BESTA, Carlo
Nacque a Teglio (Sondrio) il 17 aprile 1876 da Bortolo, medico, e da Maria Morelli, e studiò medicina all'università di Pavia, alla scuola di grandi maestri, come C. Golgi, C. Forlanini, S. Riva-Rocci. Laureatosi nel 1900, dopo un breve periodo di condotta in Valtellina, nel 1901 ottenne da A. Tamburini un posto di medico praticante nell'Istituto psichiatrico di Reggio Emilia. Iniziò, così, la sua quarantennale attività di ricercatore nell'ambito di una neurologia tutta centrata, come eraallora, sull'indagine istopatologica.
Osservatore acuto e originale, il B. fu autore di una serie di studi di estremo interesse sia nel campo scientifico, sia in quello clinico. Ancora oggi interessano le sue osservazioni sulle variazioni della pressione arteriosa, del polso e della temperatura dei malati di epilessia, osservazioni che valsero a dimostrare la notevole instabilità delle regolazioni neurovegetative di tali pazienti (Contributo allo studio della ipotermia negli epilettici,in Riv. sperimentale di freniatria…,XXVIII[1902], pp. 667-670; Ricerche sopra la pressione sanguigna il polso e la temperatura degli epilettici, ibid., XXXII [1906], pp. 306-324 e 460-487).Non meno importanti le sue indagini sulla genesi della cellula nervosa (Ricerche intorno alla genesi ed al modo di formazione della cellula nervosa nel midollo spinale e nella protuberanza del pollo, ibid.,XXX [1904], pp. 96-119; Sul modo di formazione della cellula nervosa nei gangli spinali dei pollo, ibid., pp. 133 s.; Ricerche intorno al modo con cui si stabiliscono i rapporti mutui tra gli elementi nervosi embrionali sulla formazione dei reticolo intorno della cellula nemosa, ibid., pp. 633-647),sulla struttura della guaina mielinica delle fibre nervose periferiche (Sulla struttura della guaina mielinica delle fibre nervose periferiche, ibid.,XXXI [1905], pp. 569-583; Sulla struttura della guaina mielinica,in Riv. di patologia nervosa e mentale,XVII [1912], pp. 449-465),sulla degenerazione e rigenerazione delle fibre nervose (Sopra la degenerazione o rigenerazione [in seguito al taglio] delle fibre nervose periferiche,in Riv. sperimentale di fretsiatria…,XXXII [1906], pp. 99-132),sulla struttura e costituzione dei plessi nervosi pericellulari e del reticolo endocellulare e sul loro comportamento nei processi patologici sperimentali (Sul modo di comportarsi dei plessi nervosi pericellulari in alcuni processi patologici dei tessuto nervoso, in Riv. di patologia nemosa e mentale,XV [1910], pp. 329-345; Ricerche sul reticolo endocellulare degli elementi nervosi e nuovi metodi di dimostrazione, ibid.,XVI [1911], pp. 341-377; Sul modo di comportarsi dei reticolo pericellulare in alcuni processi patologici del tessuto nervoso, ibid., pp. 604-620). Erano questi, allora, i temi prediletti di una indagine neurologica impegnata nella precisazione morfologica più radicale. Il problema dei metodi di dimostrazione che spesso, con i loro artefatti, inducevano in errore, fu seriamente avvertito dal B.: dotato di grande sensibilità metodologica, valendosi della sua estrema abilità tecnica in istologia, egli poté, con opportuni e originali modificazioni e perfezionamenti di metodi, risolvere difficoltà dimostrative ritenute insuperabili. Nemico di ogni forma di apriorismo e di interpretazione, poté in tal modo raccogliere una gran quantità dì notizie e di dati sperimentali.
Dopo un breve soggiorno a Venezia, il B. fu a Padova in qualità di primario presso Belmondo, rinunciando alla direzione dell'ospedale psichiatrico di Sondrio, di cui aveva vinto il concorso.
A questo periodo appartiene uno dei suoi più importanti lavori, quello sulle vie di associazione cerebro-cerebellari, comprendente fondamentali osservazioni sulla fisiologia del nucleo rosso e dell'oliva bulbare: tali studi, oltre a costituire un modello di rigore tecnico dal punto di vista anatomico, rappresentano un'innovazione tecnica in campo fisiologico in quanto segnano l'inizio di un metodo di ricerche sugli animali mediante il taglio delle formazioni commissurali, che è stato poi ampiamente seguito da altri autori.
Nominato straordinario di clinica neurologica a Messina nell'ottobre 1913, allo scoppio della prima guerra mondiale il B. fu consulente neurologo all'ospedale militare di S. Ambrogio a Milano: convinto che i cerebrolesi di guerra debbono essere seguiti, dopo la guarigione clinica della ferita, con criteri neurologici, egli riuscì con l'aiuto di L. Bianchi, allora ministro della Sanità Pubblica, a costituire con V. Beduschi l'ospedale neu rochirurgico della Guastalla; ivi trovò la preziosa collaborazione del chirurgo P. Rossi e del radiologo E. Viganò. Nel centro neuro-chirurgico della Guastalla il B. ebbe modo di curare e seguire centinaia di cerebrolesi di guerra: dedicandosi al trattamento operatorio, fisioterapico e rieducativo di tali feriti, onde prevenire le complicazioni, diminuire l'entità dei postumi permanenti e renderne possibile la rieducazione motoria e del linguaggio, il B. poneva le basi di quella organizzazione assistenziale che ebbe sede primà a villa Marelli e, dal 1932, nell'istituto Vittorio Emanuele III a Milano.
Dopo la guerra, il B. divise la sua attività fra l'insegnamento a Messina e gli studi a villa Marelli, fino a quando fu chiamato alla cattedra di clinica neuropsichiatrica di Milano.
Intanto, lo studio dei cerebrolesi gli aveva consentito di sviluppare notevolmente le sue indagini sulla fisiopatologia della corteccia cerebrale, specialmente della regione parietale: in un centinaio di feriti esaminati prima e dopo gli interventi neurochirurgici poté determinare l'area corticale lesa e l'influenza esplicata dalle lesioni parietali sulla funzione motrice. Come fatto assolutamente nuovo in lesioni puramente parietali, egli considerava la presenza di sintorni cerebellari, dimostranti l'esistenza di rapporti funzionali importanti tra cervelletto e regione parietale; a sostegno di tali osservazioni anatomo-cliniche, poté dimostrare sperimentalmente che nel cane la sintomatologia dipendente da una lesione cerebellare è aggravata da una contemporanea lesione del giro retrosigmoideo. Attraverso l'esame di ferite cerebellari, ammise per il cervelletto localizzazioni funzionali analoghe a quelle della corteccia cerebrale. Studiando l'epilessia e le ferite cerebrali, poté affermare che le lesioni superficiali danno più facilmente luogo agli accessi convulsivi e che la capacità epilettogena, massima per le lesioni frontali, decresce progressivamente per quelle parietali, temporali, occipitali, gettando in tal modo le basi della odierna dottrina corticale, che dovevano poi ricevere ampia conferma dalle ricerche di Förster, di Penfield, di Goldstein.
I successivi suoi contributi sulla cura chirurgica dell'epilessia e sull'epilessia nei tumori cerebrali lo videro assertore convinto dell'importanza dei nuovi mezzi diagnostici, la pneumoencefalografia, la ventricolografia, l'arteriografia, oggi universalmente adottati e diffusi, ma allora considerati da molti come pericolose e inutili audacie: il B., resistendo alle critiche che gli venivano mosse e correndo il rischio di una certa impopolarità, poté dimostrare con reperti pneumoencefalografici che la sintomatologia tipicamente a focolaio di molti epilettici è sostenuta da processi assai più vasti, che nella zona "epilettogena" hanno soltanto un punto di maggiore risonanza.
La produzione scientifica del B., frutto di minuziose indagini condotte su un materiale vastissimo, è talvolta espressa in comunicazioni schematiche o in note preventive, nelle quali spesso egli omise la descrizione dettagliata dei proprio lavoro analitico o concluse con sintesi e generalizzazioni a volte non convincenti. Il suo più grande merito resta comunque la valutazione precisa dell'importanza dell'indirizzo neurochirurgico, generata oltre che da una esatta percezione del campo e dal profondo intuito clinico, anche dalla sentita necessità sociale di alleviare le sofferenze dei cerebrolesi di guerra.
Il B. morì a Milano il 26dicembre 1940.
Bibl.: Prof. C. B.,in Pensiero medico,XVIII(1929), pp. 881 s.; Prof. C. B.,in La medicina ital.,XII (1931), pp. 201 s.; C. B.,in La settimana medica, XXVIII (1940), p. 1326; G. C. Riquier, C. B.,in Medicimilanesi nella tradizione neuropsichiatrica,in Riv. sperimentale di freniatria e medicina legale delle alienazioni mentali,LXVI (1942), pp. 25-29.