BALABIO, Carlo
Nacque a Milano 14 apr. 1759 da ricca famiglia di banchieri; compì gli studi prima a Monza e quindi a Pavia, dove conseguì la laurea in giurisprudenza.
Iniziò la professione di avvocato penalista, ma venne poco dopo indotto dalla famiglia a dedicarsi al commercio, dove riuscì discretamente trattando affari con il commissariato dell'esercito austriaco. L'invasione francese dei 1796 lo sorprese quando non erano stati effettuati ancora dagli Austriaci i pagamenti convenuti per le somministrazioni, e il B. ne subì un grave dissesto, per cui fu costretto a ritirarsi dagli affari.
Prese allora servizio come comandante di un reparto di cavalleria, armato a sue spese con quello che rimaneva della sua fortuna. In meno di quattro mesi pervenne al grado di capitano e quindi di caposquadrone.
Trasferito in Romagna, si fece notare per il senso di disciplina che seppe imporre alle truppe dipendenti. Prese parte alla campagna del '99, all'inizio della quale fu scelto per aiutante di campo dal generale B.-C. Joubert. Dopo la rotta di Novi, nella quale perse la vita il Joubert, si rifugiò con le sue truppe in Liguria e si chiuse in Genova con il generale Massena. Divenuto suo aiutante di campo, prese parte attiva alla difesa della città e, per i meriti acquistati durante l'assedio, fu nominato colonnello sul campo di battaglia. Terminato il blocc0, ebbe ordine dal Massena di formare un reggimento di usseri che guidò poi in Toscana, distinguendosi in vari combattimenti e specialmente nel fatto d'armi di Siena.
Passato agli ordini del generale D. Pino, entrò a far parte, con il suo reparto di usseri, di una divisione costituita da soli Italiani, e con questa si pose in marcia per raggiungere le coste francesi dell'Oceano, chiamato a partecipare alla progettata invasione dell'Inghilterra.
Rivide l'Italia soltanto nel 1805. Di stanza a Cremona, il suo reggimento di usseri (il 2°) venne montato alla dragona, assumendo la denominazione di "dragoni Napoleone", mentre l'altro reggimento (il 1°),comandato dal colonnello P. L. Viani, veniva contemporaneamente convertito in dragoni detti "della Regina"; i due reggimenti divennero tra i più famosi dell'esercito ed annoverarono anche in seguito ottimi ufficiali.
Nel 1806 il B. fu incorporato con il suo reggimento di dragoni nell'esercito che Massena diresse alla conquista del Regno di Napoli. Nominato, quindi, comandante la cavalleria della divisione Pino, mosse per la Pomerania a guerreggiare contro le truppe di Gustavo IV di Svezia.
Appena ritornato a Milano, dopo due anni di campagna, fu raggiunto dalle notizie dei rovesci di Spagna. Nuovamente riformata, la divisione Pino riceveva ordine dall'imperatore di ricongiungersi al VII Corpo d'armata, comandato dal generale L. Gouvion de Saint-Cyr, diretto a rafforzare gli effettivi francesi di Spagna. Anche questa volta il comando della cavalleria divisionale toccò al B., che partì sul finire dell'agosto del 1808 e che non tardò a distinguersi nei vari fatti d'arme di quella campagna, specialmente nelle battaglie di Llinas e di Vales e agli assedi di Gerona, di Palamos e di Hostalrich.
Promosso generale di brigata e insignito della legion d'onore, fu richiamato in Italia per essere preposto al comando militare e civile del Canton Ticino.
Il 23 nov. 1811 fu nominato ispettore generale dell'Arma di cavalleria: ne disimpegnò le funzioni con grande latitudine di poteri e riorganizzò, in meno di tre anni, i vari reggimenti di cavalleria del regno nonché i "battaglioni dei treno", dell'artiglieria e dei trasporti militari, meritandosi la piena fiducia del ministro della guerra Fontanelli.
Al crollo della potenza napoleonica si trovava di guarnigione nella munita fortezza di Mantova sotto il comando del generale C. Zucchi, apparentemente deciso a difenderla fino all'ultimo. Ma le trattative e l'armistizio conclusi per ordine del Beauharnais resero inutile ogni resistenza.
Chiese allora il collocamento a riposo, che ottenne col grado di maggiore generale. Aveva cinquantacinque anni e, nonostante le offerte che da parte austriaca gli venivano, volle mantenersi fedele al proprio passato. Morì a Milano, quasi in povertà, l'8 ag. 1837.
Bibl.: A. Rabbe, Biographie universelle... des contemporains... (1788-1834), Paris 1834, I, p. 207; G. Lombroso, Vite dei primari generali ed ufficiali italiani che si distinsero nelle guerre napoleoniche dal 1796 al 1815..., Milano 1843, pp. 289-298; A. Zanoli, Sulla milizia cisalpino-italiana, Milano 1845, II, pp. 19-43; F. Turotti, Storia dell'armi italiane dal 1796 al 1814, Milano 1848, III, p. 724; V. Fiorini-F. Lemmi, Storia politica d'Italia - Periodo napoleonico dal 1799 al 1814, Milano s. d., pp. 467, 820, 853, 925; P. Bosi, Diz. storico, biografico, topografico, militare d'Italia, Torino 1882, p. 53.