carbone
In Pd XIV 52 come carbon che fiamma rende, e XVI 29 Come s'avviva a lo spirar d'i venti / carbone in fiamma, il sostantivo, che ha il senso proprio di " c. acceso, incandescente ", è assunto come termine di paragone per indicare, nel primo caso, lo splendore accecante del corpo dopo la resurrezione, nel secondo l'accresciuto fulgore della luce in cui si cela Cacciaguida. Ancora una similitudine in If XX 102 Maestro, i tuoi ragionamenti / mi son sì certi e prendon sì mia fede, / che li altri mi sarien carboni spenti, dove l'espressione vale " inefficaci ", " di nessuna forza a persuadermi " (Venturi); " non mi dànno alcun lume e cognizione ", chiosa il Landino, ben ripreso dal Mattalia: " il carbone spento non manda luce e cioè non fa, analogicamente, verità: i due concetti verità-luce, nel poema, sono equivalenti ". Diversa l'interpretazione del Buti: gli altri ragionamenti " non mi moverebbono a credere loro, come li carboni spenti non mi moverebbono a credere che quivi fosse il fuoco ".