BERENGO, Carlo
Nacque a Venezia, attorno al 1535, da Gregorio e da Elena Frigero. Non era nobile (il ramo patrizio dei Berengo si era estinto qualche secolo prima), ma apparteneva alla cittadinanza "originaria ". Entrò nella carriera burocratica, divenendo notaio ducale. Nel triennio 1563-66 ebbe il suo primo incarico importante: fu segretario dell'ambasciatore veneziano presso il duca di Savoia, Giovanni Correr. Tornato a Venezia, riprese per qualche tempo le sue mansioni burocratiche e sposò una Contarini. Questo matrimonio con una nobile gli dette la possibilità di inserirsi negli ambienti della politica e della diplomazia e di partecipare in modo meno indiretto agli affari pubblici. Nel 1571 infatti si recò in Francia con il suocero, Lunardo Contarini, che compiva il viaggio in qualità di ambasciatore straordinario, ufficialmente per congratularsi con Carlo IX per le sue recenti nozze con Elisabetta d'Austria, ma soprattutto per indurre il re, anche con l'argomento della nuova parentela asburgica, ad aderire alla lega antiturca. La missione, durata due mesi, fu per il B., che vi aveva partecipato come segretario, la premessa per un incarico di maggiore responsabilità. Infatti nel 1572 egli fu nominato residente a Milano,. carica tra le più elevate cui uno che non fosse nobile poteva aspirare. Raggiunse la sede nel giugno del 1572, rimanendovi sino alla fine dei 1573.
La sua attività è documentata da una serie di cinquantaquattro dispacci al Senato, dal 4 giugno 1572 al 3 dic. 1573. Il B. inviò soprattutto informazioni, raccogliendo voci e documenti; ma non mancano nelle sue lettere osservazioni acute e penetranti. Di particolare interesse i dispacci del 1573 che rivelano lo stato di tensione venuto a crearsi tra le autorità spagnole di Milano, allorché Venezia aveva concluso la pace separata con i Turchi. Il B., nonostante l'ostilità che circondava in quel momento la Repubblica, seppe mantenere con molta abilità e con buon senso rapporti cordiali con gli Spagnoli rendendo quindi meno intollerabile sul piano psicologico la decisione veneziana. Le sue informazioni si riferiscono anche ai problemi interni del Milanese e in particolare ai rapporti fra le autorità spagnole e Carlo Borromeo, resi delicati dalle iniziative giurisdizionali dell'arcivescovo.
Alla fine del 1573, per motivi di salute e di famiglia (la morte della moglie, ancora in giovane età, e del figlio di appena due anni), il B. chiese ed ottenne il rimpatrio. Fu sostituito da Ottaviano Maggi.
Tornato in patria, rientrò nei ranghi della burocrazia e contrasse nuove nozze, sposando Elisabetta Zignon. Dal 1586 al 1589 fu segretario del Consiglio dei Dieci. Nel 1589 fu coinvolto in uno dei tanti processi istruiti a tutela della moralità contro la corruzione dilagante, e nel marzo, prevedendo il peggio, si allontanò da Venezia. Fu condannato in contumacia un mese dopo: privato dell'incarico di segretario, fu bandito da tutti i territori della Repubblica. In seguito venne però riabilitato e nel 1593 fu incaricato dal Consiglio dei Dieci della rubricazione e registrazione della corrispondenza diplomatica. Morì negli ultimi anni del secolo, certamente dopo il 1595, anno del suo ultimo testamento.
Fonti: Archivio di Stato di Venezia, Testamenti,1190 (157), 1220 (45), 1266 (4); Ibid., Dispacci degli Ambasciatori al Senato, Milano, f 3, nn. 1-54; Ibid., Consiglio dei Dieci, Criminali (registri): 10 e 25 maggio 1589; Ibid., Secreta: 28 apr. 1593; Ibid., Miscellanea Codici, I, Storia veneta,9, G. Tassini, Cittadini veneziani (la notizia qui riportata di un esilio del B. a Cipro è priva di fondamento ed anzi manifestamente errata per ragioni cronologiche); Ibid., Miscellanea codici, I, Storia veneta, 4, T. Toderini, Genealogia delle famiglie venete.