ARCHINTO, Carlo
Primogenito di Cristoforo e di Anna Panigarola, nacque a Milano il 2 apr. 1610. Addottoratosi in utroque iure a Pavia il 25 giugno 1632, il 3 gennaio dell'anno successivo fu ammesso al Collegio dei nobili giureconsulti di Milano.
Fece una carriera assai rapida, passando, però, attraverso tutta la trafila burocratica delle magistrature cittadine e statali: commissario generale dell'esercito nel 1635, membro delConsiglio dei Sessanta Decurioni nel 1636 (non nel 1634 come afferma il Litta), luogotenente del vicario di Provvisione nel 1639. In questo stesso anno fu nominato consultore del tribunale dell'Inquisizione di Milano, e in tale qualità si recò a Roma presso Urbano VIII per la soluzione di una delle ricorrenti controversie giurisdizionali tra autorità civili ed ecclesiastiche.
Nel 1640 fu giudice della magistratura del Gallo e nel 1642 di quella del Cavaller. Nel 1644 fu vicario del capitano di giustizia e il 27 marzo 1647 fu nominato, capitano di giustizia. Sembra che in questi uffici si sia comportato assai energicamente, disinfestando dai banditi i territori lombardi dell'Oltrepò e conducendo una ferma opposizione ai francofili, che nel 1642 avevano partecipato alla presa di Tortona, quando il successo delle truppe francesi aveva fatto temere un'invasione di tutto lo stato di Milano.
Il 6 marzo 1651 fu promosso questore ditoga lunga nel Magistrato straordinario, in luogo di G. Battista Secco Borella promosso senatore. Entrò a far parte del Senato il 13 sett. 1659.
Nel 1663 si recò in rappresentanza dello stato di Milano e quale incaricato di fiducia dei duchi di Mantova e di Savoia alla dieta imperiale di Ratisbona, fermandosi poi alcun tempo presso la corte di Vienna.
Morì nel 1665.
Delle alienazioni di frudi decise dalle autorità spagnole in quel periodo, l'A. approfittò acquistando dalla Regia Camera il feudo d'Incino, di cui ricevette l'investitura il 6 luglio 1647 e il feudo di Villa, anch'esso facente parte delta pieve d'Incino, di cui ebbe l'investitura nel 1656, Fin dal 1627 la sua famiglia aveva ottenuto il feudo e il titolo comitale di Tainate, acquistato da Paolo Nicolò Varese. La concentrazione di terre iniziata in, questi anni fu continuatw dagli A. negli anni, successivi, favorita anche da parentele contratte con alcune,delle,più ricche e potenti famiglie milanesi, come gli Arese. Lo stesso A. aveva sposato nel 1636 - non nel 1642 come reca ancora il Litta - Caterina Arese, figlia del conte Giulio, presidente del Senato, dalla quale ebbe otto figli, tra cui meritano di essere ricordati almeno due: Lodovico, il quale combatté col Montecuccoli, e Filippo, il quale si distinse al servizio di Carlo II di Spagna.
Fonti e Bibl.: Arch. di Statodi Milano, Famiglie, cart. 7; Uffici regi, p. a. ,cart. 697; G. A. Sassi, Laudis augmentum Archinteae laudi..., Mediolani 1712, pp. 16 s.; F. Argelati, Biblioteca scriptorum Mediolanensium, I, 2, Mediolani 1745, p. 64; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753. p. 954; P. Litta, Fam. cel. ital., Archinto, tav. IV; E. Casanova, Diz. feudale delle prov. componenti l'antico stato di Milano, Milano 1930, pp. 52, 109; F. Forte, Archintea laus, Milano 1932, pp. 133-136; F. Arese, Elenchi dei magistrati patrizi di Milano dal 1535 al 1796, in Archivio storico lombardo, LXXXIV (1957), p. 166.