LONATI, Carlo Ambrogio
Nacque a Milano verso il 1645. Nulla si sa finora sulla famiglia e sulla formazione musicale di questo compositore e violinista.
Un Antonio e un Ascanio Lonati risultano attivi a Milano come impresari del teatro Ducale tra il 1627 e il 1683. Il suo cognome compare anche nelle varianti quali Lunati, Leonati, Leinati, Lainati, come si apprende, fra l'altro, dal libretto dello Scipione Affricano dato a Milano nel 1692 (p. 7): "Gli artefici sono il sig. Gio. Ambrogio Leinati detto Carlo Ambrogio Lonati". In ambienti strettamente musicali era noto con il soprannome di "Gobbo del violino" per la sua corporatura deforme.
Tra il 1665 e il 1667 figura come violinista nella cappella vicereale a Napoli. È inoltre documentata la sua comparsa come cantante nel dramma musicale Scipione Affricano di F. Cavalli (P.F. Caletti) allestito nel novembre 1667 a Napoli; il libretto stampato per l'occasione riporta il suo nome nei ruoli di Lesbo e del messo.
Dal 1673 fu a Roma al servizio di Cristina di Svezia; da quell'epoca fu anche noto come "il Gobbo della regina".
Cristina fu tra i principali personaggi che sostennero, nel 1671, l'apertura del Tordinona, primo teatro pubblico per spettacoli operistici in Roma. Nell'opera L'amor per vendetta, overo L'Alcasta, su musica di Bernardo Pasquini, rappresentata in quel teatro nel carnevale 1673, il L. interpretò il personaggio comico di Vafrindo (paggio gobbo) cantando e suonando il violino in scena. Nel libretto si trova un indiretto riferimento al L.; nel finale del primo atto si leggono le didascalie "Qui sente un violino dentro le scene" e "Segue a suonare e poi esce Vafrindo con violino", in corrispondenza del capoverso "Credei che fosse un cieco e miro un gobbo". Il suo nome inoltre è riportato nella partitura manoscritta dell'opera (Münster, Bischöfliches Priesterseminar, Santini Sammlung, Hss., 3000).
La duplice veste di cantante di ruoli buffi e suonatore di brani virtuosistici in scena è probabilmente da considerarsi la sua specialità, richiesta più volte in spettacoli dell'epoca. Ruoli simili a quello di Vafrindo si trovano in opere date nello stesso teatro (Eliogabalo, 1673: Ireno gobbo; Massenzio, 1673-74: Lupino nano); non esistono però testimonianze documentarie sulla sua partecipazione a esse. Inoltre nella partitura romana del Narciso di C. Borzio (Biblioteca apost. Vaticana, Chigi, Q.V.67; la data della rappresentazione romana è incerta), il cui testo fu scritto da F. de Lemene dietro suggerimento di Cristina di Svezia, compare un riferimento a un gobbo eccellente nel violino (Accorsi). Ancora a Roma, dal febbraio 1674 al marzo 1675, fu chiamato a suonare negli oratori eseguiti presso l'Arciconfraternita del Ss. Crocifisso in S. Marcello a Roma (Liess) e nelle musiche in S. Luigi dei Francesi per la festa del santo (25 ag. 1673; Lionnet, p. 138). La sua appartenenza alla Congregazione dei musici di S. Cecilia risulta dal verbale del 3 luglio 1674, quando gli venne affidato l'incarico di prefetto per la festa di S. Cecilia (Giazotto, pp. 247, 250).
Data la chiusura del teatro Tordinona a partire dell'anno santo 1675, possiamo ipotizzare che il L. partecipasse alle due opere veneziane di G. Legrenzi Adone in Cipro (finale atto I, "esce un giardiniero sonando il violino che poi canta") e Germanico sul Reno (finale atto II: comparsa del personaggio aggiunto di Orfeo, "accessorio solo introdotto per farti sentire un famoso sonatore di violino", come si legge nel libretto), entrambe rappresentate al teatro S. Salvatore nel carnevale 1676.
A questo periodo risale presumibilmente la maggior parte delle sue composizioni per più strumenti, delle quali ci sono pervenute nove sonate (di cui quattro per due violini e basso continuo, e cinque per due violini, violoncello e basso obbligato). Le composizioni, definite nel manoscritto torinese "simfonie", sono tra i più notevoli contributi del genere della sonata del pieno Seicento. Mentre le difficoltà tecniche riflettono tratti di stile norditaliano, la struttura è prossima agli schemi dei più importanti colleghi romani, in particolare L. Colista e A. Stradella, con i quali il L. ebbe più volte occasione di collaborare.
Il L. inoltre operò a Genova, in qualità di impresario del teatro del Falcone, dall'autunno 1677 al carnevale del 1678. La prima opera da lui mandata in scena nella stagione autunnale fu Amor stravagante, versione modificata de L'amor per vendetta di Pasquini. A quest'opera fece seguito il 9 genn. 1678 (lettera di A. Stradella; cfr. Gianturco, p. 277), presso lo stesso teatro, Amor per destino, su libretto di Nicolò Minato (partitura in Biblioteca apost. Vaticana, Chigi, Q.V.70, con il titolo di Antioco, testo già musicato da Cavalli nel 1659 a Venezia), primo dramma per musica composto ex novo dal Lonati. A Genova il L. fu raggiunto da Stradella, il quale accenna in due lettere a uno o più viaggi del L. a Milano (18 giugno 1678 e 26 giugno 1679; cfr. Gianturco, pp. 283, 294). In questo periodo potrebbe collocarsi la presenza del L. nella cappella reale di Madrid (Rodríguez). Dopo l'assassinio di Stradella, il 25 febbr. 1682 la magistratura genovese ordinò l'espulsione del L. (Gianturco, p. 59; Ivaldi, pp. 556, 562). Forse si recò nuovamente a Roma, se possiamo identificare con lui un violinista soprannominato "Gobbo" o "Gobbetto" elencato fra i partecipanti alle musiche a S. Luigi dei Francesi nel 1682-83 (Lionnet, pp. 147 s.).
Nel 1684 il L. risulta in qualità di virtuoso al servizio di Ferdinando Carlo Gonzaga Nevers, duca di Mantova, come si legge nella dedica del libretto del dramma per musica Ariberto e Flavio regi de' Longobardi (il libretto era di R. Cialli, la musica del L.) con il quale fu riaperto il 26 dic. 1684 il restaurato teatro S. Salvatore a Venezia (arie a Modena, Biblioteca Estense, Mus., F.1549).
Dell'opera, "riuscita di universale sodisfatione, tanto per le voci squisite quanto per la compositione, et altr'operazioni tutte perfette", si dà notizia negli avvisi di Venezia del 30 dic. 1684 (Venezia, Biblioteca Marciana, Mss. it., cl. VI, 461 [=12105], c. 203). Nella dedica si fa riferimento, inoltre, alle capacità del L. quale virtuoso di violino oltre a quella di compositore ("non […] minor meraviglia di quella che con l'arco di musico instromento ha esso eccitato nell'animo d'un mondo intiero").
Per la corte di Modena il L. compose l'oratorio L'innocenza di Davide illesa dai furori di Saullo, eseguita nella chiesa di S. Carlo Rotondo (1686; testo di F. Sacrati; partitura a Modena, Biblioteca Estense, Mus., F.640), e I due germani rivali, dramma per musica rappresentato nell'ottobre 1686 al teatro Fontanelli (partitura, ibid., F.1549). Il L. potrebbe essere stato coinvolto anche nella rappresentazione modenese de Il Trespolo tutore di Stradella, rappresentato nello stesso anno. La sua attività è inoltre testimoniata, in area padana, dalla presenza di alcuni suoi brani inseriti in diverse opere, quali l'Enea in Italia (Milano, teatro Nuovo, 1686; due arie a Modena, Biblioteca Estense, Mus., F.1372), e il Tullo Ostilio (Verona 1689).
Secondo l'anonimo traduttore che curò la versione inglese del Parallèle di F. Raguenet, il L. era presente a Londra durante il regno di Giacomo II, in compagnia del famoso cantante G.F. Grossi detto Siface, il quale a quell'epoca prestava servizio presso la regina d'Inghilterra Maria Beatrice d'Este. La permanenza a Londra del L. è da collocarsi tra la fine del 1686 e il 1688.
Nel 1691 il nome del L. si trova ancora nella lista dei musicisti salariati della corte di Mantova (Besutti, p. 399). In quel periodo il L. è sempre più presente nella vita musicale milanese. Compose, in collaborazione con P. Magni, lo Scipione Affricano, andato in scena il 1° febbr. 1692 al teatro Ducale di Milano, e con Magni e F. Ballarotti, L'Aiace, su testo di P. d'Averara, rappresentato nello stesso teatro nel 1694 (partitura a Chicago, Newberry Library, VM.1500 L.84a). Suoi brani furono utilizzati inoltre nei pasticci L'Arione, dramma per musica messo in scena il 9 giugno 1694 a Milano, e L'Etna festivo, introduzione di ballo (ibid. 1696).
Nonostante la mancanza di prove sicure, il violinista F. Geminiani continua a essere considerato allievo del Lonati. La probabile attività didattica del L. si estese non solo al violino ma anche al canto. In una lettera datata 2 genn. 1701 da Milano, il cantante F.A. Pistocchi nomina una "scolara del Gobbo del violino", da identificare con Angelica Rapparini (Bologna, Civico Museo bibliografico musicale).
Ignoriamo in che modo il L. possa essere entrato in contatto con la corte dell'imperatore Leopoldo I, al quale dedicò la sua ultima opera, l'imponente serie di 12 sonate per violino solo e basso continuo. Nella dedica, datata 30 genn. 1701, il L. allude a un precedente contatto con l'imperatore (il manoscritto dell'opera, una volta nella Landesbibliothek di Dresda, è andato perduto ma se ne conserva una riproduzione fotografica). Le 12 sonate sono considerate la sua composizione migliore e un vertice dell'arte violinistica del Seicento per le difficoltà tecniche e la gamma espressiva. Cinque di esse (nn. 6-11) prevedono l'uso del violino con scordatura, elemento che le collega con l'arte violinistica d'Oltralpe, mentre l'ultima sonata è costituita da una serie di variazioni su un basso di ciaccona, analoghe a quelle dell'Opera quinta di A. Corelli, dalle quali si distacca però nettamente per il tipo di virtuosismo violinistico.
Non si conosce la data della morte del L., che è probabilmente da collocare verso il 1710. La sua memoria si conservò tra i musicisti del primo Settecento, in particolare ne Il trionfo della musica pratica di F.M. Veracini, che definisce il L. "il primo lume dei violinisti" (cfr. Fabbri).
Il L. non ha mai personalmente dato musiche alle stampe. Tra le edizioni coeve si trovano 2 brani nella Scelta di canzonette italiane di più autori, Londra 1679 (ed. moderna, a cura di L. Landshoff, Alte Meister des Bel Canto, Leipzig 1912); 1 cantata da camera nella raccolta Armonia di Pindo, Milano 1712; A solo for a violin, in Sonata for violins, London 1704, e un Prelude per violino in Select preludes & vollentarys for the violin, London 1705 (anche nella versione per flauto in Selected preludes and voluntaries for the flute, London 1708).
In versione manoscritta si conservano diverse cantate e arie del L. presso biblioteche di Vienna (Österreichische Nationalbibliothek), Londra (British Library), Bologna (Civico Museo bibliografico musicale), Modena (Biblioteca Estense), Napoli (Biblioteca del conservatorio), Città del Vaticano (Biblioteca apost. Vaticana), Venezia (Biblioteca naz. Marciana; Biblioteca del conservatorio), Lisbona (Biblioteca da Ajuda), Stoccolma (Bibl. statale di musica); 7 sonate per violino solo si trovano a Lovanio (Biblioteca dell'Università cattolica), Modena (Biblioteca Estense), Stoccolma.
Delle 9 sonate per 2 violini e basso, 6 sono pubblicate in Simfonie a 3, a cura di P. Allsop, I-II, Crediton 1988-90). Le 12 sonate per violino e basso continuo (perdute) sono pubblicate in edizione moderna: Die Violinsonaten: Mailand 1701, a cura di F. Giegling, Winterthur 1981; nonché, in facsimile, per cura di C. Timpe, Firenze 2005. Esistono, inoltre, numerose composizioni attribuite erroneamente al L.:, tra queste, 3 sonate (Vienna, Österreichische Nationalbibliothek), e 46 brani per violino e basso continuo (Parigi, Bibliothèque nationale), che sono in realtà di N. Matteis.
Fonti e Bibl.: F. Raguenet, A comparison between the French and Italian musick and operas, London 1709 (trad., con annotazioni, di Id., Parallèle des Italiens et des François, Paris 1702), p. 51; J. Hawkins, A general history of the science and practice of music (1776), Graz 1969, p. 808; A. Bertolotti, Musici alla corte dei Gonzaga in Mantova (1890), Bologna 1969, p. 114; A. Liess, Materialien zur römischen Musikgeschichte des Seicento: Musikerlisten des Oratorio S. Marcello 1664-1725, in Acta musicologica, XXIX (1957), pp. 150-154; M. Tilmouth, Nicola Matteis, in Musical Quarterly, XLVI (1960), pp. 22-40; M. Fabbri, Le acute censure di F.M. Veracini a "L'arte della fuga" di F. Geminiani, in Chigiana, XX (1963), pp. 186 s.; R. Giazotto, Quattro secoli di storia dell'Accademia nazionale di S. Cecilia, Roma 1970, I, pp. 214, 231, 247; A.F. Ivaldi, Teatro e società genovese al tempo di Stradella, in Chigiana, XXXIX (1982), pp. 448-450, 462-468, 525, 556, 562-564; J. Lionnet, La musique a St Louis des Français de Rome au XVIIe siècle, in Note d'archivio, n.s., III-IV (1985-86), Suppl., parte 2ª, pp. 138, 147 s.; P. Allsop, Problems of ascription in the Roman simfonia of the late seventeenth century: Colista and Lonati, in Music Review, L (1989), pp. 34-44; M.G. Accorsi, Francesco de Lemene: scherzi e favole per musica, Bologna 1992, p. CIV; P. Allsop, The Italian "Trio" sonata: from its origins until Corelli, Oxford 1992, pp. 203, 229 e passim; Id., Le simfonie a 3 di C.A. L., in Seicento inesplorato, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 1993, pp. 21-43; N. Dubowy, Pollarolo e Ziani a Verona. Annotazioni in margine a tre partiture ritrovate, ibid., pp. 509-535; E. Careri, F. Geminiani (1687-1762), Oxford 1993, pp. 4, 52 s.; C. Gianturco, A. Stradella (1639-1682): his life and music, Oxford 1994, pp. 30, 294 e passim; P. Allsop, Il gobbo della regina "Primo lume dei violinisti": L.'s sonatas of 1701, in Italienische Instrumentalmusik des 18. Jahrhunderts, a cura di E. Careri - M. Engelhardt (Analecta musicologica, XXXII), Laaber 2002, pp. 71-93; P. Besutti, Oratori in corte a Mantova: tra Bologna, Modena e Venezia, in L'oratorio musicale italiano e i suoi contesti. Atti del Convegno internazionale, Perugia… 1997, a cura di P. Besutti, Firenze 2002, pp. 386, 399; P. Rodríguez, Música, poder y devoción. La Capilla Real de Carlos II (1665-1700), in corso di stampa.