ACCARDI, Carla
Pittrice, nata a Trapani il 9 ottobre 1924. Frequenta saltuariamente l'Accademia delle Belle Arti a Palermo e a Firenze; nel 1946 si trasferisce a Roma. Alla fine dell'anno compie con A. Sanfilippo, G. Turcato, P. Consagra e U. Attardi un viaggio a Parigi. Nel 1947 firma il manifesto dell'astrattismo italiano Forma 1. Una sua opera astratta è accolta nel 1948 alla Biennale di Venezia, dove sarà presente anche nel 1964 (personale), nel 1976, nel 1978 e nel 1988 (sala personale). Nel 1949 sposa Sanfilippo. Partecipa a manifestazioni dell'Art Club. La sua prima mostra personale alla libreria Âge d'or a Roma è introdotta in catalogo da Turcato come quella alla libreria Salto di Milano (1951), luogo di ritrovo del gruppo MAC. Nel 1951 a Parigi conosce A. Magnelli e H. Hartung e, alcuni anni più tardi, J. Fautrier, H. Michaux, ecc. M. Tapié, in Italia nel 1954, si interessa al suo lavoro favorendo un sodalizio culturale. Tra la sua attività espositiva in Italia e all'estero si segnalano alcune antologiche alla Pinacoteca Comunale di Ravenna e al Padiglione d'arte contemporanea di Milano (1983), all'Art Gallery of Ontario di Toronto (1988) e alla Galleria Civica di Modena (1989). A Gibellina nel 1985 realizza pareti in ceramica per l'esterno del Municipio.
La sua ricerca originale si svolge con rilevante coerenza nell'ambito dell'iniziale assunto ideologico del valore della forma pura, astratta. Alle prime opere, originate nell'ammirazione di H. Matisse e nel clima di una scomposizione cubista dello spazio, di ascendenza soprattutto francese, con assunzioni da Balla e Magnelli, caratterizzate da zone cromatiche di diversa estensione e attivate da tensioni grafiche, talora non insensibili ad automatismi espressivi, succede, dopo la crisi del 1953, una pittura di segno non gestuale e impulsivo, ma contenuto e orientato. All'inizio sono quadri neri con segni bianchi, frammentati o tessuti a groviglio, che si snodano sul piano con diversi andamenti distributivi, addensati o rarefatti, o anche a settori circoscritti. Le forme disegnate dal colore si articolano gradualmente in morfemi più minuti, in un rapporto cromatico dualistico di netta evidenza ottica, ma al di là di rigidi schemi optical, con effetti abbaglianti e fluorescenti, riflesso delle luci artificiali che qualificano la realtà esterna. Strutturata in un ritmo concatenato ma mobile, in una dialettica tra fondo e figura, tra sensibilità e intelletto, l'operazione combinatoria annulla l'inerzia visiva e psichica. L'assunzione, alla metà degli anni Sessanta, di plastica trasparente (sicofoil) come supporto esalta, anche con la sovrapposizione di fogli e con il loro arrotolarsi, l'indefinito proiettarsi del segno. Da questa immaterialità colorata che sperimenta, con oggetti e installazioni, coinvolgimenti spaziali più attivi, la pittura si ritrae poi ai soli legni del telaio che delimitano diafane forme geometriche, campi di luminosità. Nelle più recenti opere su tela, usata pure allo stato grezzo, la superficie del quadro, rinnovato luogo dell'invenzione di segni colorati, vibra in una dinamica di più ampio respiro spaziale nella processualit'a formativa della sintassi che si offre a una lettura sospesa nel tempo. Vedi tav. f. t.
Bibl.: V. Bramanti, Accardi, Pinacoteca Comunale, Ravenna 1983; M. Brouwer, F. Gualdoni, Carla Accardi, Galleria Civica di Modena, Modena 1989 (con bibl. precedente).