PILATI, Carlantonio
PILATI, Carlantonio. – Nacque il 29 dicembre 1733 a Tassullo, in Val di Non, nel Principato vescovile di Trento. Il padre, Giovanni Nicola, era un notaio di modeste fortune; la madre, Leopolda Elisabetta Cristani di Rallo, apparteneva a un casato della media aristocrazia locale.
Pilati frequentò i corsi di lettere umane a Salisburgo (1743-1749) sotto la guida del canonico riformatore Gianandrea Cristani di Rallo, al cui seguito incontrò Ludovico Antonio Muratori, nel 1748. Diplomatosi nel giugno 1749, seguì forse a Salisburgo un anno di giurisprudenza; di nuovo in patria intorno al 1750, intraprese la carriera di giurista pratico, confrontandosi con le disfunzioni della giustizia, tema centrale nelle sue opere.
Nel 1755 sposò Maria Caterina Rivazzi: dei tre figli solo Leopoldina avrebbe raggiunto l’età adulta. Nel 1756 si addottorò in ambo le leggi, verosimilmente a Mantova, dopo una formazione privata sotto la guida del roveretano Clemente Baroni Cavalcabò, cui si deve forse anche la sua aggregazione all’Accademia degli Agiati (1759). Dal luglio 1758 ricoprì la cattedra di diritto civile a Trento.
Dopo la morte del padre (1759) iniziò la lunga fase dei viaggi: nel maggio 1761 si immatricolò all’Università di Helmstedt; di lì a poco riferisce Pilati, ma senza riscontri, era a Copenaghen, con scopi diplomatici, se non spionistici. A Helmstedt Pilati insegnò per due semestri come Privatdozent, e compose una Istoria dell’Impero germanico e dell’Italia. Durante il soggiorno conobbe studiosi di fama e si avvicinò alla cultura filosofica e giuridica olandese e inglese e alla filosofia scozzese. Dal dicembre 1761 fu per un anno ad Amsterdam e forse a Parigi e a Londra. Nel lustro successivo (ottobre 1762 - luglio 1767) era a Trento; pochi e brevi i viaggi (nel 1763 a Salisburgo e Passau; nel 1764 nei Paesi Bassi).
In difficoltà finanziarie, riprese la docenza, collaborò con il capitano cesareo di Trento e si dedicò alla scrittura. Nel 1762 era ultimata l’Esistenza della legge naturale impugnata e sostenuta da Carlantonio Pilati (Venezia 1764), stesa originariamente in latino e forse inviata ad Adam Smith e a William Warburton. La versione italiana venne compromessa da numerose autocensure, tuttavia fu recensita favorevolmente, tradotta in tedesco e posta all’Indice romano.
Mentre aspirava invano alla cattedra di diritto di Padova, Pilati diede alle stampe l’erudita Dissertatio de servitutibus realibus (Venezia, 1765) e i Ragionamenti intorno alla legge naturale e civile (Venezia, 1766), in tre dissertazioni: nella prima presentava il proprio ‘sistema’, con decisi accenti antirazionalistici e ponendo al centro l’istinto naturale; le altre due criticavano la tradizione giustinianea e la sua pretesa attualità e la formazione inadeguata del ceto forense.
Seguì il libello contro il frate trentino Giovanni di Dio (Francesco Staidel) Judicium de duobus P. Joannis de Deo Staidelli libris (Lugano 1766). Infine, preso contatto con Ulysses Salis-Marschlins, protagonista della vita politica e culturale grigionese, Pilati si dedicò al testo che più di ogni altro gli avrebbe dato notorietà internazionale: Di una Riforma d’Italia, ossia Dei mezzi di riformare i più cattivi costumi e le più perniciose leggi d’Italia, che venne ultimato a Trento nel 1766 e pubblicato anonimo a Coira nel 1767 con falso luogo di stampa (Villafranca), per i tipi della Società tipografica.
La Riforma d’Italia ha al centro la ridefinizione giurisdizionalista e anticuriale dei rapporti tra Stato e Chiesa: fa proprie, da un lato, l’opzione episcopalista e gallicana di una Chiesa nazionale e, dall’altro, le politiche ecclesiastiche già avviate nell’Europa cattolica.
Il profilo di Pilati, come ha suggerito Franco Venturi, è quello di un riformatore asburgico, ma soprattutto di un ‘Febronio d’Italia’ postconfessionale e con mentalità secolarizzata: l’immagine di un Pilati criptoprotestante è fuorviante. Al successo (e alla condanna) della Riforma d’Italia contribuì il capitolo dedicato alla tolleranza, invocata per le religioni monoteiste. Di minore attenzione godranno altri pur fondamentali capitoli del libro, dedicati alla riforma della giustizia e dell’istruzione.
Mentre il capitano cesareo indagava in segreto sulla paternità dell’opera, Pilati, nel giugno del 1767, partiva per Lisbona, dove gli era stato promesso un incarico. Fallita questa ipotesi, raggiunse i Paesi Bassi: qui conobbe il capo orangista Willem Bentinck; in agosto era a Londra, forse per conto dello stesso Bentinck. Seguì il ritorno a Coira, dove sarebbe rimasto fino al settembre 1769 come socio della Società tipografica.
Nel 1768 uscirono le Riflessioni di un italiano, che accorpavano testi stesi in epoche, e forse da mani, diverse, ma vanno attribuite a Pilati le pagine a favore del matrimonio civile e del divorzio, che costituiscono per quanto noto la prima trattazione pubblica del tema nella letteratura italiana. Pilati redasse, quindi, i sei tomi del Giornale letterario, strumento di mediazione culturale tra Italia e mondo tedesco. Nel frattempo, per ordine di Vienna, il tribunale vescovile di Trento diede avvio al processo a suo carico come presunto autore della Riforma d’Italia (gennaio 1768); per assicurargli l’indennità diplomatica, Bentinck lo fece nominare consigliere di giustizia da Cristiano VII di Danimarca. Mentre era pronunciata la sentenza di bando dai territori vescovili (aprile 1769), uscivano a Coira la satira antifratesca Il Matrimonio di fra’ Giovanni e il primo volume dell’Istoria dell’Impero germanico e dell’Italia, anonima e con falso luogo di stampa (Stocholma), rielaborazione del manoscritto di Helmstedt che ricostruiva i rapporti tra Stato e Chiesa e riprendeva il tema del divorzio.
Nonostante il bando, Pilati prestò consulenza al Magistrato consolare di Trento contro le misure riformiste del principe vescovo. Nel settembre 1769 si trasferì nello Stato veneto, ma anche Venezia decretò la sua espulsione (dicembre 1769); Pilati passò illegalmente in patria con l’aiuto degli amici e raggiunse infine la Valtellina, ospitato da Tommaso Francesco Maria de Bassus. Nel febbraio 1770 era di nuovo a Coira, dove stampava il secondo volume dell’edizione ampliata della Riforma d’Italia, in cui è inserito uno scritto del patrizio di Trento Giuseppe Bassetti (capitolo XVI). Ma la Società tipografica era sull’orlo del fallimento: Pilati tornò a Tassullo, protetto dalla patente danese, e terminò la seconda parte dell’Istoria (Coira 1772), mentre il bando decadeva.
Nel maggio 1771 tentò di ottenere una cattedra di diritto a Erlangen, quindi si spostò a L’Aja, ospite di Battista Salis-Solis, legato dei Grigioni; qui frequentò l’ambasciatore di Russia, il principe Dimitri Alexajewitz Galizin, con cui si recherà in Inghilterra. Si profilava una missione a Mosca, ma Pilati preferì l’incarico di precettore del figlio dell’inviato portoghese; si candidò, quindi, per far parte della spedizione antartica di James Cook, sperando di incontrare gli uomini nel loro stato naturale. Scartato, tornò alla scrittura: uscì il primo tomo del Traité des loix civiles (L’Aja 1772). Nel 1773 si spostò a Berlino, dove Federico II gli accordò una pensione. Qui completò il secondo tomo del Traité des loix civiles (L’Aja 1774), il cui capitolo dedicato alla procedura penale avrebbe goduto di particolare fortuna.
All’inizio del 1774 Pilati era di nuovo a Tassullo e concorreva al Premio dell’Académie Royale des Inscriptions et Belles-Lettres di Parigi (1774) con la Dissertation sur l’état de l’Agriculture chez les Romains, poi stampata in appendice al secondo tomo del Traité des loix civiles. L’anno successivo si rimise in viaggio, invitato dal napoletano Antonio Farina, già collaboratore di Giovanni Gaetano Bottari, che Pilati incontrò durante una sosta a Roma. Anche il soggiorno a Napoli si rivelò frustrante; Pilati produsse comunque uno studio dedicato al matrimonio e al divorzio, inviato a L’Aja e lì pubblicato con il titolo Traité du mariage et de sa législation (1776). Di ritorno da Napoli, conobbe Giovanbattista Spinelli Savelli, principe di Cariati, con il quale si recò in Sicilia attraverso Puglia e Calabria.
Giunto in Francia, fu a Parigi dopo una sosta a Lione, ospite del generale Jean-Pierre de Gottrau. Nella capitale francese Pilati rimase fino a gennaio 1777, sempre più indebitato e con la speranza, delusa, di un incarico presso il nuovo principe vescovo di Trento, Pietro Vigilio Thun; conobbe in quei mesi António Nunes Ribeiro Sanches. A L’Aja per un’ultima volta, Pilati raccolse le proprie esperienze nei due volumi dei Voyages en differens pays de l’Europe (L’Aja 1777), destinati a grande successo, e si mantenne come precettore dei figli del diplomatico russo Alexej Wassiliewitsch Chowanski.
Nell’ottobre 1778 tornò a Tassullo, conservando comunque rapporti con l’editore Plaat a L’Aja, al quale inviò le Lettres sur la Hollande (1780), il Traité des loix politiques des Romains (1780) e l’Histoire des revolutions arrivées dans le gouvernement, les loix et l’esprit humain après la conversion de Costantin jusqu’à la chute de l’Empire d’Occident (1782). Nel 1780 partecipò al concorso indetto dalla Société économique di Berna con il Plan d’une législation criminelle, che per le posizioni anticodiciste e la distanza dal modello beccariano venne bocciato; in quell’occasione attirò l’attenzione di Jeremy Bentham, in cerca di sostenitori.
Con gli anni Ottanta Pilati interruppe l’attività pubblicistica e riacquistò il profilo del giureconsulto. I suoi patrocini, spesso diretti contro il governo vescovile di Trento, gli costarono un’aggressione, nel febbraio 1783, cui non era estraneo il principe vescovo Thun che, per soffocare lo scandalo, concesse a Pilati un vitalizio in cambio dell’esilio. La vicenda costrinse Pilati a rinunciare al viaggio nei Grigioni, dove de Bassus lo aveva invitato ad aderire all’Ordine degli Illuminati di Baviera e a collaborare con la stamperia di Poschiavo. Pilati si trasferì invece a Vienna, nell’autunno 1783, beneficiando del vitalizio Thun e dei compensi per le consulenze e i patrocini presso i tribunali imperiali. Non ricoprì in questi anni alcun ruolo ufficiale e agì come ‘libero professionista’; guardò con favore alle riforme di Giuseppe II in campo ecclesiastico e penalistico, diffidò invece della sua politica economica, avendo assunto la difesa del magistrato mercantile di Bolzano contro le riforme daziarie asburgiche in Tirolo (1788-1795). Quanto al nuovo codice di procedura civile trentino (1788), Pilati oppose obiezioni tecniche, non di principio; ma su commissione dei consoli di Trento avrebbe steso un progetto alternativo. Nel 1790 era a Innsbruck, rappresentante dell’autorità cittadina di Trento alla Dieta generale del Tirolo convocata da Leopoldo II. Al pendolarismo tra Vienna e il Tirolo Pilati intercalò due viaggi (1786-87 e 1791), a Mantova, ospite dell’avvocato Luigi Casali, e a Firenze, presso Gaspare Piombanti, agente aulico a Vienna.
L’esilio concordato fu revocato nel novembre 1795: anche in patria Pilati proseguì l’attività di consulenza, guardando con disincanto alle novità geopolitiche e agli avvicendamenti di governo portati dalle invasioni napoleoniche nel territorio trentino-tirolese. Il terzo governo provvisorio francese gli affidò la presidenza del Consiglio superiore (gennaio 1801), ma Pilati si dimise dopo appena un mese. L’ultimo viaggio risale alla primavera 1802: Pilati tornò a Venezia alla ricerca di un buon medico, sperando di fermare la cecità incombente.
Pochi mesi dopo, il 27 ottobre, morì nella propria casa, a Tassullo.
Fonti e Bibl.: Una porzione cospicua dell’archivio Pilati è conservata nella Biblioteca comunale di Trento: ne dà conto, ma solo rispetto alla documentazione autografa, A. Di Seclì, I manoscritti pilatiani della Biblioteca comunale di Trento, in Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento, XI (1985), pp. 295-387; un numero consistente di lettere in entrata è conservato nel Fondo Manoscritti, 2434.I-II. Altri carteggi sono stati rinvenuti successivamente alla stampa del repertorio in Australia (Sydney, State Library of New South Wales); Austria (Innsbruck, Bibliothek des Tiroler Landesmuseums Ferdinandeum); Ger-mania (Berlino, Staatsbibliothek); Italia (Bologna, Biblioteca Universitaria; Forlì, Biblioteca comunale; Modena, Biblioteca Estense; Padova, Biblioteca del Seminario Vescovile; Archivio di Stato di Trento; Castel Valer-Tassullo, archivio privato; Coredo, archivio privato Thun-Hohenstein di Castel Bragher; Trieste, Biblioteca comunale; Venezia, Fondazione G. Cini; Paesi Bassi (Amsterdam, Universiteitsbibliotheek; Arnhem, Rijksarchief Gelderland; L’Aja, Rijksmuseum Meermanno-Westreenianum e Koninklijke Biblio-theek; Leida, Universiteitsbibliotheek; Svizzera (Coira, Staatsarchiv Graubünden).
Fondamentali alla conoscenza di Pilati i lavori pioneristici di M. Rigatti, Un illuminista trentino del secolo XVIII. Carlo Antonio P., Firenze 1923 e F. Venturi, Settecento riformatore, II, Torino 1976, pp. 250-293. Un repertorio degli studi fino al 1984 in L. Borrelli, Le edizioni degli scritti pilatiani e la bibliografi critica (1765-1984), in Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento, XI (1985), pp. 389-476. In seguito: E. Tortarolo, P. e la storia tedesca: tra passato e presente, in Il Trentino nel Settecento fra Sacro Romano Impero e antichi stati italiani, a cura di C. Mozzarelli - G. Olmi, Bologna 1985, pp. 391-430; B.C. Tesi, Il biennio grigionese e gli scritti anticuriali di C. A. Pilati, in Studi Trentini di Scienze storiche, LXX (1991), pp. 341-382; C. P. (1733-1802). Un intellettuale trentino nell’Europa dei lumi, a cura di S. Ferrari - G.P. Romagnani, Milano 2005, pp. 341-363; S. Luzzi, Il processo a Carlo Antonio P. (1768-1769), ovvero Della censura di stato nell’Austria di Maria Teresa, in Rivista storica italiana, CXVII (2005), pp. 687-741; E. Garms-Cornides, La documentazione archivistica viennese su Carlo Antonio P., in Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento, XXXII (2006), pp. 511-524; A. Marchisello, La ragione del diritto. C. P. tra cattedra e foro nel Trentino del tardo Settecento, Milano 2008; S. Luzzi, Culture riformatrici nell’Italia del Settecento. Per una rilettura di Carlo Antonio P. e dei suoi modelli, ibid., CXXI (2009), pp. 1073-1123; Ead., Percorsi secolarizzati nell’Italia del Settecento: diritto naturale ed etica scozzese nel ‘sistema’ di C. P., in Illuminismo e protestantesimo. Atti Convegno internazionale, Rovereto... 2008, a cura di G. Cantarutti - S. Ferrari, Milano 2010, pp. 149-168; Ead., Der exportierte Antiklerikalismus. Europäische Stationen eines italienischen Reformprojekts im 18. Jahrhundert, in Italien in Europa. Die Zirkulation der Ideen im Zeitalter der Aufklärung, a cura di F. Jung - T. Kroll, München 2014, pp. 161-184; L’anti-beccarien C. P. écarté au concours de la Société économique de Berne (1777-1780), in Cesare Beccaria. La controverse pénale, XVIIIe-XXIe siècle, sous la direction de M. Porret - E. Salvi, Rennes 2015, pp. 91-98.