CARDIOCINETICI (dal gr. καρδία "cuore" e κιννεῖν "muovere")
Con questo nome s'indicano, in terapia, i principî attivi contenuti in talune piante, come i glucosidi della digitale, che hanno la proprietà, quando siano iniettati nel sacco linfatico dorsale di una rana, di arrestarne il cuore in sistole. Oltre alla digitale (digitalina, digitossina, ecc.), appartengono a questo gruppo lo Strophantus hispidus (strofantina), l'Apocynum cannabinum (cimarina), l'Adonis vernalis (adonidina), la Convallaria majalis (convallamarina), l'Helleborus niger (elleboreina); il Nerium oleander (neriina e oleandrina), la Scilla maritima (scillaina), la Thevetia nereifolia (tevetina); il Cactus grandiflorus, l'Adenium Boehmianum, l'Antiaris toxicaria, l'Acocanthera Schimperi, la Rabelaisia philippinensis, ecc. e taluni veleni animali, come il veleno del rospo.
Tutte queste sostanze producono, se iniettate negli animali, sintomi svariati d'intossicazione, ma l'azione sul cuore è quella preponderante, per cui sono state dallo Schmiedeberg e suoi allievi riunite tutte in un solo gruppo sotto il nome di cardiocinetici, cardiotonici o cardiostenici.
Interessante appare l'osservazione dello Straub secondo la quale la tossicità specifica delle sostanze del gruppo della digitale compare solo nel cuore dei Vertebrati a partire dai Selaci, mentre gl'Invertebrati, il cui cuore è fatto di fibre muscolari lisce, non risentono l'azione di questi composti. La fissazione della digitalina alla fibra muscolare cardiaca, che può considerarsi come un fenomeno fisico-chimico, avviene anche a diluizioni estreme, perfino di1:4.000.000 (Gros 1913). Essendosi dimostrato che, in opportune condizioni, le sostanze del gruppo della digitale arrestano il cuore in sistole se agiscono per via endocardiale, cioè all'interno del cuore, come accade quando vi sono portate dal sangue, mentre l'arresto avviene in diastole se si fanno agire all'esterno bagnando il cuore al di fuori con la soluzione (Jacobi-Benedicenti), s'è ammessa l'esistenza nel cuore di due ordini di fibre: sistoliche le une, diastoliche le altre (Schmiedeberg). Per la semplice stimolazione del vago si avrebbe la diastole più ampia, ma la sistole si farebbe sempre più incompleta; solo per opera dell'azione muscolare dei cardiocinetici è possibile ottenere che il cuore si riempia di molto sangue e lo spinga in circolo con energia.
Da quanto s'è detto fin qui si comprende quali grandi vantaggi possono recare a dosi opportune i cardiocinetici in taluni vizî cardiaci. Nell'insufficienza mitralica, per esempio, il sangue che nella sistole cardiaca rifluisce in parte nell'orecchietta sinistra ostacola nella diastole il passaggio del sangue dal polmone nel cuore. Questa stasi polmonare si fa risentire prima sulla funzione del cuore destro e poi su tutta la circolazione venosa e insorgono le idropi e gli edemi. I cardiocinetici, facendo contrarre il cuore con maggiore energia, facilitano la chiusura dell'ostio auricolo-ventricolare e, rallentando i battiti cardiaci e aumentando l'ampiezza della diastole, conducono a un più completo svuotamento del sangue dal polmone nel cuore, e infine, regolarizzando il ritmo e migliorando la circolazione, favoriscono l'eliminazione delle sostanze tossiche dall'organismo per intensificazione della diuresi. E non solo in taluni vizî cardiaci, ma in tutti i casi di debolezza del centro circolatorio, le sostanze di questo gruppo farmacologico daranno utili risultati, se si tenga conto delle controindicazioni che si possono presentare e se si stabilisca bene la dose. Perché a dosi troppo elevate il vago, prima eccitato, si paralizza e i battiti cardiaci si fanno frequenti, il ritmo si disordina, la diastole si fa incompleta ed irregolare e la morte può avvenire per paralisi del cuore.
Come tutti i farmaci, anche i cardiocinetici, se esercitano una azione preponderante sul cuore, non sono privi di effetti anche sugli altri organi. Per dosi elevate essi producono dispnea, tremori e convulsioni, miosi; sintomi che dimostrano un eccitamento dei centri nervosi; i muscoli dello scheletro sono indeboliti nel loro potere di contrazione, l'apparecchio digerente è alterato e si ha vomito e diarrea.