BELLOSIO, Carlo
Nacque a Milano il 21 ott. 1801. Studiò a Brera nella scuola di P. Palagi, di cui divenne collaboratore a partire dal 1829. Dal maestro ricevette una formazione ispirata ai principi neoclassici. La sua prima attività si svolse a Milano, soprattutto per decorazioni di chiese e palazzi (lunette con Decollazione del Battista e Martirio di s. Protaso, in S. Protaso, distrutte con la demolizione della chiesa; medaglione con Putti volanti, nella "sala d'angolo" del Palazzo reale; due affreschi con S. Carlo al sepolcro e s. Filippo Neri presentato a S. Carlo da s. Felice nella chiesa del S. Sepolcro; medaglia, distrutta, con Danza delle ore, 1834, nel Casino dei nobili, ora. sede della Società degli artisti e patriottica; ecc.), ma dipinse anche quadri, come il David e Saul (1835; Pinacoteca di Brera).
Nel 1836 fu chiamato a Torino e continuò la collaborazione con il Palagi (che era giunto nella capitale piemontese l'anno prima). Con il Palagi, con F. Gonin e con altri il B. fu ampiamente impegnato fino alla morte in opere di decorazione fatte eseguire da Carlo Alberto per palazzi e ville reali: cominciò nel castello di Racconigi, dando i disegni per sei vetrate con la vita di S. Alberto eseguite da P. Bagatti Valsecchi e affrescando vari ambienti: il soffitto della sala da pranzo con Soggetti mitologici (al centro Giove e gli dei); il sofflitto del salotto d'Apollo con. soggetti dello stesso repertorio (al centro Il carro di Apollo); la cappella con i Quattro Evangelisti nei pennacchi e una lunetta col Dio Padre.Nello stesso castello fu trasportato, nei primi anni del 1900, il Diluvio universale (1841, già a Torino, Palazzo reale), tela di vaste proporzioni e non minori ambizioni; assai lodata ai suoi tempi, è di qualità molto mediocre e tipico esempio di accademia neo-classica.
Dal 1842-45 passò a lavorare nel Palazzo reale di Torino: nel salone degli Svizzeri affrescò sul soffitto. (rifatto tra il 1835 e il 1840 su disegno del Palagi) Il conte Verde nell'atto di istituire l'ordine della SS. Annunziata (1842), dove sono fatte concessioni al gusto romantico (vedi l'architettura neogotica del fondo); sul soffitto della sala detta la Rotonda dell'Armeria un soggetto tratto dall'Iliade: Giove che fulmina i giganti (affresco molto danneggiato durante l'ultima guerra). Ai lavori di decorazione nel palazzo egli attese fino alla morte; contemporaneamente (1847)operava nella villa reale di Pollenzo, per la cui cappella diede una Madonna delle rose e un Martirio di s. Vittore; per la cattedrale di Novara un S. Biagio. Nel 1845 si era recato in Russia per trame materiale per una grande tela con Il passaggio della Beresina, rimasta incompiuta. Di lui a Brera si conservano due quadri storici: Il cadavere di Manfredi e Carlo d'Angiò.
Morì a Bellagio il 15 sett. 1849.
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