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BOSSOLI, Carlo

di Franca Dalmasso - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)
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BOSSOLI, Carlo

Franca Dalmasso

Nacque da Pietro e Maria Bernasconi a Lugano il 6 dic. 1815 (cfr. atto di battesimo, in Donati, 1959, p. 23 n. 3). La famiglia emigrò nel 1820 c. a Odessa, dove il B. fece i primi studi; divenne quindi (1826) commesso presso un libraio e mercante di stampe, cominciando per conto proprio a esercitarsi nel disegno. Verso il 1828 passò a lavorare presso uno scenografo italiano allievo di A. Sanquirico, di cui si ignora il nome. Poco dopo si mise a lavorare per conto proprio. Le prime vendite di suoi dipinti sono dell'anno 1833.

Esecutore rapido e infaticabile, oltre alle scenografie e decorazioni d'ambienti, il B. trattò la figura e quello che sarà il tema a lui più congeniale, la veduta panoramica, fin d'allora preferendo la pittura a tempera. Si rese noto con i "cosmorami", grandi vedute panoramiche di Odessa, da guardarsi entro una specie di camera ottica, che egli chiamò "vedute ottiche".

Nel 1839 il B. fu in Italia, a Napoli e in particolare a Roma, dove eseguì una serie di vedute e litografie. Nuovamente in Russia, ebbe molte commissioni di dipinti da parte della nobiltà. Per ragioni familiari, nel 1843 lasciò la Russia e dopo varie soste (una tempera, con Veduta di Roma datata 1844, è nel Gabinetto naz. delle Stampe: cfr. E. Beltrame-Quattrocchi, Disegni dell'Ottocento..., Roma 1969, p. 67), si stabilì definitivamente nel 1844-45 a Milano. Nel 1851-52 viaggiò per quasi tutta l'Europa, riportando, come sempre, gran numero di schizzi e studi. Nel 1851 aveva pubblicato a Torino un album di 12 stampe da lui disegnate, con Vedute della città e un grande Panorama di Torino (litografia); l'anno dopo il governo sardo lo incaricò di una serie di dipinti con Vedute della linea ferroviaria Torino-Genova (Roma, Museo ferroviario); ne furono poi tratte 15 litografie (Views on the railway between Turin and Genoa, Day & Son, London 1853). Quando il governo austriaco ordinò lo sfratto dei Ticinesi, nel 1853, il B. si trasferì a Torino. Nel '55, sfruttando un argomento di attualità, eseguì una serie di Vedute della Crimea, servendosi di materiale degli anni giovanili; tradotte in litografia, pubblicate a Londra l'anno dopo da Day & Son (The beautiful scenery and chief places of interest throughout the Crimea...), determinarono la sua fortuna in Inghilterra.

In questo periodo il B. visse per lo più a Londra (tre vedute firmate e datate 1856 - Alt-na-Guithasach e Loch muick,Ballater e Buckingham Palace - sono conservate nella Royal Library del castello di Windsor), ma continuando a viaggiare per l'Europa e anche in Medio Oriente. Nel 1859 fu al seguito dell'esercito francosardo, con l'incarico, da parte degli editori Day & Son, di illustrare gli avvenimenti bellici in Italia: ne risultarono quaranta litografie a colori (The war in Italy, London 1859; pubblicate dal Donati, 1959, con i disegni preparatori). Tra il 1860 e il 1861, per incarico di Eugenio di Savoia-Carignano, eseguì 105 quadri (quasi tutti tempere), con soggetti delle Campagne del '59-'60-'61 (Torino, Museo Naz. del Risorgimento; i taccuini con disegni preparatori sono di proprietà parte del Banco di Roma per la Svizzera, parte di privato a Milano; pubbl. dal Donati, 1960). A Torino, fin dal 1852, lavorò per la famiglia reale, ricevendo, il 9 maggio 1862, la patente di "pittore reale di storia". Espose alla Promotrice di Belle Arti di Torino nel 1847-48, nel 1851-52, nel 1855, nel 1884 (retrospettiva nel 1892), e alla Royal Academy di Londra dal 1855 al 1859.

Di mano del B. esiste un Catalogo dei dipinti eseguiti... in Russia,Italia,Francia ed Inghilterra dal 1833 al 1880; e inoltre un Inventario di oggetti, dipinti, vedute ottiche, dei beni, insomma, che erano nella sua casa di Torino prima del trasloco in una "palazzina in stile moresco che egli progettò e dipinse esternamente a fresco" (oggi distrutta; cfr. Donati, 1959, pp. 16, 25 n. 18), oltre a una Lista dei suoi clienti (tutto proprietà Ferrazzi, Falconara Marittima).

Morì a Torino il 1º ag. 1884.

Il tirocinio come scenografo fu determinante per il B. e si riflette nei caratteri, appunto, scenografici della sua produzione. I suoi modi, da collocare nell'ambito del primo Romanticismo, non presentano rapporti chiaramente puntualizzabili; si possono cogliere affinità con vedutisti quali G. Migliara sia per la comune influenza del Sanquirico (sebbene mediata nel B.) sia per elementi propriamente stilistici. La maggior parte delle tempere è eseguita sulla base di schizzi dal vero, spesso assai gustosi e, per scrupolo di precisione, spesso corredati da note. Ne deriva il valore documentario dell'opera, da porsi per altro sul piano modesto di garbata illustrazione, non esente da meccanicità e ripetizioni. Molta sua produzione (specie giovanile) ha ubicazione ignota. Numerosi dipinti e litografie sono in Inghilterra, in collezioni e sul mercato, a Torino nella Galleria d'arte moderna del Museo civico (L. Mallè, I dipinti della Gall. d'arte moderna, Torino 1968, pp. 81 s.) e al Museo del Risorgimento (105 tempere), a Milano nel Museo di Milano. Si citano ancora: Monviso, 1880, e Sulle rive del Bosforo (Torino, coll. Ostorero), Veduta di Torino dalla collina (Torino, coll. Leumann); Vedute della Grecia (Milano, proprietà Candia).

Fonti eBibl.: Una dettagliata biografia si ricava dai due volumi pubblicati, a cura del Banco di Roma per la Svizzera, da U. Donati, La guerra del cinquantanove..., Lugano 1959 (a pp. 11-16 trascrive il ms. conservato a Falconara Marittima, presso M. Ferrazzi con la Vita del B. scritta dal nipote F. E. Bossoli anch'egli pittore [Odessa marzo 1830-Torino 6 nov. 1912]), e La guerra del sessanta e sessantuno nei disegni di C. B., Lugano 1960. Vedi anche: M. Bernardi, C. B., in Agorà, III (1947), 12, p. 10; E. Lavagnino, L'arte moderna, I, Torino 1956, p. 435; C. Maltese, Storia dell'arte in Italia, 1785-1943, Torino 1960, p. 144; L'unità d'Italia. Mostra storica (catal.), Torino 1961, pp. 331-335; L. Mallè, Pittori piemontesi dell'800, Milano 1967, ad vocem;V. Moccagatta, C. B., in Torino, XLIV (1968), 4-5, pp. 50-54; Catalogo Bolaffi della pitt. ital. dell'Ottocento, n. 2, Torino 1969, p. 56.

Vedi anche
Pastróne, Giovanni Pastróne, Giovanni. - Regista (Montechiaro d'Asti 1883 - Torino 1959), tra i pionieri del cinema italiano. Esperto contabile e tecnico inventivo, fondò l'Itala Film, per la quale, dopo alcune prove di regia (La caduta di Troja, 1911; Padre, 1912), realizzò nel 1914 Cabiria (firmato con lo pseud. Piero ... Lombróso, Cesare Lombróso ‹-so›, Cesare. - Psichiatra e antropologo italiano (Verona 1835 - Torino 1909); docente di psichiatria a Pavia (1862), direttore dell'ospedale psichiatrico di Pesaro (1871), fu ordinario a Torino di medicina legale e igiene pubblica (1876), di psichiatria (1896) e infine di antropologia criminale ... Giacósa, Giuseppe Giacósa ‹-ʃa›, Giuseppe. - Narratore e drammaturgo (Colleretto Parella, od. Colleretto Giacosa, 1847 - ivi 1906). Il suo teatro passa dalla rievocazione del mondo storico, soprattutto medievale (Una partita a scacchi, 1873; Il Conte Rosso, 1880; La signora di Challant, 1891; ecc.), al naturalismo e allo ... Cavour, Camillo Benso conte di Statista (Torino 1810 - ivi 1861). Ufficiale del genio (1827-31), fece il suo ingresso in politica nel 1847, fondando il giornale Il Risorgimento. Deputato (1848, 1849), fu più volte ministro (1850, 1851) e presidente del consiglio (1852). Nel 1860 assunse il pieno controllo diplomatico dell’impresa ...
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  • Bòssoli, Carlo
    Enciclopedia on line
    Pittore (Lugano 1815 - Torino 1884). Brillante vedutista e felice illustratore dei fatti storici contemporanei, si ispirò alla maniera di S. Migliara. Opere, fra l'altro, alla Gall. d'arte moderna di Torino (episodî della guerra del 1859).
Vocabolario
bòssolo¹
bossolo1 bòssolo1 (region. bùssolo) s. m. [lat. tardo bŭxis -ĭdis, dal gr. πυξίς -ίδος, propr., in origine, «vasetto di bosso (πύξος)»; v. pisside]. – 1. Vasetto o barattolo di legno (talora anche d’altra materia), usato per votazioni o...
bòssolo²
bossolo2 bòssolo2 (region. bùssolo) s. m. – Variante tosc. di bosso (nei sign. 1 e 2, pianta e legno): la forma d’un laberinto, circondato di bossoli alti due braccia e mezzo (Vasari).
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