BORGHI, Carlo
Nato a Milano il 12 sett. 1851. Dopo gli studi al liceo Parini si laureò in legge a Pavia nell'anno 1871. Già dal dicembre 1867 faceva parte del gruppo di giovani che, in veste di finanziatori ecollaboratori allo stesso tempo, fondavano a Milano La Palestra letteraria con direttore L. Perelli. Sulle colonne della rivista si rivelerà il Dossi, e sotto lo pseudonimo di Cesare Bruni il B. pubblicherà le prime cose: nel 1867 su consiglio del Rovani una novella in versi sciolti, Aroldo, e nel 1868 un'altra novella in sciolti, La battaglia di Tagliacozzo - si tratta di versi ancora incerti, che risentono di un gusto genericamente classicista - oltre ad alcuni saggi, risultato dei suoi studi storico-critici e filosofici.
Gli scritti, prima della pubblicazione sulla Palestra, venivano sottoposti al giudizio di una commissione, della quale fecero parte tra gli altri V. Bersezio, Cletto Arrighi, G. Prati, F. Dall'Ongaro, G. Rovani, N. Tommaseo, F. D. Guerrazzi, L. Settembrini, ai quali in seguito si aggiunsero il Carducci, l'Aleardi, C. Correnti, A. Fusinato, T. Mamiani. La stessa composizione della commissione è indicativa dell'orientamento della rivista, eclettico, irrequieto, intenzionalmente teso verso esperienze di tipo nuovo, ma pronto a utilizzare allo stesso titolo modalità letterarie del tutto divergenti.
Cessata dopo quattro anni la pubblicazione della Palestra, ilB. collaborò per un breve periodo al Convegno e alla Rivista repubblicana di A. Ghisleri e G. Rosa. Nel gennaio 1876 con un gruppo di amici, tra cui E. De Marchi (più tardi si unì a loro L. Capuana), fondò il quindicinale Vita nuova, che vivrà nel clima delle polemiche suscitate dalla comparsa delle Odibarbare, dei Postuma del Guerrini e delle dispute letterarie sorte tra realisti e classicisti.
In questa fase il gusto del B. si accostò alle nuove correnti scapigliate, scoprì il romanzo francese conservando una speciale predilezione per Balzac ma sviluppando una certa tensione verso il nuovo modello proposto da Zola. Del giornale, che uscirà fino al 28 giugno 1878 (nel dicembre 1877 si fuse col Preludio di Cremona, ma i titoli si affiancarono nella nuova testata), il B. presenterà i propositi nel primo numero. La sua posizione risulta però definibile, oltre che dalla sua collaborazione, anche attraverso la fisionomia del giornale che, rispetto a fogli come La Farfalla di Cletto Arrighi o al tronconiano Lo Scapigliato, si pose in posizione moderata, disposto a battersi nella direzione di un realismo capace di non lasciar coinvolgere nella polemica antiborghese l'ossequio verso gli alti ideali e verso i parametri di una sicura morale.
Sulla Vita nuova ilB. pubblicò gran parte delle sue poesie e s'impegnò in una analisi delle nuove correnti letterarie, seguendo con particolare attenzione il "caso" Praga, nella valutazione del quale, in accordo col De Marchi, e contrastando la moda corrente, tentò di mantenere separate biografia e opera per smontare lo schema alquanto esterno del "poeta maledetto" e metterne in luce le più autentiche qualità di innovatore. Lo stesso rigorismo critico verso tutto ciò che di esterno contribuiva a creare il mito del poeta scapigliato il B. ostentò anche nella propria produzione. Il Guarnerio (nella prefazione a Inmemoriam)parla di "poesia pensata", ma nella produzione poetica del B. il moralismo finisce quasi sempre per irrigidire le immagini, e le sfumature ironiche abbastanza tipiche nei nuovi poeti qui non sono che strumenti per impedire il dilagare del sentimentalismo e come tali del tutto sterili. Allo stesso modo i convincimenti politici e morali e la vivacità critica si congelano spesso in una invettiva per nulla mediata da ragioni poetiche.
Il Croce troverà nella poesia del B. "...qualcosa di poetico che si abbozza nel fondo dell'anima dell'autore..." senza che arrivi mai a compimento, e un "momento di giovanile ribellione... presto delusa del programma dei ribelli". Il Turati, amico del B. e presumibilmente attento alla produzione poetica fin verso il 1880 (fu autore di un volumetto di versi pubblicato nel 1883), in una lettera al Ghisleri giudica negativamente la raccolta Incammino (Torino 1880; poi Roma 1883; poi in In memoriam), pur avendo presente il giudizio contrario del Cameroni che considera partigiano a causa della amicizia col B. oltre che per motivi di attacco polemico indiretto ad altro genere di poesia.
Quando cessarono le pubblicazioni della Vita nuova, ilB. iniziò una serie di viaggi in Italia e all'estero; nel 1878 visitò a Parigi l'Esposizione di Belle Arti. Le impressioni di viaggio, paesaggi e riflessioni sono alla base delle raccolte Primefantasie,Quadri e fantasie,Munduspatria (tutte edite sotto il titolo In cammino), in cui il Croce sentirà l'eco dell'arte di E. Praga; diverse serie di bozzetti e paesaggi pubblicherà poi sulla Illustrazione italiana. In questa fase si stabilizzò l'interesse del B. per le arti figurative. Fu critico concorde delle nuove correnti in pittura e in scultura nel volume La prima vittoria: ricordi dell'Esposizione di Torino, Roma 1881; nello stesso anno, in occasione dell'Esposizione nazionale di Milano, scrisse la monografia Palazzi e monumenti per il volume Milano (ediz. Ottino); fece parte della giuria del premio Principe Umberto a Brera e venne incaricato di leggere la relazione che lo conferiva al pittore F. Carcano. Il suo amore per le nuove tendenze lo spinse a mettere insieme una notevole collezione con lavori del Cremona, del Grandi, del Carcano, del Gignous, ecc. Nel 1883 assunse a Roma l'incarico di segretario del Comitato per l'esposizione universale di Belle Arti. Nel febbraio 1882 il suo gusto per la satira lo unì ai fondatori del Guerin Meschino, giornale umoristico che, coltivando l'ideale del Porta, dai fatti di cronaca cittadina allargava il suo intervento alla satira politica della vita nazionale. Nel clima delle delusioni politiche della vita italiana postrisorgimentale, nella sfiducia nei vecchi partiti e nelle trasformistiche pratiche parlamentari, i tentativi di fondare un nuovo partito trovano sbocco per il B. nella fondazione del quotidiano Italia, di cui fu direttore (dicembre 1882).
Aveva per sottotitolo "giornale per il popolo" e si definiva indipendente (anche se La Farfalla,Cronaca Varesina e Il Mare repubblicano lo individuarono senza esitazioni come monarchico). Assai eloquente era lo stesso B. sui propositi del giornale: "…il moto popolare si impone, è una legge storica, inesorabile. Seguire questo moto perché sia progresso e non distruzione, soddisfarlo e dirigerlo perché sia riforma, e non prorompa in sommossa, - ecco il compito della vera libertà" (cfr. prefaz. a In memoriam).
Negli ultimi anni, in vista di un romanzo al quale pensava come coronamento della sua attività letteraria, il B. scrisse alcune novelle che gli amici pubblicheranno riordinando gli appunti, scegliendo tra le varianti e i rifacimenti (In cammino: novelle postume, Milano 1884). In questi racconti si ritrovano solo embrionalmente gli stimoli verso quelle nuove direzioni che a livello teorico egli aveva tentato di comprendere e di assimilare.
Il B. morì a Milano il 6 apr. 1883.
Fonti e Bibl.: C. B. 6 Aprile 1883, Milano 1883; In Memoriam, a c. di P. E. Guarnerio, Milano 1893; B. Croce, Aggiunte... [XXVIII], in La Critica, XXXV (1937), pp. 351-54; I poeti minori dell'Ottoc., III, a c. di E. Janni, Milano 1958, pp. 48-52; P. C. Masini, La scapigliatura democr. Carteggi di Arcangelo Ghisleri, Milano 1961, ad Indicem; E.Gennarini, La scapigliatura milanese, Napoli 1961, pp. 80 ss.; F. Nasi, Il peso della carta, Bologna 1966, ad Indicem; G.Mariani, Storia della scapigliatura, Caltanissetta-Roma 1967, pp. 765, 876 ss. Per le vicende e le caratteristiche della Vita nuova, cfr. G. Lucchini, La Vita nuova. Giornale di cultura e d'arte, Bellinzona 1939; sulla Palestra letteraria, vedi G. Mariani, Storia della scapigliatura, p. 755 n. 21.