CASSAN, Carlo
Nacque a Forlì il 10 genn. 1884 da Antonio, maggiore della guardia di finanza, ed Eugilde Barocelli. Con la famiglia si trasferì a Padova ancora bambino, e qui frequentò con ottimo esito il ginnasio liceo "Tito Livio". Si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'università, dove fu scolaro prediletto di Nino Tamassia, con il quale si laureo il 22 nov. 1909, discutendo una tesi critica della dottrina solidarista del Bourgeois.
Avrebbe desiderato seguitare lo studio delle scienze sociali, ma per necessità dovette cercarsi un impiego e lo trovò, dopo qualche difficoltà, come segretario dell'ufficio di tutela per l'emigrazione e di difesa per i disoccupati. Si dedicò al suo compito con entusiasmo, dando vita ad iniziative nuove e prodigandosi specialmente nelle scuole serali per emigrati istituite nei vari centri della previncia: alle lezioni di utilità pratica egli univa insegnamenti morali e patriottici, comunicando la sua convinzione di far parte d'una nazione povera sì materialmente, ma altamente civile.
Dopo tre anni assunse l'incarico di vicesegretario della Camera di commercio ed industria, a lui meno congeniale. Vi lavorò ugualmente con zelo, mentre teneva pure lezioni di legislazione sociale, molto apprezzate, all'università popolare e partecipava all'attività della Società di cultura e d'incoraggiamento.
Ancora studente, il C. fece parte della Società Trento e Trieste per l'italianità delle terre irredente; fu quindi eletto consigliere della sezione padovana di essa e nel maggio del 1911 presidente.
Fra le difficoltà del momento politico, in cui l'Italia era legata alla Triplice, egli svolse con il prof. Beniamino Romagnoli una vivace attività, che si intensificò allo scoppio della guerra mondiale. Tra i primi. fu subito ardente sostenitore dell'intervento italiano nel conflitto, pronunciando discorsi, scrivendo sui giornali, sostenendo polemiche. Nel gennaio del '15, per sua iniziativa, la Società Trento e Trieste si trasformò in comitato "Pro Patria", nell'intento di raccogliere più larghi consensi d'uomini di diverse parti politiche.
Il comitato, da lui presieduto, diede poi vita ad un settimanale politico dal titolo L'Intervento (gennaio-maggio 1915), il cui primo articolo di fondo contiene il programma dettato dal C., in cui si sostiene la necessità della guerra per l'Italia come condizione per raggiungere la completa unità e per una più ampia espansione economica. Il periodico, che ebbe una tiratura iniziale di 300 copie, trovò crescenti consensi negli ambienti studenteschi (l'università di Padova era assai frequentata da irredenti) e le maggiori ostilità nei giolittiani e nei socialisti; entrò in polemica con il neutralismo a sfondo materialistico e clericale, dedicò parecchi articoli per far conoscere le condizioni di vita degli Italiani del Trentino, di Trieste, dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia.
Il comitato organizzò nell'anniversario della sommossa antiaustriaca dell'8 febbraio del 1848 un grande convegno nazionale interventista (tenutosi la domenica 7 febbr. 1915 nella sala della Gran Guardia e al teatro Verdi). Il 10 marzo il C. partecipò alla costituzione del Comitato di preparazione civile di Padova; nella riunione della "Pro Patria" del 20 aprile denunciò la manovra giolittiana "a danno del paese", suscitando i consensi del prof. L. De Marchi e del sen. G. Levi Civita; scrisse il io maggio contro l'internazionalismo dei socialisti. Dopo il discorso dannunziano di Quarto, L'Intervento cessava le pubblicazioni, poiché - scrisse il C. - "la grande ora è giunta... sentiamo ormai l'inutilità della parola". Ancora egli - espresse la solidarietà della "Pro Patria" al Salandra, protestando contro le sue dimissioni (13 maggio), e con l'entrata in guerra dell'Italia dichiarò sciolto il comitato di propaganda.Coerente con se stesso, il C. si arruolò volontario e trascorse il periodo d'addestramento in un battaglione territoriale di prima linea, col quale ebbe il battesimo dei fuoco. Ma egli, di costituzione non robusta, voleva fare di più, e perciò chiese di poter passare in un reparto alpino, sollecitando l'intervento di amici influenti. Ottenne il 17 ag. 1916 il trasferimento come tenente al 50 reggimento alpini, nel battaglione Monte Suello. Giunto febbricitante al reparto nell'imminenza d'una dura azione per la conquista del Dente del Pasubio, fu consigliato dal medico del battaglione a prendersi qualche giorno di riposo. Il C. voleva invece essere di esempio ai suoi uomini, e così il 10 sett. 1916, decisa l'azione, li radunò per portarli all'assalto con la prima ondata. Davanti ai reticolati nemici, il battaglione venne fermato dall'intenso fuoco di sbarramento e si scompaginò, ma la compagnia del C. mantenne le posizioni in attesa di rinforzi. Pur soverchiato dal nemico, il C. con pochi uomini raggiunse la trincea da conquistare, ma qui, colpito in fronte da una pallottola austriaca, cadde fra i reticolati.
Il suo corpo, recuperato dai commilitoni solo oltre un mese più tardi, dopo un successivo attacco riuscito, ricevette sepoltura nel cimitero di Valle dei Signori. Alla memoria del C. venne decretata la medaglia d'argento al valor militare.
Bibl.: Necr., in Atti e mem. dell'Acc. patavina di scienze, lettere ed arti, XXXV(1918-19), pp. 165-172; G. Ortolani, Dall'alto. Ritmi d'un combattente, Milano 1918, pp. 15-18; G. Bocchi, Comm. dei soci caduti in guerra, in Soc. d'incoragg. in Padova, Cerimonia inaug. …, 2 giugno 1921, pp. 36 s.; G. Solitro, Sacrificio volont., Padova 1927, pp. 67-74; G. Giuriati, La vigilia (gennaio 1913-maggio 1915), Milano 1930, p. 79; G. Solitro, La Società di cultura e d'incoraggiamento in Padova nel suo primo centenario. Un secolo di vita Padovana, Padova 1930, p. 232; G. Solitro, Padova nella guerra (1915-1918), Padova 1933, pp. 20-25, 29, 32, 54, 61 s., 65, 68 s., 72, 315-323, 542; G. Aliprandi, Giornali padovani interventisti, in Pagine istriane (Trieste), s. 4, XV (1965), is-16, pp. 9-20; S. Cella, Interventismo e neutralismo nella stampa Padovana (1914-15), in Atti del Convegno regionale veneto sulla Iª guerra mondiale, Venezia 1968, pp. 52 s.