CASALICCHIO, Carlo
Scarse notizie biografiche si hanno di questo gesuita, nato a Sant'Angelo le Fratte, in Basilicata, nel 1626. Dopo aver compiuto regolari studi teologici, intraprese il noviziato a Napoli nel 1651, e a Napoli risiedé per tutta la vita alternando le funzioni sacerdotali alla pratica dello scrittore di cose religiose e profane, alle quali veniva sollecitato da una buona conoscenza della letteratura latina (Orazio, Giovenale, Marziale), italiana (la novellistica cinque e seicentesca, Daniello Bartoli e la prosa dei predicatori), spagnola (soprattutto filtrata attraverso la lettura di Gracián).
Poco più di una pia esercitazione è la prima opera del C. data alle stampe: Gli stimoli del santo timor di Dio. Cavati da scelte istorie dello sdegno divino. Usato contro diversi peccatori nel punto della morte (Napoli 1669, e più volte ristampato), ove pure è dato scorgere un tipico procedimento della retorica del C., volta a una pacata e quasi familiare dissuasione dai vizi del mondo, orientata verso un ideale di civile conversazione più che vertente sui luoghi tragici solitamente frequentati nel solco della tradizione. Tali intenzioni si precisano nella seconda e più famosa opera del gesuita: L'utile col dolce cavato da' detti e fatti di diversi homini savissimi, che si contiene in tre Decade di argutie... Per ricreatione e spiritual profitto di tutti, e consolatione specialmente de' tribolati ed afflitti, e per efficace antidoto contro la peste della malinconia (I-II, Napoli 1671-78, e poi 1687, 1696; Venezia 1733 e 1741).
In una avvertenza dell'autore "a chi legge" lo scrittore dichiara in questi termini il proprio ideale civile e letterario: "Certo è che nell'occasione di trattare con i tuoi pari e di conversar con gli altri non hai da fare il taciturno, lo scortese, l'inurbano, e ciò né lo vuole la convenienza, né la creanza di gentiluomo, di cavaliere, di persona insomma, civile e ben creata, ma più presto hai da trattare con somma avvenenza e cortesia, tutto insieme, però, sicut decet sanctos, senza parole immonde, senza porre in burla l'evangelio, come se fossi un eretico o un gentile, senza porre in risibile le cose spirituali e senza nominare ogni tre parole cose che fan vergognare non solo gli uomini che han fede e che professano la religione cristiana, ma anche i barbari". È abbastanza evidente in questa prefazione l'intento di cauterizzare in senso moralistico un genere letterario tradizionalmente caustico e irriverente come la novella, fuorviandola magari dalla sua vocazione narrativa e piegandola invece alle dimensioni del breve aneddoto, dell'arguzia edificante, il cui significato utile - lungi dall'equilibrio della formulazione oraziana - finisce sempre col prevaricare la piacevolezza dell'invenzione. Sulla fantasia non eccezionale del C. (vengono pigramente riproposti luoghi desunti non soltanto dal Discreto e dal Criticón del Gracián nonché dal Libro de todas las cosas y otras muchas más di Quevedo, ma - secondo i rilievi del Mele - anche dal Conde Lucanor di Juan Manuel, dal Lazarillo de Tormes, dal Sobremesa y Alivio de caminantes di Juan de Timoneda, dalla Floresta española di Melchor de Santa Cruz, dalla Silva curiosa di Julian Medrano) prevale allora il tono apparentemente spigliato, di fatto catechistico, del discorso; ma ad una lettura non frammentaria finisce col generare fastidio proprio quell'intento di civile conversazione che avrebbe dovuto garantire l'accettabilità dello scritto nei confronti dei lettori contemporanei; e il trattenimento letterario appare di fatto come un pretesto per intenzioni predicatorie più o meno invadenti. Non giova infine all'opera un linguaggio sciatto e farraginoso, anche nei casi in cui il dettato segue quasi alla lettera il modello spagnolo.
Appena una menzione meritano le successive prove del C. in cui si accentua il carattere di una religiosità che vuole imporsi senza mediazioni e sollecitazioni letterarie. Nel 1673 apparvero a Napoli Gli dieci stimoli all'amore del SS. Sacramento et alla frequenza della SS. Comunione, e il medesimo anno lo Specchio bellissimo per uso delle spose di Cristo, ovvero la vita di suor Maria Bonaventura monaca di Torre de' Specchi. Sempre nel 1673 videro la luce a Napoli i Cento stimoli al santo timor di Dio, cavati da diverse e tremende historie, cui fecero seguito Gli stimoli al santo timor di Dio, cavati dalla preziosa morte dei giusti (Napoli 1678), Gli stimoli all'amore della gran Madre di Dio Maria, cavati da diversi luoghi, della Divina Scrittura e peregrine sentenze di Santi Padri, come anche da bellissimi e per lo più nuovi fatti in cui chiaramente si scorge l'indicibile, e tenero amore col quale dalla Santissima Vergine sono amati i suoi devoti (Napoli 1680) e Il Paradiso, ovvero gli stimoli al santo. timor di Dio (Napoli 1680). L'anno seguente il C. dette alle stampe un trattato in latino: Tuta conscientia, seu Theologia moralis in qua quid possit, vel non possit fieri tuta conscientia in quibusdam selectissimis ac frequentius accidentibus conscientiae casibus dilucide et breviter statuitur ac decernitur (ne è un breviario Resolut. morales selectorum casuum conscientiae, Napoli 1686 e 1692). Si ricordano anche: Gli stimoli al santo timor di Dio cavati dalla morte pessima de' peccatori. Opera utilissima a tutte sorte di persone (Napoli 1686), Meditazioni sopra i luoghi più principali della sacra Cantica giusta l'esposizione de' Santi Padri e d'altri sacri espositori (Napoli 1692), Gli stimoli al santo amore di Dio e delle santissime piaghe di Gesù. Gli stimoli all'amore della Croce e del patire e della frequente Comunione. Di più gli stimoli all'amore della Santissima Vergine Maria (Napoli 1692), Meditazioni sopra la sacra Cantica di Salomone per tutti i giorni dell'anno (Napoli 1694).
Il C. morì a Napoli il 19 apr. 1700.
Epigono di quella cultura gesuitica che aveva perso nel corso del sec. XVII molta dell'efficacia tridentina, il C. ebbe una notevole fortuna letteraria soprattutto come autore de L'utile col dolce nel campo, per molti aspetti arido, della prosa d'arte seicentesca. Il resto della sua produzione non esorbitò mai dai limiti dell'Ordine sebbene sia incorso in censure ecclesiastiche (l'opera di teologia morale fu messa all'Indice il 9 febbr. 1681, sembra per una inesatta valutazione delle Sacre Scritture). Abbastanza limitato è da ritenersi anche il consenso di pubblico di fronte alle opere di più fervido ammaestramento morale.
Bibl.: G. B. Marchesi, Per la storia della novella italiana del sec. XVII, Roma 1897, pp. 164 ss.; F. Mele, Opere del Gracián e d'altri autori spagnoli fra le mani del p. C., in Giornale storico della letteratura italiana, LXXXII (1923), pp. 71-86; A. Belloni, Il Seicento, Milano s.d., p. 383; C. Varese, Teatro, prosa, poesia, in Storia della letter. italiana, V, Il Seicento, Milano 1967, pp. 707 s.; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, III, coll. 795-798.