carizia
Latinismo (cfr. Parodi, Lingua 272) da caritia, ‛ annonae caritas ', " penuria ", " mancanza ", " privazione " (vedi il sostantivo ‛ caro ', con significato affine); il termine s'incontra in Pd V 111 Pensa, lettor, se quel che qui s'inizia / non procedesse, come tu avresti / di più savere angosciosa carizia, " noiosa carestia... di più oltre intender lo processo de la cosa " (Vellutello).
Lo stesso valore ha il termine anche in Guittone Ahi, quant'ho che vergogni 83 " O donna mia, non mi faite carizia / di sì tragran devizia ", e Tanto sovente 13 " agradami veder fuggir carizia, / sorvenendo devizia / e abondanza ".