carcerocentrico
agg. Centrato sul carcere come mezzo di riabilitazione sociale.
• Sempre il pg [Gianfranco] Ciani ha affrontato l’altro problema insoluto riguardante il sistema giudiziario, quello delle carceri. «Si impongono al sistema serie riforme sulla sanzione penale. Fino a quando il sistema sanzionatorio sarà “carcerocentrico”, ingessato nella bipolarità “detentivo-non detentivo”, per il processo penale e, dunque, anche per la pena, correttamente concepita, non ci sarà salvezza». (Micol Paglia, Giornale d’Italia, 26 gennaio 2013, p. 2, Attualità) • «Il carcere è diventata una istituzione contro la persona, contro l’idea della rieducazione, è diventato un luogo di perdizione. E allora bisogna sviluppare una cultura meno carcerocentrica, sviluppando il più possibile il ricorso alle misure alternative, come la detenzione domiciliare, i lavori socialmente utili e così via» (Mario Marazziti intervistato da Giovanni Grasso, Avvenire, 17 gennaio 2014, p. 6, Primo piano) • Negli anni ’90 e nel primo decennio del nuovo millennio la prospettiva «carcerocentrica» sembrava vincente. Una serie di leggi (la «ex Cirielli» sulla recidiva, la «Fini Giovanardi» contro la droga, la «Bossi Fini» sull’immigrazione) avevano portato, riempendo le nostre prigioni, al contenimento penale dell’emarginazione, all’intervento repressivo in sostituzione dell’accompagnamento sociale degli strati più esposti a un destino delinquenziale. (Lucia Castellano, Unità, 18 gennaio 2017, p. 5, Report).
- Composto dal s. m. carcere con l’aggiunta del confisso -centrico.
- Già attestato nell’Unità del 6 giugno 2000, p. 7, Le cronache.