carbon tax
<kàabën täks> locuz. sost. ingl., usata in it. al femm. – Tassa sui prodotti energetici che emettono biossido di carbonio (CO2) nell’atmosfera. È un esempio di tributo ambientale (ecotassa), calcolato in base alla quantità di inquinante generato dalla combustione. La ratio della norma è quella di far sostenere il costo del danno all’ambiente direttamente a chi lo ha provocato, in tal caso a chi immette nell’atmosfera biossido di carbonio (secondo il principio 'chi inquina paga'). L’inquinamento produce infatti un costo sociale non compreso nel costo privato del produttore (esternalità negativa) e la tassa ha proprio lo scopo di riportare nel costo privato anche il costo sociale di produzione (imposta pigouviana, dal nome di A.C. Pigou, che per primo propose una tassa sui beni costituenti una fonte di esternalità negative). Il carico tributario può essere tanto maggiore quanto più elevato è l’inquinamento prodotto. L’intenzione del meccanismo è quella di scoraggiare chi produce energia attraverso l’utilizzo di combustibili inquinanti imponendo un aggravio dei costi e un’internalizzazione dei costi ambientali in quelli di produzione e di spingere le imprese a sviluppare strategie di carbon management che affianchino interventi operativi e gestionali allo sviluppo di linee di ricerca nell’innovazione di tecnologie meno inquinanti. Si punta, così, da un lato, a ridurre le emissioni di gas serra che sono all’origine dei cambiamenti climatici e, dall’altro, a contrastare l’aggravio del deficit di bilancio su cui ricadono i costi sociali derivanti dall’inquinamento. La c. t., su sollecitazione delle politiche comunitarie per lo sviluppo sostenibile, è applicata in vari Stati dell’Unione Europea, inclusa l’Italia, e ha l’obiettivo di penalizzare l’utilizzo di fonti fossili che immettono gas serra in atmosfera, producendo un incremento del gettito fiscale che può essere utilizzato sia per favorire la crescita sia per finanziare e incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili non inquinanti.