CARBONIZZAZIONE
. Fenomeno per cui le sostanze organiche perdono idrogeno e ossigeno, arricchendosi di carbonio e formando i carboni (v.). Nella fabbricazione dei tessuti di lana, con questa parola è indicato il trattamento chimico con il quale vengono eliminate le pagliuzze, i fili d'erba, i residui di altre fibre tessili che possono trovarsi fra la lana in fiocco o anche già trasformata in tessuto. Con questo procedimento, dagli stracci provenienti da tessuti contenenti fibre animali e vegetali si ottiene la cosiddetta lana meccanica. L'eliminazione delle parti vegetali dalla lana è resa necessaria dal fatto che altrimenti esse, nella successiva tintura, resterebbero bianche o quasi bianche.
L'operazione si basa sul seguente principio: mentre le fibre animali come sostanze azotate, resistono assai bene all'azione degli acidi minerali (solforico e cloridrico), le fibre vegetali, costituite da cellulosa, vengono, dall'azione degli stessi acidi, fortemente alterate fino a disgregarsi completamente. Per la carbonizzazione della lana in fiocco e dei tessuti non ancora tinti si adopera generalmente l'acido solforico, per quella degli stracci l'acido cloridrico, e per quella dei tessuti tinti il cloruro di alluminio. Questo sale, sotto l'azione d'una certa temperatura, circa 110° C., si dissocia in idrato d'alluminio e acido cloridrico ed è questo ultimo che carbonizza e distrugge le parti vegetali.
Per procedere alla carbonizzazione generalmente s'imbeve prima la lana, in fiocco o in tessuto, con una soluzione, a 4 gradi Beaumé, di acido solforico, poi si centrifuga, indi si passa nelle cosiddette camere e negli apparecchi per carbonizzare, dove rimane da circa 3/4 d'ora a un'ora, alla temperatura di 90-100°. Dopo si toglie, si batte per eliminare le parti carbonizzate e si disacida con soluzione di carbonato sodico a freddo. Se le soluzioni non sono troppo acide né le temperature troppo elevate, la lana per questa operazione non perde molto della sua resistenza e delle sue proprietà. Quando però si eccede nel trattamento per ottenere una più perfetta eliminazione delle parti vegetali, la lana può perdere fino il 15-20% della sua resistenza. Per la carbonizzazione degli stracci si può procedere come per la lana, ma generalmente si ricorre, come sopra è detto, all'acido cloridrico, fatto arrivare allo stato gassoso sugli stracci asciutti e riscaldati a circa 100° C., in un apposito apparecchio. Per i tessuti tinti ai adopera il cloruro d'alluminio, invece dell'acido solforico, allo scopo di alterare meno le tinte che già si trovano sui tessuti. L'acido cloridrico non si adopera per la lana e per i tessuti perché intacca e indebolisce le fibre ancora più fortemente dell'acido solforico. Fu suggerito allo stesso scopo anche l'uso del bisolfato sodico e del cloruro di magnesio, ma essi non presentano alcun apprezzabile vantaggio sulle sostanze sopra indicate.
Oggidì l'operazione della carbonizzazione viene applicata, nell'industria dei tessuti di lana, su vasta scala e si può dire che la maggior parte dei tessuti venga sottoposta a questo trattamento, con danno per la loro resistenza. Questo largo uso è dovuto all'introduzione, sempre crescente, della lana meccanica (ottenuta dagli stracci) nella fabbricazione dei tessuti di lana, e all'aumentato costo della mano d'opera, per cui oggidì è quasi del tutto eliminata l'opera delle pinzatrici, che una volta veniva utilizzata per togliere le parti vegetali dai tessuti di lana.