HAUPTMANN, Carl
Scrittore tedesco, nato a Obersalzbrunn in Slesia l'11 maggio 1858, morto a Schreiberhau il 3 febbraio 1921: fratello di Gerhart (v.).
Studioso dapprima di filosofia, discepolo di E. Haeckel e di R. Avenarius (v. Die Metaphysik in der modernen Physiologie, 1893), seguì l'evoluzione dei tempi dal naturalismo al simbolismo, alternando drammi e commedie (Marianne, 1894; Waldleute, 1896; Ephraims Breite, 1899; Die Bergschmiede, 1902; Des Königs Harfe, 1903; Die Austreibung, 1905; Moses, 1906; Panspiele, 1909; Napoleon, 1910; Die lange Jule, 1912: Die Armselingen Besenbinder, 1913; Tobias Buntschuh, 1916; Gaukler Tod und Juvelier, 1919; Musik, 1920); con novelle (Sonnenwanderer, 1897; Aus Hütten am Hange, 1902; Miniaturen, 1904; Nächte, 1911; Schicksale, 1913) e romanzi (Mathilde, 1902; Einhart der Lächler, 1907; Ismael Friedmann, 1912; Tantalideit, 1927), ma portando dappertutto quella personale nota di liricità pensosa, che contrassegna le poesie e gli Sprüche di Aus meinem Tagebuch (1899-1906) e dà l'impronta anche alla stessa sua letteratura di guerra (Aus dem grossen Kriege, scene drammitiche, 1915; Dort wo im Sumpf die Hürde steckt, Sonetti, 1917).
Vissuto quasi sempre solitario a Schreiberhau, donde s'allontanò soltanto di tratto in tratto per conferenze in Germania e in America, il H. finì col maturare entro di sé un suo atteggiamento di pacata analisi introspettiva, che fu da lui stesso definito come "ricerca di luce interiore" "ricerca d'anime", e che si rinnova e sviluppa costantemente nella sua opera, qualunque sia la tendenza artistica che successivamente vi si rispecchia. La serietà dell'impegno e la lucidità dell'istinto fecero sì che la sua opera costituisse un'esperienza d'arte non inutile alla generazione letteraria che seguì e che mostrò d'apprezzarla. A larga popolarità invece nel suo proprio tempo giunse soltanto il Rübezahlbuch (1915), scritto con fresca vena nel tono dei Volksbücher.
Bibl.: H. v. Berger, C. H., Monaco 1907; H. Rezinger, C. H., Krummhübel 1927; H. H. Borcherdt, C. H., Monaco 1911; W. Meridies, in Preussische Jahrbücher, CLXXXIII; E. Lemke, in Festschrift für Th. Siebs, 1922. E cfr. anche le sue lettere, ed. W. E. Pluchert, Lipsia 192.