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COPPOLA, Carlo

di Raffaella Arisi Riccardi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 28 (1983)
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COPPOLA, Carlo

Raffaella Arisi Riccardi

Nato a Napoli, probabilmente nei primissimi anni del 1600, fu allievo di Aniello Falcone; per questo si pensò sempre a lui soltanto come a un pittore specialista di battaglie, ma un esame più. attento e approfondito della sua produzione lo indica anche pittore di figura, di vedute, di bambocciate e di natura morta (allievo del Falcone, tra gli altri, era stato anche Paolo Porpora, caposcuola della pittura napoletana di natura morta). La sua attività, collocabile tra il 1640 e il 1665 (non si conosce l'anno di morte), è ampiamente documentata nel Museo di S. Martino, a Napoli, dove sono conservate una Veduta della Vicaria, la Veduta di un porto, la Veduta del Palazzo reale con il cardinale Filomarino che rende visita al viceré (1647), l'Ingresso di don Giovanni d'Austria in piazza del Mercato (1649), la Veduta di piazza del Carmine con la festa del 1656, firmata col monogramma, e una Battaglia. Altre battaglie sono nel Museo nazionale e nel Convitto nazionale di Lecce.

Nella collezione Vitale Bloch dell'Aia c'è un S. Pietro e il pesce, firmato; una Scena biblica è nel Museo del duomo a Salerno; nella Pinacoteca di Capodimonte a Napoli è conservata una Natura morta con ortaggi e fiori, già attribuita a Giuseppe o a Giovanni Battista Ruoppolo, ma che pare sua per confronto con una Natura morta di frutti e fiori, siglata, della collezione Coppola ad Alezio di Puglia, pubblicata dal Bologna nel 1968 insieme con quella di Capodimonte e con un'altra Natura morta di frutti e ortaggi, pure siglata, dì collezione privata (per quella di Alezio, vedi M. D'Elia, Mostra dell'arte in Puglia..., Bari 1964, p. 180, che leggendone la sigla "G. C.", la assegna a Giovanni Andrea Coppola, pittore al quale sono state attribuite altre opere appartenenti, invece, a Carlo Coppola).

Da questo gruppo di opere viene fuori un artista ambivalente che nella pittura di figura in grande aggiorna con pennellata un po'rotta, forse per suggestione di Luca Giordano, i modi di Mattia Preti. Ad Aniello Falcone rimanda invece il modo di delineare il secondo piano, ma con un lume molto contrastato, che trascura le zone che dovrebbero essere in penombra, e un segno filiforme (ben rilevabile, per esempio, sia nel dipinto Bloch sia nella Battaglia dei Museo di S. Martino) che ricorda soluzioni analoghe, al limite del metafisico, adottate da François De Nome e da Didier Barra.

Se tra i coetanei battaglisti allievi del Falcone la fama del C. risulta ridimensionata (per esempio, a confronto con Marzio Masturzo), l'attenzione rimane ben viva su di lui come divulgatore e interprete della veduta codazziana animata da folle autentiche illuminate e mosse con l'occhio di un bambocciante (non bisogna dimenticare che a Napoli avevano operato il Cerquozzi, Jan Asselyn e Thomas Wijk), in contiguità con le saettanti macchiette di Scipione Compagno, nell'ambito, sempre, dei macchiettismo di Micco Spadaro, "illustratore della verità quotidiana, di cronaca cittadina" (Causa).

Un posto di tutto rilievo il C. occupa nella pittura di natu ra morta, che in Napoli ebbe cultori d'alto livello, tra i primi quel Paolo Porpora del quale s'è già detto. La tela di casa Coppola ad Alezio di Puglia, siglata con due "C", una accanto all'altra (in molti altri casi il C. sigla con due "C" girate in senso opposto), sarebbe riferibile, secondo il Bologna, al "momento dell'esordio, di spiriti veramente falconiani", caratterizzato da un verismo quasi ossessivo che s'avvale dei canestri di vimini, dei fiaschi impagliati, della varietà dei frutti per evidenziare la bravura nella resa oggettiva, sempre attuale ma meno insistita nel dipinto della Pinacoteca di Capodimonte, riferibile ad una fase più inoltrata, a contatto con i Ruoppolo.

Bibl.: B. De Dominici, Le vite dei pittori, scultori..., III, Napoli 1840, p. 235; W. Rolfs, Geschicte der Malerei Neapels, Leipzig 1910, p. 319; S. Ortolani, in La mostra delle pitture napol. dei secc. XVII-XVIII-XIX (catal.), Napoli 1938, p. 74, 96, 320, 312; F. Bologna, Natura in posa..., (catal.), Bergamo 1968, testo alla tav. 26, con riferimento alle figg. 12 s.; R. Causa, La Pitt. del Seicento a Napoli dal naturalismo al barocco, in St. di Napoli, V, Napoli 1972, pp. 941, 982, figg. 358, 359; R. Arisi, Il Brescianino d. battaglie, Piacenza 1975, p. 11, V. Pacelli, La collez. di F. E. Pinto, in Storia dell'arte, nn. 36-37, 1979, pp. 169 ss.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 380 (con bibl.); Diz. encicl. Bolaffi dei pittori ... ital., III, Torino 1972, p. 430.

Vedi anche
Museo di Capodimonte Museo nazionale inaugurato nel 1957 a Napoli, espone preziosi capolavori dell'arte italiana ed è incentrato in particolare sui maggiori esponenti della pittura a Napoli dal Quattrocento all'Ottocento; dal 1996 ospita una nuova sezione di opere italiane contemporanee. Il Museo di Capodimonte di Museo ... Luca Giordano Pittore (Napoli 1632 - ivi 1705); avviato all'arte dal padre Antonio, dopo aver frequentato lo studio di J. Ribera, appena tredicenne, nel 1645, si recò a Roma dove, dopo essersi esercitato a copiare grandi maestri, attento specialmente allo studio delle opere di Raffaello, Michelangelo, dei Carracci ... natura morta Nell’arte figurativa, dipinti che hanno come soggetto fiori, frutta, pesci, cacciagione, o vari oggetti d’uso. ● La natura morta si configura nell’arte occidentale come genere pittorico autonomo dal 17° sec.; queste tematiche, però, ricorrono fin dai tempi più antichi nella pittura e nella scultura ... Lecce Comune della Puglia (238,4 km2 con 94.178 ab. nel 2008), capoluogo di provincia. È situata nel punto più elevato della soglia interposta fra le Murge e le Serre Salentine, quasi al centro del Salento. Ha pianta pressoché trapezoidale, con vie strette e tortuose nel nucleo urbano antico, più larghe e ...
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