Curcio, Carlo
Nato a Napoli nel 1898, partecipò da volontario alla Prima guerra mondiale; dopo la smobilitazione si laureò in giurisprudenza e iniziò immediatamente un’intensa duplice attività di studioso e giornalista. Anche in anni più tardi, quando l’impegno scientifico e universitario divenne di gran lunga prevalente, continuò a collaborare a quotidiani e periodici. Nell’anno accademico 1927-28 fu chiamato come incaricato all’insegnamento di storia delle dottrine politiche nella nuova facoltà fascista di Scienze politiche dell’Università di Perugia; professore ordinario dal 1934, dal 1937-38 fino al 1943-44 ricoprì la carica di preside della facoltà. Con la fine della guerra venne allontanato dall’insegnamento. Soltanto nel 1950, dopo alcuni anni molto difficili per sé e la sua famiglia, venne chiamato – sempre per la storia delle dottrine politiche – alla facoltà di Scienze politiche Cesare Alfieri dell’Università di Firenze, dove restò fino al pensionamento. Negli anni Sessanta aderì all’INSPE (Istituto Nazionale di Studi Politici ed Economici) svolgendo anche in questa sede attività di docenza. Morì a Roma nel 1971.
Le sue pubblicazioni di storia delle dottrine politiche spaziano dall’antichità ai nostri giorni e toccano non soltanto l’ambito italiano, ma anche molti altri Paesi. C. aveva il gusto della recensione, come dimostra la sua presenza assidua in riviste come la «Rivista internazionale di filosofia del diritto» e «Lo Stato». L’attenzione per l’opera di M. è una costante nella sua attività sia didattica sia scientifica. Nel 1932-33 dedicò il corso di lezioni a «un ampio esame del Pensiero di Machiavelli e dei suoi riflessi nell’opera degli scrittori politici posteriori, fino ai contemporanei» (in R. Università di Perugia 1935, poi 2006, p. 62). Giunto a Firenze dedicò nuovamente a M. il corso, dando alla luce apposite dispense: Storia delle dottrine politiche. Introduzione a Machiavelli (1951). Particolare attenzione la prestò alla fortuna di M. nei secoli: un articolo del 1934 e un libro del 1953 hanno entrambi per titolo Machiavelli nel Risorgimento. Anche nella sua opera maggiore, Europa. Storia di un’idea (1958), ricorre un’analisi dei riferimenti machiavelliani all’Europa e alla sua distinzione dall’Asia e dall’Africa.
C. lesse i temi machiavelliani in stretto rapporto con i problemi del presente: l’embrione dell’idea di nazione e gli sviluppi del Risorgimento; i tumulti rivoluzionari come rivoluzione conservatrice, che riprende il passato per costruire il futuro; l’Europa per contrasto con Asia e Africa. Una lettura originale nella quale però non mancano assonanze con quella di Francesco Ercole (→).
Bibliografia: R. Università di Perugia, La facoltà fascista di Scienze politiche, Perugia 1929 e La facoltà fascista di Scienze politiche nei primi sei anni di vita, Perugia 1935 (entrambi poi in anast. in La facoltà fascista di Scienze politiche, a cura di A. Campi, Perugia 2006); S. Testoni, La storia delle dottrine politiche in un dibattito ancora attuale, «Il pensiero politico», 1971, 4, pp. 305-80; R. De Mattei, Carlo Curcio, «Storia e politica», 1972, 11, pp. 1-10; G. Perez, Carlo Curcio e l’idea politica di Europa, «Per la filosofia», 1991, 8, pp. 106-12; Carlo Curcio e i miti della politica, Atti del Seminario, Roma 2003, «Rassegna siciliana di storia e cultura», 2005, 9; P. Pastori, Carlo Curcio (1898-1971). Un tradizionalista meridionale fra liberalismo, fascismo e democrazia, Lecce 2006, pp. 381-425 (con bibliografia degli scritti di C.); S. Ciurlia, Un’eredità perduta: Carlo Curcio e il ‘problema Machiavelli’, Trepuzzi 2007; T. Groß bölting, Carlo Curcio (1898-1971), in Europa-Historiker. Ein biographisches Handbuch, hrsg. H. Duchhardt, M. Morawiec, W. Schmale et al., 2° vol., Göttingen 2007, pp. 231-50.