Collodi, Carlo (pseudonimo di Carlo Lorenzini)
Scrittore (Firenze 1826 - ivi 1890). Allievo del seminario di Colle Val d’Elsa, studiò poi a Firenze dagli scolopi. Venuto in contatto con l’ambiente liberale degli scrittori e dei patrioti, iniziò una carriera di giornalista politico, pubblicando i suoi primi articoli sulla «Rivista di Firenze». Di idee democratiche partecipò alla prima guerra d’indipendenza con il gruppo dei volontari toscani. Tornato a Firenze fondò il «Lampione», un giornale politico-satirico che, in linea con una vasta pubblicistica risorgimentale, auspicava l’annessione della Toscana al Piemonte, e che fu chiuso con il ritorno del granduca nel 1849. Continuò l’attività giornalistica, occupandosi prevalentemente di teatro, e nel 1853 fondò il periodico «La scaramuccia», mentre tentava la carriera letteraria nel campo del romanzo d’appendice. Nel 1859 partecipò alla seconda guerra d’indipendenza e, tornato a Firenze, avviò la collaborazione con il «Fanfulla» e con altri giornali su cui pubblicò bozzetti e acute descrizioni di vita locale, raccolte in seguito in Macchiette (1880), Occhi e nasi (1881), Storie allegre (1887). Aveva intanto assunto definitivamente lo pseudonimo di Collodi, già utilizzato in passato, dal nome del paese di nascita della madre. L’incarico avuto dall’editore Felice Paggi di tradurre le fiabe di Perrault lo avvicinò al mondo della letteratura per l’infanzia e nel 1875, sul modello francese, pubblicò i Racconti delle fate, per poi avvicinarsi ai pedagogisti toscani e scrivere libri educativi destinati alle scuole come il fortunato Giannettino (1876, primo di una serie conclusasi nel 1890) e Minuzzolo (1878). Questa sua nuova attività culminò nel suo capolavoro Le avventure di Pinocchio: storia di un Burattino, edito in volume nel 1883, ma apparso a puntate, a partire dal 1881, sul «Giornale per bambini», fondato da Ferdinando Martini. Storia universalmente nota di un impertinente burattino di legno che, dopo innumerevoli peripezie, si trasformerà in un ragazzo in carne e ossa. Lo stile semplice e immediato, il dialogo vivace, il ritmo incalzante delle avventure, l’umorismo, le battute comiche e prive di moralismo, lo slancio libertario garantirono a Pinocchio un immediato quanto straordinario successo. Tradotto in moltissime lingue, illustrato da famosi artisti, sarà rielaborato in forma teatrale, cinematografica e televisiva. Vi si ritrovano certo i motivi etici e pedagogici tipici della letteratura postunitaria, ma Pinocchio, nel proporre l’evoluzione del suo protagonista da scapestrato burattino a bravo ragazzo, fornisce una visione non retorica della vita e della sensibilità infantile.