CUGINI, Carlo Antonio Luigi
Nacque a Parma il 28 febbr. 1814, da Giuseppe e da Maddalena Giacopelli.
Compì gli studi medi nella sua città e qui si avviò poi allo studio della medicina e della chirurgia nelle scuole superiori, che tenevano il posto dell'antica università chiusa dalle autorità governative dopo i moti del 1831. Completò gli studi di medicina nel 1836e quelli di chirurgia l'anno seguente. Non si possiedono molte notizie sulla sua carriera scolastica e sugli inizi della sua attività clinica; è certo che il più importante tra i suoi maestri di quegli anni fu il chirurgo G. Rossi, docente di anatomia, di clinica e di terapia chirurgica, che influenzò e guidò la formazione del giovane studioso.
Il C. già da studente si era dedicato all'attività di ricerca e si era applicato allo studio di temi pertinenti il campo della anatomia: fino dal 1835egli fu preparatore e conservatore del gabinetto patologico, che ebbe impulso e sviluppo a opera proprio del Rossi. Nel 1839assunse l'incarico di necroscopo per le cliniche e dissettore per le lezioni di medicina operatoria, che tenne fino al 1846. Nell'aprile del 1844fu nominato maestro delle dissezioni, ufficio nel quale si era applicato fino da studente, succedendo nell'incarico a L. Penedos.
Nel novembre 1847, in riconoscimento di un lungo e apprezzato tirocinio nell'esercizio pratico della professione, fu nominato finalmente chirurgo ordinario nell'ospedale di Parma e due anni dopo, nel maggio 1849, gli venne conferito l'incarico delle lezioni di anatomia e fisiologia per gli studenti in medicina.
Nei primi anni della sua carriera era stato protagonista di una disputa, che si era fatta col tempo assai lunga e complicata, intorno a un caso clinico che lo aveva visto coinvolto unitamente ai medici C. Guerreschi e L. Guadagnini. La discussione aveva preso origine dalla malattia di un amico del C., tale Emilio Rondani, al cui capezzale i tre medici si erano avvicendati gestendo la terapia con rimedi diversi e contrastanti. Il caso giunse a buon esito, ma tra il Guerreschi da una parte e il C. con Guadagnini dall'altra si accesero vivaci polemiche che furono alimentate anche da diverse memorie date alle stampe dai protagonisti. La Apologia di Celestino Guerreschi scritta da lui stesso contro un giudizio del Dottor Luigi Guadagnini medico in Parma (Voghera 1842) esprimeva aspri commenti sulla condotta terapeutica del C., in difesa dei quale intervennero però immediatamente, con altre pubblicazioni, sia il Guadagnini, con una Risposta dei dottore Luigi Guadagnini medico in Parma alla apologia del dottore Celestino Guerreschi scritta da lui stesso (s. n. t., ma Parma 27genn. 1843), sia il paziente stesso e i suoi familiari: Alcune osservazioni di Emilio Rondani sull'apologia di Celestino Guerreschi (Parma 1843). Sopra alcune proposizioni dell'apologia del signor dottore Celestino Guerreschi lettere di Camillo Rondani ad un suo amico (ibid. 1843), Alcune parole di G. B. Rondani al signor Celestino Guerreschi dottor fisico (ibid. 1843).
Lo stesso C., infine, non mancò dal canto suo di rendere pubbliche le sue ragioni e dette alle stampe una breve memoria nella quale tracciò sinteticamente la storia clinica della malattia del Rondani e le proprie osservazioni a sostegno della sua linea di terapia: Al signor dottore Celestino Guerreschi, Lettera del dottore C. C. (s. n. t., ma Parma 28 genn. 1843). Nonostante rispondesse in parte a un certo costume dell'epoca, oggi sorprende e solleva qualche perplessità la risonanza di questa polemica, e anche i toni dei contrasto non sembrano giustificati dall'occasione.
Le successive tappe della carriera del C. sono intimamente collegate con le vicende delle scuole universitarie di Parma. Nel 1848 la Suprema Reggenza creata da Carlo II aveva ripristinato l'ateneo. Nel 1849 tuttavia, il duca Carlo III, succeduto al padre che aveva abdicato, decise la chiusura delle scuole superiori, convinto che i mali che affliggevano i governi dipendessero anche dall'influenza dei centri di studio. L'attività didattica poté continuare solo attraverso insegnamenti privati presso alcuni professori autorizzati e presso alcuni istituti approvati. Diversi professori avevano poi dovuto subire le conseguenze della loro partecipazione a quei moti del Risorgimento. Tra gli altri, C. Cipelli, professore di anatomia, fu allontanato dall'insegnamento nel 1849 per motivi politici; in quella circostanza il C., che era stretto al Cipelli anche da vincoli di amicizia, chiese e ottenne di poter supplire il collega e insegnare gratuitamente l'anatomia.
Nel 1850 il C. iniziò un corso privato di insegnamento della patologia chirurgica, l'anno seguente uno di anatomia e di fisiologia. Egli, accanto agli impegni di studio e didattici, andava acquisendo in quei tempi una lunga pratica clinica e operatoria che lo faceva apprezzare universalmente come chirurgo di valore. Nel novembre 1854, Luisa Maria, che, reggente del ducato dopo l'uccisione dei marito, aveva promosso tra i suoi primi atti di governo un provvedimento che ridava vita rigogliosa agli studi universitari, con un decreto riaprì l'ateneo; creò un "Supremo Magistrato degli studi", nominando in quell'ufficio il marchese Pallavicino, determinò gli organici amministrativi e didattici e nominò i professori. Aveva così fine quel lungo periodo di alterne vicende che, per tutta la prima metà dei secolo XIX, avevano turbato la vita dell'università parmense.
Il C. in quell'occasione vide coronato il suo impegno di tanti anni di attività e di studio e riconosciuto il suo valore di docente: nel 1854, infatti, fu nominato professore alla cattedra di anatornia e fisiologia, incarico di prestigio che egli stesso considerava "il primo e più importante de' seggi nello insegnamento chirurgico". Resse questa cattedra solamente per un anno. poiché nel 1855 inaspettatamente e con suo vivo disappunto fu traslocato dalla cattedra di anatomia a quella di istituzioni chirurgiche. Alla anatomia era stato in sua vece nominato G. Inzani, giovane studioso che avrebbe dato poi prova di grande valore scientifico. Ma il C. non accettò di buon grado il trasferimento, anche perché considerava il nuovo incarico di minore importanza, rispetto al precedente. La lunga lettera che egli invio in quell'occasione al presidente del Supremo Magistrato degli studi, nella quale esponeva le sue rimostranze, è un documento interessante che illumina alcuni aspetti della sua personalità; la lettera, datata 21 ott. 1855, è stata poi pubblicata da M. Mora (Documento inedito rievocante un episodio polemico nella nostra Università, in Parma per l'arte, IV [1954], 3, pp. 133-136).
Il C. si dedicò tuttavia al corso delle istituzioni chirurgiche, che prese successivamente il nome di patologia speciale chirurgica, e della dottrina delle fasciature; resse questo insegnamento per tutto il resto della sua vita. Nell'ateneo parmense godette sempre la stima dei colleghi docenti e degli allievi e più volte, nell'ambito della facoltà e dell'università, assunse posizioni di rilievo. Per tre trienni - nel 1863, nel 1872 e nel 1875 - fu preside della facoltà medica. Dal 1876 al 1879 fu vicerettore e quindi rettore dell'università. Negli stessi anni fu presidente del consorzio universitario parmense, costituitosi allo scopo di sostenere l'ateneo in un momento di difficoltosi rinnovamenti. li nuovo regolamento universitario, nel 1876, obbligava gli atenei a rendere sperimentali e dimostrativi alcuni insegnamenti che prima non lo erano e a istituire nuove cliniche speciali che fino ad allora non esistevano e che risultavano invece fondamentali per conseguire i gradi accademici. Per poter provvedere l'università del materiale e del personale necessari ad attuare le nuove disposizioni, si diede corpo, sull'esempio di altre città, a un consorzio con il concorso dei comune di Parma, della amministrazione provinciale e di istituti bancari. Nell'ufficio di presidente di questo consorzio, il C. seguì con impegno i profondi rinnovamenti dell'ateneo, la istituzione di nuove cattedre, la nomina dei professori e l'allestimento delle strutture necessarie per l'impianto delle nuove cliniche (Resoconto morale ed economico, presentato dal presidente dei Consorzio universitarto parmense per l'anno scolastico 1878-79, a senso dell'art. 8°, 3a linea dello statuto. Parma 1880).
Il C. occupò altre cariche pubbliche; già nel 1848 era stato membro del consiglio del protomedicato. Negli anni seguenti l'Unità d'Italia, la stima e la considerazione della città per i suoi meriti scientifici e umani lo fecero accedere anche a incarichi politici. Fu consigliere comunale e assessore della città di Parma e venne eletto anche consigliere provinciale. Inoltre fu vicepresidente del Consiglio provinciale di sanità. Fu nominato cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Lasciò pochi lavori a stampa, tra i quali la nota Orazione detta in occasione dell'apertura della R. Università di Parma (Parma 1873)., con l'elogio dei suo antico maestro e amico G. Rossi. Ebbe riconoscimenti ufficiali una sua relazione sulle cause delle molte riforme alla leva nella provincia di Parma. Si ricordano di lui anche gli interessi per le scienze naturali che lo impegnarono nella raccolta di un ricco erbario e di una pregevole collezione di coleotteri.
Per le precarie condizioni di salute, il C. sospese negli ultimi mesi di vita l'attività di insegnamento e si spense in Parma il 25 luglio 1883.
Bibl.: Necrol. in Annuario dell'Università di Parma, 1883-84, pp. 75 s.; F. Rizzi, Iprofessori dell'univers. di Parma attraverso i secoli, Parma 1953, p. 79; U. A. Pini, Medici e chirurghi Parmigiani dell'Ottocento, in Minerva medica, LXXI (1980). pp. 1393-1398.