BEVILACQUA ARIOSTI, Carlo
Nacque a Padova il 16 dic. 1803 dal marchese Francesco, del ramo ferrarese trasferitosi a Bologna.
Il padre, nato a Bologna il 6 nov. 1771 ed ivi morto il 10 dic. 1831, era gonfaloniere di giustizia a Bologna nel 1796, e all'approssimarsi delle truppe fiancesi si rifugiò con la famiglia a Padova; tornato a Bologna con la Restaurazione, ricevette di nuovo importanti incarichi per conto del governo pontificio; pur essendo di animo moderato, nel 1831, trovandosi a capo dellamministrazione municipale, accettò di far parte del governo provvisorio che decretò cessato di fatto il dominio temporale. Costretto perciò ad esulare all'arrivo delle truppe austriache, poté tornare a Bologna solo un anno dopo, avendo impetrato il perdono di Gregorio XVI.
Il B., educato in un ambiente conservatore (ebbe maestro tra gli altri il cardinal Mezzofanti), stabilì stretti rapporti di amicizia con gli esponenti del gruppo moderato emiliano (Pasolini, Alinghetti), differenziandosene tuttavia per uno spiccato confessionalismo, che lo rese d'altra parte ben visto negli ambienti vaticani anche dopo la svolta reazionaria del 1848-49.
Pare che appunto per questa sua particolare collocazione politica non riuscisse gradita all'opinione pubblica la notizia che il. B. era stato uno dei sei designati dal prolegato pontificio come deputato per la provincia di Bologna alla Consulta di Stato creata dal nuovo papa Pio IX. La scelta cadde su M. Minghetti e A. Silvani. Nel '48, tuttavia, il B. dimostrò chiaramente di essersi allineato col gruppo dei moderati fautori del giobertiano progetto della lega dei principi e della lotta per l'indipendenza nazionale: in tal senso si esprimeva un indirizzo al pontefice votato ai primì del '48 dal consiglio municipale di Bologna su proposta del B., indirizzo nel quale si chiedeva altresì una "civile e salda costituzione". Scoppiata la prima guerra di indipendenza, il B. fu inviato con altri due membri in deputazione dal municipio bolognese a felicitarsi con Carlo Alberto e col governo provvisorio di Milano, dopo la vittoria di Peschiera.
Con la promulgazione dello statuto nello Stato pontificio e la conseguente istituzione di due camere, il B. il 17 giugno fu nominato dal pontefice membro dell'Alto Consiglio. Dimessosi successivamente, nelle elezioni suppletive nelle Legazioni dei 13 e 14 luglio, venne eletto membro del Consiglio dei deputati. Che egli godesse della stima del pontefice lo si vide chiaramente nel corso dei fatti susseguenti alla tragica fine del ministero Rossi nel novembre del '48: il B., che per protesta contro il silenzio dei nuovo ministero riguardo all'assassinio del Rossi aveva rassegnato le dimissioni da deputato assieme al Minghettì e al Banzi, non appena rientrato a Bologna veniva richiamato da Pio IX, rifugiatosi a Gaeta, a far parte della commissione governativa istituita il 27 novembre col compito di reggere pro tempore tutti gli affari dell'amministrazione governativa.
Tuttavia il B. e lo Zucchi, l'altro bolognese membro della commissione governativa, giunti a Gaeta con un memoriale in cui si suggerivano in linea di massima i passi da compiere per il ritorno alla normalità costituzionale (nomina di un nuovo ministero, desunta regolarmente dalla rinuncia dell'ultimo, adesione al progetto della lega doganale e della federazione politica, dichiarazione del pontefice dì voler rispettare le garanzie costituzionali e di esser pronto a ritornare a Roma), dovettero lasciarlo nelle mani del cardinale Antonelli, che confidò loro dichiarazioni rassicuranti sugli intenti del pontefice. Riuscito vano un tentativo del B. e dello Zucchi di conoscere attraverso il Rosmini, presente a Gaeta, le effettive intenzioni di Pio IX, e le sue reazioni al loro progetto, dimostratasi inutile pure la loro presenza poiché la commissione governativa non fu mai radunata, non restò loro che rassegnarsi a rinunciare all'incarico.
Il B., che ancora alla fine del gennaio dei 1849 sembrava sperare di poter strappare il pontefice all'influenza straniera, riponendo ogni fiducia nell'iniziativa del Piemonte, vista naufragare anche questa speranza, abbandonò Gaeta, preferendo riparare a Torino, indi a Parigi, anziché rientrare a Bologna, dove il controllo della situazione era passato in mano ai democratìci. A Parigi si trattenne sino alla fine del 1850, restando in corrispondenza col Minghetti, che teneva informato di tutte le novità politiche francesi riguardanti le vicende italiane. Al ritorno dal volontario esilio, ai primi del'51 Pio IX gli rinnovò la propria fiducia, nominandolo capo della commissione per lo studio del progetto ferroviario che doveva congiungere Toscana e Lombardo-Veneto passando per le Legazioni, e nel 1852 membro della Consulta di stato per gli affari finanziari, carica che il 13 accettò nonostante il contrario avviso dei suoi amici bolognesi che si andavano orientando verso nuove soluzioni della questione nazionale. Durante la sua permanenza a Roma, giovandosi della familiarità acquisita negli ambienti vaticani, il B. si adoprò per ottenere da Pio IX uri'amnistia per i suoi amici esuli.
Un ruolo del tutto secondario ebbe il B. nel corso delle vicende che prepararono l'annessione delle Legazioni al Piemonte: egli si limitò infatti, sostanzialmente, a fiancheggiare l'azione del Minghetti e del Pasolini, contribuendo altresì a rinsaldare i legami tra il gruppo moderato emiliano, Cavour e Napoleone III, in occasione di un suo viaggio a Parigi nel 1957, in un momento delicato delle trattative tra Cavour e l'imperatore francese. Il B., tuttavia, mantenne una posizione più moderata di quella del gruppo emiliano, mostrandosi più incline degli altri a tentare le vie del compromesso con il papa.
Dopo l'annessione dell'Emilia al Piemonte, con r.d. 18 marzo 1860 il B. fu chiamato a far parte del Senato del Regno d'Italìa: fu assiduo alle sedute sin tanto che il consesso si riunì a Torino e a Firenze, poi, per ragioni di salute. non prese quasi più parte ai lavori parlamentari.
Parte dell'attività del B. si svolse a livello locale, nell'ambito economico-finanziario. Fu infatti tra i promotori della Cassa di risparmio di Bologna, sorta nel 1837, su m0dello dell'analoga istituzione che era stata fondata un anno prima a Roma. Il B. ricoprì la carica di direttore generale del consiglio di amministraziene della cassa dalla fondazione sino alla sua morte, decidendo in merito agli investimenti dei capitali depositati e a tutte le operazioni della Cassa. Dopo due anni di vita' come risulta dalla relazione dello stesso B., il numero dei conti correnti era già arrivato a 5936: ne beneficiavano per la massima parte esponenti del medio ceto cittadino. Fu grazie all'azione precipua del B. che la Cassa riuscì a superare indenne le crisi che la scossero nel 1843, '48, '59, infine nel 1864-67, in concomitanza di avvenimenti politici o finanziari (guerre d'indipendenza, corso forzoso, ecc.). Su sua proposta, nel '58, furono elevati i limiti dei depositi; dopo l'unità, ottenuto dal nuovo Stato il riconoscimento della cassa come ente morale, vennero estese le operazioni nel settore del credito fondiario e di quello agricolo (per il primo, nel '66, con l'attuazione della legge Berti nelle provincie di Bologna, Ferrara, Foril, Modena, Reggio Emilia, Macerata, Pesaro, Ancona; per il secondo, nel '71), particolarmente importanti per l'economia della regione imperniata sull'agricoltura. Sempre nell'ambito delle operazioni finanziate dalla cassa e promosse dal B. va ricordata la creazione della Banca Pontificia per le Legazioni nel 1855: tra i sottoscrittori del capitale sociale figura il B. stesso, accanto ad esponenti del vecchio e nuovo ceto privilegiato. La Banca non ebbe tuttavia grande fortuna, mentre la Cassa di risparmio andava consolidando la propria situazione, sino a diventare uno dei più importanti istituti in Italia.
All'azione precipua del B. va ascrítta anche la creazione dei primi asili infantili, a Bologna, nel 1847, contro la recisa opposizione del governo pontificio che in essi, come in ogni altro genere di scuola non direttamente controllata dal clero, vedeva strumenti di innovazione forieri di pericoli.
Membro del consiglio municipale e di quello provinciale per lunghi anni, il B. fu anche presidente delle Belle Arti e direttore del Liceo Filarmonico, e in tal veste divenne intimo amico di Rossini, del quale fu esecutore testamentario assieme al Minghetti.
Il B. morì il 13 sett. 1875 a Ginevra.
Fonti e Bibl.: Carte del B. sono presso l'arch. familiare, a Bologna. Una novantina di lettere del B. al Minghetti sono conservate nelle Carte Minghetti, nella Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio a Bologna. Non esiste una biografia accurata del B.; sommarie notizie in Diz. del Ris. naz., II, pp. 274 s.; C. Belloni, Diz. stor. dei banchieri ital., Firenze 1951, ad vocem. La biografia di T. Sarti in Il parlamento subalpino e nazionale, Temi 1890, p. 125, ricalca a grandi linee la commemorazione del B. tenuta dal vicepresidente del Senato F. M. Serra nella seduta dei 6 dic. 1875 (in Atti Parlamentari. Senato. Discussioni, legislatura XII, sess. 1874-75, pp. 2322 s.).
Sull'attività politica del B. si vedano le numerose testimonianze dei contemporanei: L. C. Farini, Lo stato romano dall'anno 1815 all'anno 1850, Firenze 1851, II e III, passim; A. Rosmini, Della missione a Roma negli anni 1848-49, Torino 1881 (nell'appendice dei documenti, sub LV il Rosmini pubblica il memoriale del B. e dello Zucchi a Pio IX del 22 dic. 1848); M. Minghetti, I miei ricordi, Torino 1888, passim; G.Pasolini, Memorie, Torino 1915, passim; Carteggio tra M. Minghetti e G. Pasolini, a cura di G.Pasolini, Torino 1924, passim; F. Bottrigari, Cronaca di Bologna,a c. di A.Berselli, Bologna 1960, passim. Qualche cenno sulla posiz. del B. nel periodo prequarantottesco in A.Berselli, Movim. polit. a Bologna e nell'Emilia dal 1815 al 1859, in Conv. di Studi sul Risorg. a Bologna e nell'Emilia, 27-29 febbr. 1960, Bologna 1960, I, pp. 206 s., 214.
Sull'attività economica del B. e sulle sue iniziative benefiche, cfr. oltre ai ricordi del Minghetti (I, pp. 92 s.) e al Carteggio Minghetti-Pasolini, II, pp.17 s., le pubblicazioni della Cassa di Risparmio di Bologna: Rapporto del consiglio di amministrazione della Cassa di risparmio sulla gestione dell'anno 1839…, Bologna s.d.; La Cassa di risparmio di Bologna nei suoi Primi cinquant'anni, Bologna 1887, passim. Qualche cenno sulla costituzione della Cassa di risparmio in D. Demarco, Il tramonto dello Stato Pontificio. Il Papato di Gregorio XVI, Torino 1949, pp. 121 ss., e in E. Piscitelli, Aspetti di vita economica bolognese (1815-1859), in Convegno di studi sul Risorgimento, II, pp. 729 ss.