ARCO, Carlo d'
Nacque a Mantova, l'8 sett. 1799, dal conte Francesco, scrittore di questioni economiche, e dalla contessa Amalia Sanvitali di Parma. Essendosi la famiglia trasferita nel 1816 a Milano, in questa città l'A. attese a studi di storia dell'arte, seguendo in specie i corsi di pittura di A. Comerio: frequentò anche la compagnia dei pittori L. Sabatelli, C. Arienti e G. Sogni. Nel 1824 si recò a Roma, dove rima e per due anni, continuando a studiare arte con il disegnatore P. Minardi. A Roma dipinse anche alcuni quadri di soggetto storico. Dopo questi saggi di pittura, in realtà non molto riusciti, l'A. si dedicò a opere d'illustrazione e di disegno, esempi delle quali sono i Monumenti di pittura e scultura trascelti in Mantova e nel territorio (Mantova 1827) e il Museo della R. Accademia di Mantova (3 voll., Mantova 1829-1837). Gli studi di storia artistica sfociarono in alcune opere che restano ancor oggi fondamentali: la Istoria della vita e delle opere di Giulio Pippi Romano (Mantova 1838) e, soprattutto, Delle arti e degli artefici di Mantova. Notizie raccolte ed illustrate con disegni e con monumenti (2 voll., Mantova 1857-59).
La Istoria... costituisce il primo tentativo di valutazione in termini romantici di libertà espressiva della figura di Giulio Romano. In essa l'erudizione locale illuministica si sforza di divenire storiografia nazionale romantica: l'A., infatti, pur restando per moltissimi aspetti legato a schemi di giudizio settecenteschi, tenta onestamente di adeguarli alla personalità dell'artista studiato, aiutato in questo da una ferrata filologia. Egli mette così per la prima volta a fuoco un'inunagine non mitica di Giulio Romano. L'opera Delle arti e degli artefici di Mantova... deve la sua importanza ai duccentottantadue fra lettere e documenti (moltissimi dei quali mediti) pubblicati nel secondo volume. La parte di critica storicoartistica contenuta nel primo volume, invece, rappresenta il completo cedimento dell'A. al moralismo pseudo-filosoflco di E. Rio (propugnato in Italia da Pietro Selvatico), da cui era ancora parzialmente indenne ai tempi della precedente opera.
L'A. scrisse anche Di cinque valenti incisori mantovani del secolo XVI e delle stampe da loro operate (Mantova 1850), che è la storia dell'incisione mantovana dal tempo di Andrea Mantegna al suoi giorni.
Oltre che la storia artistica, l'A. illustrò la storia civile ed economica di Mantova, in un gran numero di lavori notevoli per il numero e il valore dei documenti raccolti e per la ricchezza dell'erudizione, tali cioè da assidere su solide basi la fama di erudito dell'Arco.
Nell'opera Dell'economia politica del municipio di Mantova ai tempi in cui n reggeva a repubblica (Mantova 1842), e nell'altra Nuovi studi intorno all'economia politica del municipio di Mantova ai tempi del Medioevo d'Italia (Mantova 1847), che arricchisce la documentazione e corregge taluni errori della precedente, l'A. ebbe il merito di dare della storia di Mantova una ricostruzione che faceva largo posto alla considerazione dei fatti economici. In ciò era evidente l'influenza dell'indirizzo del Cibrario. Ma il suo lavoro più importante, pubblicato in parte postumo, è rappresentato dagli Studi intorno al Municipio di Mantova (7 voll., Mantova 1871-72), che abbraccia l'intera storia della città, dalle origini all'età moderna.
L'A. pubblicò numerosi altri lavori di crudizione e documenti riguardanti la storia di Mantova. Fra i documenti, si possono ricordare: Anonymi auctoris breve Chronicon Mantuanum, ab anno 1095 ad 1299 cum notis, pubblicato nell'Archivio storico italiano, di cui l'A. fu uno dei primi collaboratori (n. s., t. 1 [1855], parte II, pp. 23-58); una Cronaca di Mantova di Andrea Schivenoglia dal 1445 al 1484, trascritta ed annotata (Milano 1857) e Due cronache di Mantova, dal 1628 al 1631, la prima di Scipione Capilupi, la seconda di Giovanni Mambrino, trascritte, annotate ed illustrate con documenti inediti (Milano 1857), lavori, questi due ultimi, entrambi inseriti nel secondo volume della Raccolta di cronisti e documenti storici lombardi inediti, 2 voll., Milano 1856-67, a cura di G. Müller (pp. 117-194 e 465-680). Fra gli altri lavori, si possono ricordare: Studii storici sulla popolazione di Mantova (Mantova 1839); Studii intorno alle cause che hanno influito sull'agricoltura mantovana, e cenni statistici di questa (ibid. 1855). L'A. lasciò inoltre vari studi inediti, conservati, unitamente ai suoi carteggi, nell'Archivio D'Arco, depositato presso l'Archivio di Stato di Mantova; un lavoro araldico-genealogico intitolato Delle famiglie mantovane (7 voll.); le Notizie della Accademie, dei Giornali e delle Tipografie che furono in Mantova, e di circa mille scrittori mantovani dal secolo XVI fino al presente (7 voll.); un Saggio di Bibliografia mantovana dal 102 fino al principio dell'anno 1866; un lavoro sugli Stemmi che usarono o che usano alcune famiglie mantovane.
L'A. partecipò anche attivamente alla vita civile e politica di Mantova. Fu amministratore dell'Ospedale, membro della commissione di anagrafe del Comune. e in un periodo particolarmente delicato, nel 1848, ricoprì la carica di podestà, mostrando doti di onestà, ma anche di irresolutezza di fronte agli eventi politici di quell'anno.
L'A. morì a Mantova il 26 genn. 1872.
A suo nome è stato intitolato a Mantova un Istituto, che ha iniziato nel 1958 la pubblicazione di una storia generale di Mantova.
Bibl.: Necrologio di W. Braghirolli, in Arch. stor. ital.,s. 3, XVI (1872), pp. 471-482 (con bibl. delle opere dell'A.); Id., Memoria biografica del conte C. D'A. di Mantova, Firenze 1873; G. B. Intra, Degli storici e dei cronisti mantovani, in Arch. stor. lombardo, V(1878), pp. 425-428; A. Vesentini, Mantova dal 18 marzo al 2 apr. 1848, in Riv. stor. del Risorgimento ital., III(1898), pp. 128, 132; R. Quazza, Mantova attraverso i secoli, Mantova 1933, p. 253.