(o Caraibi)
Grande famiglia etnolinguistica sudamericana che occupava in epoca precolombiana buona parte della porzione settentrionale dell’America Meridionale con parziale estensione nelle Antille. I C. non hanno una cultura omogenea propria, perché le diverse società partecipano delle condizioni prevalenti nei vari territori. Con gli Arawak dell’area delle foreste tropicali dividono il possesso della cultura amazzonica, di cui sono indici tipici la coltivazione alla zappa, la tessitura del cotone, la ceramica, l’attiva navigazione fluviale, l’uso del grande arco piatto e della cerbottana. La fama di antropofagi segue i C. sin dai viaggi di Colombo, tanto che il termine cannibale fu derivato da Canibales, nome spagnolo dei C. delle Piccole Antille.
Le lingue caribiche (o caraibiche), parlate dai C., sono uno dei maggiori raggruppamenti linguistici dell’America Meridionale. Fanno parte del gruppo linguistico macro-caribico del phylum Ge-Pano-Caribico e si ripartiscono in più grandi famiglie: la caribica, suddivisa a sua volta nelle sottofamiglie caribica settentrionale e caribica nord-occidentale; la pebayagua, con i Peba, Yagua e Yameo del Perù orientale; la witoto (Witoto, Bora, Fitita, Coto, Andoque, Ocaina, Muenane ecc.) dell’area del Putumayo; la caribica meridionale (Apiacá, Arara, Bacairí, Naravute ecc.).
Nome regionale di uso corrente per indicare l’America Centrale insulare, ma spesso esteso all’America Centrale istmica e alla parte settentrionale del Sudamerica.