CIBO MALASPINA, Carlo
Nacque in Massa il 9 giugno 1631, primogenito dì Alberico Il e di Fulvia Pico, figlia di Alessandro I duca di Mirandola.
Il C., àucceduto nello Stato alla morte del padre (2 febbraio del 1690), ottenne l'investitura imperiale il 22 gennaio 1691, all'età di sessanta anni, e si trovò quindi a dover affrontare nel corso del suo governo gli anni assai tormentati della guerra della lega di Augusta (1690-1696) e quelli della guerra di successione spagnola. Anni quindi particolarmente difficili per i vari principati italiani legati all'Impero, come Mantova, Modena, Parma o lo stesso granducato di Toscana, che dovettero acquistare e mantenere a caro prezzo la loro neutralità. In particolare poi tale situazione risultò dura per quei veri anacronismi della storia che erano i piccoli principatì italiani, retti da famiglie regnanti tanto vecchie e consunte da scomparire ben presto dalla scena politica italiana.
A differenza del padre Alberico, il carattere e la personalità del C. non furono certo eccezionali, tali da colpire gli osservatori contemporanei e i cronisti del suo regno, tutti concordi nel celebrare sì la sua indubbia pietà, ma al tempo stesso l'abilità e l'energia della moglig. Teresa Doria Pamphili, alla quale ben presto il duca fu costretto a cedere il governo dello Stato.
Teresa, figlia di Camillo Paniphili e di Olimpia Aldobrandini, che il duca aveva sposato nel 1673, sostituì il consorte nel governo dello Stato e fu soprattutto lei a occuparsi e a promuovere le poche iniziative del ducato. Ingrandì e abbellì a proprie spese il palazzo ducale, servendosi dell'architetto Alessandro Bergamini. Fece edificare la villa della Rinchiostra, poco distante dalla città e soprattutto introdusse nel ducato l'arte della seta, chiamando maestranze da Genova e da Firenze. Tanto teneva la duchessa a questa sua iniziativa che nel suo stesso testamento, nel 1704, raccomandava al primogenito Alberico "a volere fare continuare la nobile arte della seta in questa città... e questo a motivo dei sollievo de' poveri e per continuare l'industria ancora nelle persone civili e per decoro della città".
Tuttavia, nel 1704, con la morte della duchessa, che aveva contribuito non poco con il suo patrimonio personale alle spese del ducato, il C. si trovò ad affrontare da solo e in età ormai tarda la dura e a volte drammatica situazione della guerra di successione spagnola. Già negli anni precedenti l'incapacità del C. si era manifestata con chiarezza in alcuni episodi, certo di non grande importanza, ma tuttavia estremamente significativi. Nel 1699 il duca aveva dovuto subire le provocazioni del console francese Le Brun, commissario a Massa e Carrara per l'acquisto dei marmi, per il cui allontanamento il duca fu costretto a ricorrere, con un lungo carteggio, al principe di Monaco, ambasciatore francese a Roma. All'inizio della guerra di successione spagnola inoltre le due città di Massa e Carrara furono occupate dalle truppe spagnole e il duca costretto al pagamento di 6.800 doppie, quale contribuzione di guerra. Ma, cosa ancor più grave, nell'incertezza politica dovuta ai lunghi anni di guerra e all'alterna fortuna delle armi imperiali, il duca in varie occasioni cercò, maldestramente, di cattivarsi le armi spagnole e il favore di Filippo V.
Questi tentativi, da parte di un principe che aveva ricevuto l'investitura dei suoi Stati dalla corte imperiale, non furono molto apprezzati a Vienna. Il C. cadde quindi in disgrazia e rischiò di perdere i suoi Stati. Doveva infatti rispondere direttamente all'iniperatore di tre gravi episodi: di aver prestato fedeltà a Filippo V; di non aver aiutato le truppe imperiali nella conquista della fortezza dell'Avenza; di aver accettato per il figlio primogenito Alberico, principe di Carrara, la patente di maresciallo di campo inviatagli dal principe di Vaudemont, governatore e capitano generale dello Stato di Milano. Ciascuno di tali episodi per la sua gravità poteva ben costituire da solo il pretesto per privare la casa Cibo dei titoli imperiali e del ducato.
Tuttavia la corte di Vienna si mostrò assai benevola verso il vecchio duca, soprattutto per non niodificare lo statu quo dei piccoli Stati tra la Toscana e la Repubblica di Genova, funzione che aveva contribuito non poco all'esistenza del piccolo ducato di Massa. li C. fu però costretta a giustificare il suo comportamento, pubblicando varie scritture in difesa sua e del figlio Alberico. Ancora pochi giorni prima della morte scrisse una lettera all'imperatore per confermare la sua buona fede e l'assoluta fedeltà della sua casa verso l'Impero. Nello stesso testamento, rogato a Carrara il 9 giugno del 1705-, ricordava al figlio primogenito Alberico la fedeltà dovuta dalla famiglia Cibo all'imperatore.
Morì a Massa il 7 dic. 1710.
Il duca aveva avuto dalla moglie Teresa tre figli maschi, Alberico, Camillo e Alderano e quattro femmine, tutte religiose nel monastero di S.. Chiara di Massa, e due morti infanti. Il primogenito Alberico III, nato nel 1674, successe al padre e ricevette l'investitura imperiale il 14 giugno 1712, ma regnò solo pochi anni e morì, senza lasciare figli, nella sua villa di Agnano il 20 nov. 1715. Il secondogenito Camillo fu avviato a Roma alla carriera ecclesiastica. La successione toccò quindi al più giovane dei figli del C., Alderano.
Fonti e Bibl.: Dati gli stretti rapporti del ducato di Massa con gli altri Stati italiani e con l'Impero, molti atti e documenti, e in particolare la corrisp. del C. si conservano in numerosi archivi italiani e stranieri, soprattutto presso gli archivi di Firenze, Vienna, l'Archivio Vaticano, l'Archivio di Stato di Modena, dove a seguito del matrimonio di Maria Teresa Cibo con Ercole Rinaldo d'Este fu in parte trasferito l'archivio di famiglia. Tuttavia la documentazione più rilevante è attualmente conservata presso l'Archivio di Stato di Massa, dove si veda, in particolare: Archivio ducale, nn. 70-72, Rescritti di Carlo II, 1690-1709; 125-133, Negozi dello Stato e della casa, 1690-1709; 244, Affari di monsieur Le Brun, 1699 (per l'incidente diplomatico con la Francia); 356-380, Lettere a Carlo II, 1690-1709; 409-411, Contribuzioni all'Impero, 1690-96; 421-422, Carteggio con i residenti imperiali, 1691-95; 463-464, Lettere a Carlo II, principe di Carrara, 1662-1690. Importante inoltre per la storia amministrativa ed economica del ducato sotto Carlo II l'archivio Diana Paleologo, con il carteggio del conte Giovan Battista Diana Paleologo, suo segretario di Stato e legato a Vienna. Sempre nell'Archivio ducale, n. 4805, il testamento del Cibo Malaspina. G. B. Diana Paleologo, Orazione detta ne' funerali del ser.mo d. C. C. M. duca del S. R. L e di Massa..., Lucca 1711; Id., Orazione detta ne' funerali della signora duchessa di Massa d. Teresa Panfili Cibo..., Lucca 1711. La lettera del C. all'imperatore del 1710 in J. C. Lünig, Codex Italiae Diplomaticus..., II, Francofurti-Lipsiae 1726, col. 417; G. Viani, Mem. della famiglia Cibo e delle monete di Massa di Lunigiana, Pisa 1808, pp. 49-52, 143-147; G. Sforza, Il principe Eugenio Francesco di Savoia conte di Soissons e il suo fidanzamento con Maria Teresa Cibo duchessa di Massa, in Misc. di storia italiana, s. 3. XIII (1909), pp. 361-365 (ove è riportato il testamento di Carlo II); U. Giampaoli, Ilpalazzo ex ducale di Massa, Massa 1911, pp. 10, 21-26 (viene riportato il testamento di Teresa Pamphili).