PELAGALLO, Carlo Andrea
PELAGALLO, Carlo Andrea. – Nacque a Roma il 30 marzo 1747 da Nicola, appartenente a un’eminente famiglia di Fermo più tardi ascritta al patriziato locale. Non è noto il nome della madre. La famiglia si era trasferita a Roma al seguito dello zio paterno di Carlo, Giovanni Pelagallo, dotto prelato e amico di papa Benedetto XIV Lambertini.
Pelagallo studiò al Collegio romano, quindi il 28 aprile 1773 si addottorò in utroque iure all’Università La Sapienza, dedicandosi sia al diritto civile sia al diritto canonico. Come lo zio e altri membri della famiglia che lo avevano preceduto, venne iscritto personalmente al patriziato di Fermo, nel 1770, mentre il fratello Guido Stefano nel 1774 riuscì a ottenere che la dignità conferita ai suoi parenti si estendesse anche alla propria persona e ai propri discendenti in perpetuo.
A Roma Pelagallo intraprese la carriera di Curia, ricoprendo diversi incarichi all’interno del tribunale della Segnatura apostolica e nella Congregazione del Buon governo. Nel 1776, per il credito di cui Pelagallo godeva, Pio VI lo incaricò di comporre la questione allora in corso con il granduca Pietro Leopoldo Asburgo-Lorena in merito alla definizione del tracciato di confine tra il Granducato di Toscana e lo Stato pontificio.
La controversia si protrasse dal 1776 al 1778 e riguardò la demarcazione della linea di competenza giurisdizionale tra Città della Pieve, il Marchesato di Castiglione del Lago e la Contea di Laviano da una parte (che facevano parte dello Stato pontificio) e i territori di Cetona, Chiusi e Montepulciano dall’altra (che invece appartenevano al Granducato toscano). Con un breve dell’8 novembre 1776, il papa nominò Pelagallo suo commissario apostolico, incaricandolo di rappresentarlo nella trattativa con il granduca. Gli affiancò, inoltre, l’ingegnere Francesco Tiroli e il padre Francesco Maria Gaudio delle Scuole Pie, il quale era professore alla Sapienza di Roma e matematico della Congregazione del Buon governo. Dal canto suo, Pietro Leopoldo nominò suo rappresentante nella mediazione il luogotenente fiscale Ippolito Scaramucci, insieme al matematico Pietro Ferroni, professore all’Università di Pisa, e all’ingegnere Giuseppe Salvetti della Camera delle comunità dello Stato fiorentino. Le due deputazioni compirono diversi sopralluoghi nei territori oggetto della diatriba ed esaminarono mappe e documenti. Le trattative subirono un arresto a causa della morte di Scaramucci, sostituito il 4 febbraio 1777 dal conte Federico Barbolani di Montauto. Dopo alcuni accordi preliminari, il trattato finale sul confine, corredato da piante sottoscritte dai membri delle due deputazioni, fu definitivamente firmato il 4 febbraio 1778. L’avvenimento è ricordato da una lapide in Val di Chiana.
Successivamente Pelagallo continuò a ricoprire diverse cariche all’interno del governo pontificio: fu prelato ponente del Buon governo, uditore delle contradette del tribunale della Dataria apostolica, prelato ponente della Congregazione della Sacra consulta come assessore del governatore, secondo assessore del tribunale del governatore per il criminale, prelato votante e uditore della Segnatura di giustizia (De Dominicis, 2011, p. 242).
Nel novembre del 1809 Pelagallo ottenne gli ordini minori, il subdiaconato e il diaconato. Il 3 dicembre fu ordinato prete. Dopo la parentesi francese, fu referendario del tribunale della Segnatura apostolica, uditore del governo di Roma e uditore generale della Reverenda Camera apostolica.
Il 18 dicembre 1815 fu eletto al Vescovato di Osimo e Cingoli, subentrando al vescovo Giovanni Castiglione d’Ischia, e fu consacrato il 18 febbraio dell’anno successivo per mano del porporato Antonio Dugnani. Venne quindi creato cardinale da Pio VII nel Concistoro segreto dell’8 marzo 1816, insieme ad altri 31 cardinali di cui 10 in pectore; il 29 aprile ricevette il titolo della basilica dei Ss. Nereo e Achilleo. In seguito venne ammesso a far parte delle congregazioni cardinalizie dei Vescovi e regolari, dell’Immunità ecclesiastica, dei Riti, delle Indulgenze e delle sacre reliquie.
Pelagallo fu noto per la sua integrità e «condannò il fratello in un giudizio, anche per deludere gli artifizi dei legulei» (Moroni, 1851, p. 37). Inoltre, nella diocesi di Osimo e Cingoli si distinse per le beneficenze «poiché aprì un asilo agli invalidi e vecchi, raccolse e provvide gli orfani, eresse stabilimenti di lavoro agli oziosi, solendo dare copiose limosine ai bisognosi, massime nei calamitosi anni 1816 e 1817» (ibid.). Sotto il suo vescovato iniziarono a riaprire i conventi e i monasteri maschili e femminili che erano stati soppressi durante il periodo francese.
Morì a Osimo il 6 settembre 1822 e fu sepolto nella cattedrale.
Fonti e Bibl.: Archivio segreto Vaticano, Archivio del Sostituo del Concistoro, Atti Concistoriali, 1816, cc. 190r, 195rv, 196r, 198v, 216r, e c. a stampa non numerata; Archivio Concistoriale, Cedularum et Rotulorum, 25, cc. 39v, 41v, 46rv, passim; Acta Camerarii, 51, cc. 161rv e ss., 191r-193r, 195r, 200r, passim; Biblioteca apostolica Vaticana, Cardinalium S.R.E. Imagines. Ex calcografia Rev. Camerae Apostolicae, IV, Roma s.d.; Notizie per l’anno 1790, Roma 1790; Diario di Roma, 1816, n. 14, p. 5; 1822, n. 73, pp. 5, 6; Gazzetta universale, o sieno notizie istoriche, politiche…, 1777, n. 60, p. 480; 1778, n. 47, pp. 374-375; n. 50, pp. 399-400; n. 51, pp. 406-407; n. 52, pp. 415-416; Gazzetta toscana, 1778, n. 24, pp. 93, 99; Gazzetta universale, o sieno notizie istoriche, politiche…, 1787, n. 3, p. 24.
G. Cappelletti, Le Chiese d’Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, VII, Venezia 1848; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, LII, Venezia 1851; P.B. Gams, Series Episcoporum Ecclesiae Catholicae, Ratisbonae 1873; F. Cristofori, Storia dei cardinali di Santa Romana Chiesa, Roma 1888; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, V, Milano 1928-1935 (ed. anast. Bologna 1969); Hierarchia Catholica…, VII, a cura di R. Ritzler - P. Sefrin, Patavii 1968; P. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie Romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Roma 2002; A. Galimberti, Memorie dell’occupazione francese in Roma dal 1798 alla fine del 1802, a cura di L. Topi, Roma 2004; C. De Dominicis, Chi era chi? Uffici, cariche ed officiali della Roma pontificia, I, Roma 2011.