BONONE (Bononi), Carlo
Secondo la concorde testimonianza delle fonti nacque a Ferrara nell'anno 1569. Le notizie e i documenti riguardanti la sua vita e la sua attività sono piuttosto scarsi, limitandosi all'indicazione dell'alunnato presso G. Mazzuoli, detto il Bastarolo, e di viaggi di studio a Roma, Bologna, Parma, Verona e Venezia. Non sicuramente identificabile l'Annunciazione dipinta nel 1611 su commissione del marchese Bentivoglio per la chiesa di S. Bartolomeo di Modena (Campori), ci si può giovare di sicuri riferimenti cronologici soltanto per l'attività matura dell'artista, a partire dai grandi cicli decorativi della chiesa di S. Maria in Vado a Ferrara, del 1620-21, e della Madonna della Ghiara di Reggio Emilia, del 1622.
Il discepolato presso il Bastarolo, asserito dalle fonti, trova conferma nelle opere del B., soprattutto in quelle che si possono ritenere piùantiche, come l'Apparizione dell'immagine di san Domenico a Soriano, nella chiesa dedicata al santo a Ferrara, ed il Martirio di San Paolo della galleria Schönborn a Pommersfelden. Di diretta derivazione bastarolesca sono infatti i tipi femminili della prima pala e la complessa inscenatura compositiva della seconda. Ma il giovane pittore, appena ventenne, privo della guida del maestro, annegato nel Po nel 1589, dovette volgere la sua attenzione anche allo Scarsellino che, più anziano di quasi trent'anni, era allora il pittore più celebre di Ferrara. Da lui il B. trasse lo schema conipositivo della Madonna con i ss. Giorgio e Maurelio del Kunsthistorisches Museum di Vienna e della Natività della Vergine della chiesa parrocchiale di Bagnolo Po (Rovigo), ed anche, cosa di fondamentale importanza, le audaci soluzioni cromatiche improntate a un caldo venezianismo e già volte a scioltezze secentesche. Il raggio dei suoi interessi dovette estendersi ben presto fino a Bologna, poiché in qualcuna delle opere ricordate sembra di vedere un riflesso dei Carracci, saliti in fama nel penultimo decennio del Cinquecento.
Seguire lo svolgimento stilistico dell'artista è piuttosto difficile, per l'assoluta mancanza di riferimenti cronologici per i primi quindici anni della sua attività. È molto probabile, tuttavia, che parte di questi anni siano stati spesi nei viaggi di istruzione di cui parlano le fonti. Particolarmente importante dovette essere quello a Roma, della durata di "due anni e qualche mese" secondo il Baruffaldi, che si può ritenere compiuto nel primo decennio del Seicento (Novelli, 1955), Poiché il B. ne riportò una copia della Deposizione eseguita dal Caravaggio nel 1604 per la chiesa di S. Maria in Vallicella, copia segnalata dalle antiche guide in S. Spirito a Ferrara (ora frammentaria nei depositi della locale Pinacoteca).
Una indiretta conferma al viaggio romano del B. sembra fornita dalle tre grandi tele con Storie di san Paterniano della chiesa omonima di Fano, per le quali è stata proposta una datazione sul 1610-12. In esse vi è infatti un chiaro riflesso del luminismo del Caravaggio e dei suoi primi seguaci, il Gentileschi, il Borgianni, il Saraceni, sia pure immesso entro quegli schemi di fondo manieristico ai quali il B. rimase fedele per tutta la vita. Nel caso particolare, è evidente un'adesione ai modi del Lilli, del Boscoli e del Pomarancio, attivi appunto nelle Marche (Emiliani, 1959, pp. 250, 254 s.).
All'inizio del secondo decennio del Seicento il B. è sicuramente di nuovo in Emilia. Nell'ottobre del 1611 invia, come s'è detto, un'Annunciazione aModena, identificabile forse con quella ora nella parrocchiale di Gualtieri, e lungo il corso del decennio sembra si possa datare un importante gruppo di pale d'altare, accomunate dalla disposizione in diagonale delle figure, poste ad arabesco in uno spazio fluido e profondo, e dalla fantasiosa gamma cromatica, che sembra riflettere una personale, diretta esperienza del colorismo veneto.
Sono: il Cristo morto sostenuto dagli angeli con i ss. Sebastiano e Bernardino del Museo del Louvre a Parigi, la Vergine di Loreto con i ss. Giovanni Evangelista,Giacomo Maggiore e Bartolomeo del Museo di Tolosa (di cui si ignora la collocazione originaria), il Miracolo di s. Gualberto della Pinacoteca di Mantova (già nel convento di S. Orsola), che ci fornisce il primo riferimento cronologico, essendo databile quasi sicuramente al 1614 (D'Arco, 1859).
Nel 1615 il B. è documentato a Ferrara (Donato da San Giovanni da Persiceto, 1956), ma subito dopo dovettero intensificarsi i suoi rapporti con Bologna, dove è chiamato a partecipare alla decorazione di S. Salvatore. Esegue per questa chiesa un S.Gerolamo, un S.Sebastiano ed una grande pala con l'Ascensione di Cristo, che nell'ampio respiro compositivo e nelle studiate forme degli astanti riecheggia l'Assunta che Guido Reni aveva dipinto fra il 1616 ed il 1617 a Bologna, per i gesuiti di Genova (Emiliani, 1959, p. 252; Mahon, 1968).
Prima dello scadere del decennio cade anche l'impresa più importante e celebrata del B. a Ferrara: la decorazione del catino absidale e della navata centrale di S. Maria in Vado. Iniziata probabilmente nel 1617, e già compiuta nel '20-21 (Superbi, Guarini), quest'opera occupa un posto molto importante non solo nello svolgimento dell'attività dell'artista, ma anche nel contesto della pittura emiliana del Seicento, poiché segna l'apertura verso forme protobarocche. Nel 1622 (L. N. Cittadella, 1864) venivano commissionati al B. anche i quattro quadri del coro (Nozze di Cana,Sposalizio della Vergine,Riposo in Egitto,Gesù fra i dottori), ma il pittore, sempre più impegnato, vi lavorò molto lentamente: lo Sposalizio venne compiuto solo dopo la sua morte dall'allievo Alfonso Rivarola detto il Chenda.
Il fare magniloquente e grandioso di S. Maria in Vado appare ancora accentuato nella decorazione della cappella Gabbi, o dell'Arte della Seta, della Madonna della Ghiara di Reggio Emilia, alla quale il B. fu chiamato, in sostituzione del Guercino, nel 1621. La condusse a compimento fra l'ottobre ed il marzo dell'anno successivo, eseguendo i Quattrodottori della Chiesa, le Otto beatitudini, la Potestà spirituale: opere in cui è rilevabile una certa tangenza di interessi stilistici col Tiarini, contemporaneamente attivo nella medesima chiesa (Ghidiglia Quintavalle, 1959). È tuttavia difficile stabilire il rapporto del dare e dell'avere fra i due artisti, dato che le analogie possono essere imputate al fatto che entrambi passarono attraverso la fondamentale esperienza di Lodovico Carracci.
Negli anni che seguirono il pittore dovette dividere il suo tempo fra Reggio, Modena e Ferrara, impegnato nell'esecuzione di grandi pale.
Ricordiamo fra esse l'Adorazione dei pastori e la Madonna di Loreto coi ss. Francesco,Bartolomeo,Giovanni Evangelista e Sebastiano per la chiesa di S. Prospero di Reggio, del 1623, ed il S.Sebastiano per la cattedrale di Reggio, dell'anno dopo (Malaguzzi Valeri, 1892); Un miracolo della Madonna del Carmine, eseguito fra il 1624 e il 1627per S. Maria della Misericordia di Carpi, la Sacra Famiglia con le ss. Caterina,Barbara e Lucia, commissionata nel 1626dalla duchessa Eleonora d'Este per la chiesa di S. Domenico di Modena (ambedue ora nella Galleria Estense), capolavori della piena maturità del pittore, che vi prodiga le fantasiose risorse del colorismo della tradizione ferrarese, arricchendolo delle esperienze luministiche correggesche, rivissute attraverso i Carracci ed in particolare lo Schedoni (Pallucchini, 1945).
Nel 1630 il B. era a Ferrara per fare la stima e l'inventario delle pitture del palazzo dei Diamanti da mandare a Modena (A. Venturi, 1883, p. 124).
Con il S.Lodovico che scongiura la peste commissionato dal Maestrato di Ferrara, ora al Kunsthistorisches Museum di Vienna, datato 1632 e rimasto incompiuto, si conchiude l'attività del B. che muore a Ferrara il 3 sett. 1632 (Frizzi, 1848).
Pittore aperto e sensibile agli avvenimenti artistici del suo tempo, il B. rimase tuttavia costantemente fedele alla gloriosa scuola ferrarese della quale può considerarsi l'ultimo valido rappresentante.
Fra gli allievi del B. è da menzionare il nipote Lionello, figlio del fratello Ippolito. Secondo C. Cittadella "fioriva nel 1630"; di lui si ha una sola notizia documentaria, relativa ad un pagamento per gli apparati funebri di Guido Villa, nel 1649 (L. N. Cittadella). Secondo gli storiografi ferraresi, si giovò ampiamente nella sua attività pittorica dell'aiuto diretto dello zio ed alla sua morte ne ereditò un gran numero di disegni, di cui continuò a servirsi. Non si conoscono opere sicure; della decina circa, citate dalle guide locali fino a tutto il Settecento, parte iniziate dallo zio, parte completamente di sua mano, ne rimangono solamente due, di attribuzione discussa. Il Cristo in gloria con i ss. Pietro e Paolo, già nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo detta dei Mendicanti a Ferrara, ora nell'Istituto della Provvidenza, che il Brisighella ed il Baruffaldi asserivano eseguito da Lionello su disegno di Carlo e da lui completamente "ritoccato", è assegnato da tutti gli storiografi successivi (Barotti, Scalabrini, C. Cittadella) a Carlo, al quale è stato confermato anche recentemente (Emiliani, 1962, p. 49). Lo Sposalizio della Vergine della chiesa di S. Francesco, attribuito a Lionello da C. Cittadella e dallo Scalabrini, è dato dal Baruffaldi a Camillo Berlinghieri e dal Barotti alla scuola del Bononi. In tempi recenti (Mezzetti, 1962)èstata riferita a Lionello, sia pure con riserva, la Decollazione di s. Giovanni Battista nella chiesa di S. Siro a Genova, che ripete quasi letteralmente la composizione del B. di uguale soggetto nella chiesa del Rosario di Comacchio, e che per il generale scadimento della qualità è da ritenersi di un imitatore.
Secondo le fonti ferraresi anche un altro dei numerosi nipoti del B., Carlo, figlio del fratello Smeraldo, fu indirizzato alla pittura, ma non si ha notizia di nessuna sua opera (C. Cittadella asserisce che "troppo presto se ne stancò, perché non rendevagli subito profitto").
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