carco (sost.)
Al pari dell'aggettivo omofono e del verbo corrispondente, non trova impiego in prosa e neppure alternativa nella forma intera.
In senso proprio, " peso ", " soma ", " fardello ": If XII 30 [le pietre del burrato del settimo cerchio] spesso moviensi / sotto i miei piedi per lo novo carco (il corpo di D., " insolito peso " per un luogo popolato di ombre); XIX 130 [Virgilio] soavemente spuose il carco [cioè " D. stesso, da lui preso in collo "], / soave per lo scoglio; XXIII 84 ma tardavali [Catalano e Lodefingo] 'l carco [" le gravi cappe di piombo "] e la via stretta.
Con valore pregnante, in If XXX 12 e quella [Ino] s'annegò con l'altro carco, cioè col figlioletto Melicerta, che ella teneva in braccio; immagine in qualche modo affine in Pd XXVII 84, nella contemplazione dall'alto dei Gemelli del lito / nel qual si fece Europa dolce carco, cioè " amabile peso " per Giove, che la rapì trasformandosi in toro; mentre in Pg XXXII 26 il benedetto carco mosso dal grifone è il carro (allegoricamente, la Chiesa), in sé pesante, ma agevole traino per Cristo.
Nel traslato, " gravezza spirituale ", " oppressione di colpa o di pentimento ", " pesante impegno morale ": If XXVII 136 quei che scommettendo acquistan carco, i seminatori di discordie che, separando, disfacendo ciò che è unito, s'accollano gravame di colpa; Pg XXXI 19 scoppia' io sottesso grave carco [peso di confusione e paura, all'acerbo rimprovero di Beatrice], / fuori sgorgando lagrime e sospiri; Pd V 55 Ma non trasmuti carco [" il peso del voto ", " l'obbligo morale liberamente assunto "] a la sua spalla / per suo arbitrio alcun; XVIII 66 qual è 'l trasmutare... in bianca donna, quando 'l volto / suo si discarchi di vergogna il carco, cioè " passa dal rossore alla sua naturale bianchezza " (Torraca), considerato il rossore come effetto della vergogna.
In Pd VIII 81, invece, l'edizione Petrocchi sposta a livello di variante il tradizionale carco surrogandolo con incarco, documentariamente più saldo.