NAPIONE, Carlo Antonio
(Carlo Gerolamo Antonio Maria). – Nacque a Torino il 30 ottobre 1756, ultimogenito di Carlo Giuseppe Amedeo Valeriano, conte di Cocconato e membro del Senato del Piemonte, e di Maddalena Maistre, nobildonna di origine provenzale.
Alla morte del padre, nel 1769, mentre il primogenito Giovanni Francesco Giuseppe ereditò il titolo, a lui spettò quello di cavaliere. Cadetto del corpo reale d’artiglieria nel 1770, frequentò le regie scuole teoriche e pratiche d’artiglieria di Torino, dove, sotto la guida di Alessandro Vittorio Papacino D’Antoni e François Graffion, si formò in campo minerario, chimico e metallurgico, frequentando i laboratori e visitando le miniere del Regno.
All’epoca le scuole militari sabaude fungevano da centri di sviluppo delle discipline scientifico-tecnologiche e di diffusione delle conoscenze, proprio mentre in Europa si andava strutturando una rete di accademie che, condividendo regole e metodologie sperimentali di impostazione galileiana, diedero impulso alla nascita del pensiero scientifico moderno.
Conclusi gli studi, conseguì la patente di sottotenente di artiglieria nel 1775 e di luogotenente l’anno successivo. A partire dal 1779 accompagnò più volte l’ispettore Graffion nelle visite minerarie in Savoia, Valsesia e Biellese e nel 1783 fu incaricato dell’istruzione teorica di sottotenenti e allievi delle Scuole di artiglieria. Nello stesso anno venne istituita da Vittorio Amedeo III la R. Accademia delle scienze di Torino, di cui fu scelto a soli 27 anni tra i soci fondatori, su proposta del conte Giuseppe Angelo Saluzzo di Monesiglio. Nel dicembre 1783 fece parte della commissione scientifica incaricata di osservare lo storico esperimento di volo aerostatico promosso dall'ambasciatore francese a Torino. Nel 1784 ottenne la promozione a capitano tenente.
Frutto del tirocinio mineralogico fu una comunicazione in francese presentata a Torino nel maggio 1784, in un’adunanza dell’Accademia alla presenza del re di Svezia Gustavo III (poi pubblicata con titolo Description minéralogique des montaignes du Canavois, in Mémoires de l’Académie royale des sciences de Turin, VI [1786], 1, pp. 341-374).
Significativo contributo in campo metallurgico fu l’individuazione, tramite analisi chimica, della causa dell’esplosione del cannone Tigre, avvenuta presso la scuola nel 1785, ricondotta a imperfezioni della lega di bronzo; grazie a questo risultato e all'approccio decisamente innovativo alle discipline chimiche, mineralogiche e metallurgiche, ottenne l’affidamento della cattedra di chimica. Tra il 1787 e il 1790, su indicazione di Spirito Benedetto Nicolis di Robilant, compì un viaggio d’istruzione nei principali centri minerari e metallurgici dell’Europa settentrionale
Il lungo tirocinio può essere considerato il contrappunto di carattere naturalistico e tecnologico al grand tour che gli intellettuali umanisti nordeuropei usavano svolgere in Italia in quell’epoca. L’itinerario interessò dapprima l’Italia settentrionale, poi Carniola, Carinzia, Stiria, quindi Vienna, Transilvania, Bannato e Alta Ungheria. Nel 1788 fu in Boemia e poi per diversi mesi a Freiberg in Sassonia, presso la cui prestigiosa Accademia mineraria seguì le lezioni di Abraham Gottlob Werner, caposcuola della teoria geologica ‘nettunista'. Nel 1789, passando per Dresda, Harz e Copenhaghen, raggiunse dapprima la Svezia e poi la Gran Bretagna, visitandole approfonditamente. Sulla strada del ritorno attraversò nel 1790 Parigi e la Francia rivoluzionaria, giungendo a Torino in estate.
Al rientro in Piemonte, promosso capitano, fu impegnato presso l’Arsenale, innovando i processi metallurgici e di preparazione delle polveri da sparo. Membro del Consiglio delle miniere dal 1791, l’anno seguente fu nominato dal re Vittorio Amedeo III successore di Graffion come direttore del laboratorio chimico metallurgico e del museo mineralogico dell’Arsenale. A seguito dell’occupazione francese di Savoia e Nizzardo, compì tra il 1792 e il 1793 una missione in Italia settentrionale, Austria, Sassonia e Boemia per trattare, con i capi militari austriaci e i produttori, le importazioni di armi leggere e munizioni necessarie al potenziamento dell’esercito sabaudo. Nel 1795, promosso maggiore e nominato ispettore del Consiglio delle miniere, si dedicò all’analisi chimica dei minerali, ai problemi tecnologici e strutturali delle artiglierie e al recupero di materie prime per l’industria bellica.
In quegli anni non tralasciò l’attività accademica, pubblicando le note: Analyse de la mine de manganèse rouge du Piémont, in Mémoires de l’Académie royale des sciences de Turin, IX (1790), 1, pp. 303-308; Sur une nouvelle méthode qu’on emploie en Suède pour tirer parti des scories de l’affinage du fer, ibid., pp. 318-324; Brevi osservazioni sopra diverse roccie comunemente credute volcaniche, in Biblioteca oltremontana e piemontese, 1791, 1, pp. 253-269; Sur les principes constituants de la mine d’argent grise, in Mémoires de l’Académie royale des sciences de Turin, X (1793), 1, pp. 173-185; Saggi ed osservazioni sulla maniera di separare il rame e lo stagno dal bronzo con cui sono formate le campane (Torino 1794); Memoria sul lincurio (Roma 1795). Nel 1797 pubblicò a Torino il primo trattato di mineralogia in lingua italiana (Elementi di mineralogia esposti a norma delle più recenti osservazioni e scoperte...), in cui propose un rigoroso sistema di classificazione dei minerali, ispirato dagli insegnamenti werneriani e basato sui caratteri esterni, morfologici e fisici. L’opera (di cui realizzò solo il primo dei tre tomi previsti), apprezzata anche presso l’Institut de France, sintetizzava lo stato delle conoscenze mineralogiche dell’epoca, contribuendo a sistematizzare la giovane disciplina, con particolare riguardo alle applicazioni per l’industria mineraria. A Napione, in qualità di membro dell’Accademia delle Scienze, si deve inoltre l’avvio agli studi mineralogici dell’abate Étienne Borson, futuro primo professore di mineralogia presso l’Università di Torino nel 1810.
Dopo il trattato di Campoformio, fu inviato nel 1797 in veste non ufficiale al Congresso di Rastadt in rappresentanza del re Carlo Emanuele IV, allo scopo di incontrare Napoleone Bonaparte e perorare gli interessi del Piemonte, ma l’incarico non andò a buon fine. Successivamente alla conquista francese del Piemonte del 1798 e la rinunzia al trono di Carlo Emanuele IV, mentre molti aristocratici e ufficiali espatriavano, egli decise di rimanere a Torino. L’artiglieria piemontese, dopo un breve periodo di comando francese, passò nel giugno 1799 sotto quello austriaco; il 15 agosto Napione partecipò, al comando del Corpo, alla vittoriosa battaglia di Novi dell’armata austro-russo-piemontese contro i repubblicani francesi, nonché ai successivi assedi delle cittadelle di Alessandria e Torino.
Nonostante il contesto politico incerto, presentò due memorie presso l’Accademia delle scienze nei primi mesi del 1799, successivamente pubblicate con i titoli Observations lithologiques et chimiques sur une espèce singulière de marbre primitif, in Mémoires de l’Académie royale des sciences de Turin, XI (1801), 6, pp. 215-222 ed Exposition d’une nouvelle méthode pour séparer l’argent qui se trouve allié au cuivre dans les monnoies de billon, ibid., pp. 223-238.
Nel luglio 1800 espatriò per trasferirsi a Lisbona, presso la corte del principe reggente di Portogallo Giovanni VI di Braganza, su invito di don Rodrigo Domingos de Souza Coutinho, conte di Linhares, all’epoca segretario di Stato per la Marina. Già dal 1785 infatti il diplomatico portoghese, ambasciatore presso la corte sabauda dal 1779 al 1796, attento osservatore dei progressi scientifici e tecnologici dell’epoca, aveva intuuito le potenzialità del giovane scienziato e ne aveva caldeggiato più volte il trasferimento al servizio della monarchia lusitana. Nella capitale portoghese Napione venne aggregato al reggimento d’artiglieria con grado di tenente colonnello e, nel 1801, fu nominato ispettore delle officine dell’Arsenale per riorganizzare le tecniche produttive degli opifici militari portoghesi e le procedure del corpo d’artiglieria.
A Lisbona entrò in contatto con gli intellettuali locali, tra cui José Bonifacio de Andrade e Silva, con il quale compì ricerche mineralogiche in Estremadura. Nel periodo portoghese produsse un contributo scientifico in campo metallurgico dal titolo Experiencias e observações sobre a liga dos bronzes, que devem servir nas fundições das peças da artilheria (Lisboa 1801).
Nel 1807, dopo l’occupazione napoleonica del Portogallo, promosso brigadiere, seguì la Corte in Brasile, a Rio de Janeiro, dove con l’appoggio di Souza Coutinho, ministro della Guerra e degli Affari esteri , nel marzo 1808 fu nominato maresciallo di campo e membro del Consiglio supremo militare e di giustizia. L’anno successivo divenne ispettore generale dell’artiglieria e direttore dell’Arsenale, di cui operò una radicale riorganizzazione creandovi una fabbrica di polvere da sparo e una fonderia di cannoni. Alla sua attenta direzione si dovette lo sviluppo dell’innovativo complesso industriale della Lagoa de Freitas, dove gli opifici militari ben si conciliarono con la conservazione del pregevole orto botanico circostante. Compì, inoltre, esplorazioni delle province circostanti alla ricerca di giacimenti di metalli, individuandone uno di ferro di cui avviò la coltivazione mineraria. Gli vennero in seguito attribuite ulteriori responsabilità pubbliche: tenente generale e membro del Consiglio reale di guerra (1808), presidente del Comitato di direzione dell’Accademia reale militare di Rio de Janeiro (1810), presidente del Comitato reale di amministrazione degli Arsenali (1811) e infine maresciallo di campo effettivo (1812).
Morì a Rio de Janeiro il 27 giugno 1814.
Totalmente impegnato nelle ricerche e nei viaggi di studio in Europa e Brasile, era restato celibe.
I risultati delle sue attività di ricerca in Brasile furono pubblicati postumi: Ensaio sobre algumas propriedades fysicas de differentes madeiras, in O Patriota, 1814, n. 6, pp. 84-97; Tratado da mineralogia, com referencia expressa aos metaes uteis achados no Brazil (Rio de Janeiro 1817).
Oltre che della R. Accademia delle scienze di Torino, fu membro della Societät der Bergbaukunde (Società montanistica di Germania), della Kungliga Vetenskapsakademien (R. Accademia delle scienze di Stoccolma), della Jenaische mineralogische Societät (Società mineralogica di Jena); della Academia real das Sciencias de Lisboa; della Sociedade real marítima, militar e geográfica de Lisboa. Fu insignito delle onorificenze di cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, di Grande de Portugal, della Gran croce dell’Ordine di torre e spada, nonché (dopo la morte) di Patrono do quadro de material bélico dell'esercito brasiliano.
Fonti e Bibl.: dettagliatissime informazioni sulla vita e sulle opere di Napione sono contenute nella monografia di C.A.M. Burdet, C.A. N. (1756-1814): artigliere e scienziato in Europa e in Brasile, un ritratto (con prefazioni di G. Rigault de la Longrais e M. Galloni), I-II, Torino 2005, e nei precedenti lavori dello stesso Burdet: Sussidi brasiliani per una biografia di C.A. N., in Quaderni di studi italo brasiliani, 1985, vol. 7, 40; Il cavalier C.A. N., in Atti dell’Accademia delle scienze di Torino. Classe di scienze morali, storiche e filologiche, CXXV (1991), 2, pp. 65-91; Il cav. C.A. N., torinese (1756-1814), in Studi piemontesi, XXIX (2000), pp. 567-581; Il cavalier C.A. N., industriale piemontese nel Brasile dei primi dell’Ottocento, in Almanacco piemontese, 2001, pp. 129-132. Altre biografie si devono a: [J. Despine], Notice biographique sur mr. le chevalier N., in Repertorio delle miniere, 1826, vol. 2, pp. 192-203; C. Montù, Cav. Carlo Gerolamo Antonio Galleani N. di Cocconato, in Storia della artiglieria italiana, pt. 2, vol. 4, Roma 1937, pp. 1663 s.; Fr. Azevedo de Paula Pondè, Tenente-general Carlos Antonio Napion, in Revista do Instituto de geografia e història militar do Brasil, 1971, n. 62; A. de Lyra Tavares, A engenharia militar portuguesa na construção do Brasil, Rio de Janeiro 1965, p. 116; L. Bulferetti, I viaggi minerari di C.A. N. “Innovatore” nel Piemonte e nel Brasile, in Rassegna economica, XXXIV (1970), 1, pp. 7-31; O. Pillar, Carlos Antonio Napion tenente general, patrono do Quadro de Material Bélico, in Id., Os patronos das forças armadas, Rio de Janeiro 1981, pp. 167-175.