ARMELLINI, Carlo
Uomo politico nato a Roma nel 1777, morto a Saint-Josse-ten-Noode (Belgio) il 12 giugno 1863. Compì in Roma gli studî legali, e nel 1798 esaltò con un carme latino (Romana libertas redux) le virtù repubblicane in un'accademia degli alunni del Collegio romano, conseguendo momentanea fama di liberale. Ma, restaurato il governo pontificio, il dotto avvocato cantò in versi italiani altrettanto ispirati Pio VII e Leone XII, ed entrato nella magistratura concistoriale, si segnalò per la profonda conoscenza del diritto romano e per il suo valore di giurista, ma si astenne del tutto dalla politica. Già vecchio fu colpito dall'avvento di Pio IX, e divenne uno dei più caldi ammiratori del papa ritenuto liberale, e fu tra i sostenitori delle sue riforme. Collaborò al Contemporaneo ed ebbe incarichi o fece parte di commissioni amministrative e giuridiche. Istituito il Consiglio dei deputati, vi fu inviato dagli elettori di Albano, Iesi e Terni. A poco a poco, trascinato dagli eventi, si convertì alle idee radicali, e, dopo la fuga del pontefice, nominato ministro dell'Interno (23 dicembre 1848), organizzò le elezioni per la Costituente, nella quale sedette rappresentante di Roma. Nella nuova assemblea egli affermò in un discorso, notevole per senso giuridico e per caldo amor di patria, il diritto del popolo dello Stato Pontificio di darsi un nuovo governo, e invocò mazzinianamente l'Italia del popolo (5 febbraio 1849). Proclamata la repubblica, fece parte del Comitato esecutivo, finché il 30 marzo fu eletto triumviro con il Mazzini e il Saffi. Rimasto, in fondo, un moderato, influì poco sulle vicende politiche, trattando solo questioni giuridiche. A lui spettano, infatti, molte di quelle leggi, che fecero dire al Gladstone che in esse si sentiva la sapienza dell'antica Roma. Caduta la repubblica, visse oscuramente nel Belgio gli ultimi suoi anni.
Bibl.: La guardia nazionale italiana, Roma, 16 febbraio 1849; L. Carpi, Il Risorgimento italiano, I, Milano 1884, pp. 298-299.