesca con la Madonna e santi (oggi nella National Gallery di Londra), che si trova al posto dell'originale nella chiesa di S. Maria Nuova. Fu restauratore degli affreschi del Perugino nel Collegio del Cambio (1834), di pitture ad Assisi e a Montefalco, ed infine dei dipinti del Cavalier d'Arpino nel Campidoglio a Roma (1841). In giovinezza incise anche una serie di 12 vedute perugine, disegnate dal Monotti (1811).
Luigi, figlio di Giuseppe, pittore, cultore d'arte, nacque a Perugia nel 1825 e ivi morì il 20 febbr. 1894.
Fu discepolo, nell'Accademia perugina, di S. Valeri dal cui insegnamento purista trasse anche l'interesse e l'amore per i primitivi. Importante in questo senso la sua amicizia con Mariano Guardabassi, anch'egli pittore e storico dell'arte, con cui collaborò nelle ricerche sull'antica arte umbra. Fu membro della Commissione artistica nominata nel 1860, ispettore dei monumenti, direttore dell'Accademia di Belle Arti dal 1888 al 1891. Insieme al Guardabassi e G. B. Rossi Scotti compilò la Descrizione del santuario di San Francesco d'Assisi (1863); redasse perizie e stime di importanti collezioni private, quella Oddi di Perugia (1867), quella Ranghiasci a Gubbio (1877); infine fu l'autore del primo inventario delle civiche raccolte d'arte (il cui materiale è oggi nella Gall. naz. dell'Umbria), ms. del 1878. Le sue cospicue raccolte di disegni e di stampe vennero da lui donate all'Accademia di Belle Arti di Perugia.
Bibl.: B. Orsini, Guida al forestiero per l'augusta città di Perugia, Perugia, 1784, pp. 27, 84, 102, 150, 220, 232, 268, 335, 340; Id., Memorie dei pittori perugini del secolo XVIII, Perugia 1806, pp. 41-49; S. Siepi, Descriz. topologica-istorica della città di Perugia, Perugia 1822, pp. 44, 179, 185, 274, 282, 344, 354, 376, 455, 457, 488, 507, 545, 550, 595, 657 ss., 668, 711, 840, 895, 898, 905; L. Bonazzi, St. di Perugia [1879], Città di Castello 1969, II, pp. 351-355; M. Guardabassi, Indice-guida dei mon. pagani e cristiani... esistenti nella provincia dell'Umbria, Perugia 1872; A. Lupattelli, Storia della pittura a Perugia, Foligno 1895, p. 50; F. Santi, Mostra della pittura dell'800 a Perugia, Perugia 1951, pp. 1718; G. Cecchini, L'Accad. di Belle Arti di Perugia, Firenze 1954, pp. 63-64; O. Guerrieri, Ultimo sonno di G. Alessi, Perugia 1960 (opuscolo); B. Carattoli, Ultimo sonno di G. Alessi, Perugia 1962 (opuscolo, risposta al precedente); B. Toscano, Note sul collezionismo dei primitivi umbri, in Atti del sesto Convegno di studi umbri (maggio 1968), Perugia 1970, p. 160; F. Santi, Gall. Nazionale dell'Umbria, Roma 1969, p. 10; U. Thieme-F. Becker, Künsterlexikon, V, pp. 586 ss.