LEVATI, Carlo Ambrogio
Nacque a Biassono, presso Milano, il 20 febbr. 1790, da Giambattista e Costanza Canzi, in una famiglia di "negozianti ristretti" (Arch. di Stato di Milano, Studi, p.m., 854). Fu avviato agli studi religiosi a Gorla, poi a Monza (1804) e nel seminario di Milano. Dopo l'ordinazione sacerdotale, nel 1811 iniziò a insegnare grammatica superiore al collegio Longone, dove rimase negli anni successivi come ripetitore, archivista e bibliotecario. Dal 1813 insegnò storia, geografia e principî di belle arti nel liceo di Porta Nuova, annesso al collegio; tenne gli incarichi fino alla soppressione dell'istituto nel 1818, dopo il ritorno a Milano degli Austriaci.
Nel novembre 1813 aprì l'anno scolastico leggendo un Elogio di Giuseppe Parini, poi pubblicato per i tipi di G. Bernardoni, cui seguì un Elogio di Alessandro Verri, cavaliere dell'Ordine di S. Stefano di Toscana (Milano 1817). Queste prime prove gli procurarono giudizi e recensioni favorevoli.
Nella forma dell'elogio il L. ripercorse le biografie personali e letterarie dei due grandi lombardi, anticipando alcuni caratteri della sua successiva produzione: vastità di letture e conoscenze, facilità di espressione e piacevolezza di lettura, ma anche scarsa originalità di contenuti. Se nei confronti di Parini si colgono accenti di affettuosa partecipazione che travalicano la maniera, l'elogio di Verri rivela la genuinità dell'autore che, pur estraneo a coinvolgimenti politici, onorò due letterati (A. Verri, ma anche C. Beccaria) il cui elogio non era del tutto scontato nella Milano austriaca. L'eredità dell'Illuminismo lombardo del secondo Settecento si manifesta occasionalmente in opere successive, a prova dell'impronta lasciata in lui dal clima culturale degli anni formativi (per esempio, nei Racconti piacevoli sui giudizi di Dio o sulle prove del duello, del fuoco, dell'acqua e della croce con un discorso sul Vecchio della montagna, Milano 1821).
Dal 1818, per tre anni, insegnò storia universale e particolare degli Stati austriaci nel liceo di Bergamo, dove fu socio dell'Ateneo di scienze, lettere e arti, intervenendo nell'attività organizzativa e in quella scientifica e presentando memorie su V. Monti, F. Petrarca e G. Savonarola. Vi pubblicò anche una orazione Sulla morte del giovanetto don Antonio Adelasio (Bergamo 1818), che lo coinvolse in una pedante polemica letteraria con un giornalista, S. Borsotti. Intanto cominciò a collaborare alla monumentale opera storico-artistica di G. Ferrario, Il costume antico e moderno (Milano 1816-34), prima con un contributo su Il costume antico e moderno dei Romani, poi con articoli firmati e anonimi sulla storia del Giappone, sui Cartaginesi, i Numidi, i Mauri, i Siri, i Fenici, gli Arabi, gli Etruschi.
Nel 1820 pubblicò in cinque volumi a Milano, con la Società tipografica de' classici italiani, l'opera biografica Viaggi di Francesco Petrarca in Francia, in Germania e in Italia, basata principalmente sull'epistolario latino di Petrarca, di cui fu uno dei primi traduttori italiani a partire dal XVII secolo.
I Viaggi furono stroncati dalla Biblioteca italiana: P. Zajotti, su indicazione di G. Acerbi, criticò in alcuni articoli anonimi errori e lacune, ma soprattutto la commistione di verità storica e finzione in alcune parti dell'opera. Le difese del L. furono prese dalla Gazzetta di Milano che nel 1821-22 rispose con una serie di commenti anonimi, ma ispirati o scritti da lui. L'opera coniugava gli interessi linguistico-letterari e storici del L., partecipe della ripresa trecentista del primo Ottocento e, nonostante le critiche, ebbe discreta diffusione e fu citata, tra gli altri, da Stendhal e Byron.
Malgrado il parere negativo sulla sua candidatura, espresso da una commissione dell'Università di Pavia presieduta da P. Configliachi, che appoggiava quella di G. Gherardini, nel 1821 il L. tornò a insegnare storia e, dal 1824, filologia latina nel liceo milanese, dove rimase per sedici anni: l'estraneità alla politica, oltre alle riconosciute doti di insegnante e letterato, fu forse uno dei motivi che contribuirono alla decisione.
Negli anni '20 e '30 collaborò intensamente con i principali librai e tipografi milanesi (Stella, Silvestri, Bettoni, De Stefanis). La vastità della sua erudizione, riconosciuta anche dai critici, la potenza della memoria e la facilità di produzione (cfr. Del Chiappa) gli procurarono continue richieste di compendi, volgarizzazioni, prefazioni, traduzioni; anche pubblicazioni periodiche come Il Nuovo Ricoglitore e L'Ape italiana (cfr. Labus) ospitarono, negli stessi anni, suoi contributi e recensioni di letteratura italiana e storia.
Nel 1837 fu designato, fuori concorso, come professore di filologia latina, filologia greca, letteratura classica ed estetica nell'Università di Pavia, dove rimase fino alla morte. Dal 1839 fu membro effettivo e stipendiato dell'Istituto lombardo di scienze lettere e arti. Dedicò gli ultimi anni quasi esclusivamente agli studi greci, pubblicando una edizione ampliata della classica antologia di E. Fiocchi, Selecta e Graecis scriptoribus exempla pro linguae et philologiae Graecae auditoribus in C.R. Ticinensi Archigymnasio, editio emendata atque aucta (Pavia 1839) e avviando un ambizioso progetto di traduzione commentata delle opere di Platone. Tuttavia questo lavoro, interrotto dalla morte, rimase inedito ed è oggi irreperibile (Zoncada, che poté esaminarlo ancora dopo il 1870, ne diede un giudizio lusinghiero).
Il L. morì a Pavia il 6 luglio 1841.
Nella copiosa e disparata produzione del L. due costanti sono la storia e la letteratura. Tra i molti compendi storici, di discreta diffusione ed editi più volte nella prima metà dell'Ottocento, si possono ricordare il Dizionario biografico cronologico diviso per classi degli uomini illustri di tutti i tempi e di tutte le nazioni. Classe V. Donne illustri (I-III, Milano 1821-22), redatto sulla base di un testo di A. Marsand e parte di un progetto mai portato a termine, e Il piccolo Muratori o Storia d'Italia nel Medio Evo (Milano 1837), riassunto parziale degli Annali muratoriani. Nello stesso filone, ma più interessanti per l'argomento sono i compendi dati alle stampe, a Milano, tra 1825 e 1826: Storia degli Arabi, Storia della Barbaria, Storia dei popoli della Senegambia, della Guinea, della Cafreria, della Nubia, tutti per i tipi dello Stella. In tema di letteratura, oltre a sintesi storiche, traduzioni dal latino e volgarizzamenti di opere di Petrarca, di D. Cavalca e altri autori italiani e stranieri, apprezzabili sono la Dissertazione sullo stato della lingua italiana nel secolo 19° e sul merito del P. Cesari nel restaurarla (premessa alle Prosescelte di A. Cesari, Milano 1841) e il Saggio sulla storia della letteratura italiananei primi venticinque annidel secolo 19° (Milano 1831). Poco studiato, il L. è ancora citato in qualche nota nelle storie della letteratura; è tornato a qualche notorietà con la riscoperta della figura di Zajotti e la ripresa degli studi sulle origini del romanzo storico in Italia (Turchi).
Fonti e Bibl.: Necr. in: Gazzetta di Milano, 13 luglio 1841 (A. Mauri); Annali del Giornale dell'I.R. Istituto lombardo di scienze lettere e arti, 1841, t. 2, 4, parte I, pp. 27-30 (G. Labus); Gazzetta della Provincia di Pavia, estratto, Pavia 1841. Corrispondenza del L. si trova in Milano (Biblioteca naz. Braidense), Siena (Biblioteca comunale), Forlì (Biblioteca comunale A. Saffi, Autografoteca Piancastelli); Arch. di Stato di Milano, Studi, p.m., 158, 853, 854; Senato politico, 297; Autografi, 137/29; Arch. di Stato di Pavia, Università, Rettorato, 218; Facoltà di lettere, 27, 29, 33, 117; Milano, Arch. del Seminario arcivescovile, Libri di cassa, K-I-30, cc. 23v, 54v; Bergamo, Biblioteca del Liceo P. Sarpi, Mss., bb. 71, 83; [P. Zajotti], recensione ai Viaggi di Francesco Petrarca in Francia, in Germania ed in Italia descritti dal professore A. L., in Biblioteca italiana, 1821, agosto, pp. 145-169; ottobre, pp. 3-23; novembre, pp. 188-208; Osservazioni sui tre articoli che parlano sui Viaggi del Petrarca e che furono inseriti nella Biblioteca italiana, in Gazzetta di Milano, 30 dic. 1821; Appendice critico-letteraria: seguito delle osservazioni in merito a tre articoli ecc., ibid., 2 genn. 1822; Fine delle osservazioni intorno a tre articoli ecc., ibid., 4 genn. 1822; P. Zajotti, Del romanzo in generale ed anche dei Promessi sposi romanzo di Alessandro Manzoni. Discorsi due, Milano 1827; E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, IX, Venezia 1844, pp. 174-177 (G. Del Chiappa); G.B. Passano, I novellieri italiani in prosa, parte seconda che comprende le edizioni dei secoli XVIII, XIX e le loro ristampe, Milano 1864, p. 339; Memorie e documenti per la storia dell'Università di Pavia e degli uomini più illustri che vi insegnarono, Pavia 1878, parte I, pp. 513, 545-547 (A. Zoncada); C. Naselli, Il Petrarca nell'Ottocento, Città di Castello 1923, pp. 81, 85 s., 307-309 e passim; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1943, I, pp. 488 s.; R. Turchi, Paride Zajotti e la "Biblioteca Italiana", Padova 1974, pp. 69 s. e passim; M. Berengo, Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione, Torino 1980, ad ind.; P. Zajotti, Polemiche letterarie, a cura di R. Turchi, Padova 1982, pp. 69 s. e passim; C. Loda, Le introduzioni ai romanzi della prima metà dell'Ottocento: motivi e tematiche, in Otto/Novecento, XIV (1990), 2, pp. 69-99; Teorie del romanzo nel primo Ottocento, a cura di R. Bruscagli - R. Turchi, Roma 1991, pp. 23, 43-45 e passim; Storia della letteratura italiana (Salerno), VII, Il primo Ottocento, Roma 1998, pp. 594, 847 s.; M. Ganeri, Il romanzo storico in Italia, Lecce 1999, ad nomen; A. Cadioli, La storia finita. Il romanzo e i suoi lettori nei dibattiti di primo Ottocento, Milano 2001, ad nomen; C. Chiancone, I viaggi di Francesco Petrarca di A. L. (1820). Fra erudizione e romanzo, tesi di laurea, Università di Padova, a.a. 2001-02 (riporta fonti e ampia bibliografia); G. Melzi, Diz. di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani…, Milano 1848-59, III, s.v.; CLIO. Catalogo dei libri italiani dell'Ottocento (1801-1900), Milano 1991, IV, p. 2619.