CARLO da Camerino
Pittore attivo nelle Marche e, secondo i più recenti studi, soprattutto nel fervido e ancora poco indagato ambiente artistico anconetano dell'ultimo quarto del Trecento e oltre. L'artista camerte rivela frequenti consonanze con il giottismo riminese, oltre che di provenienza assisiate, con la scuola fabrianese (Allegretto Nuzi e Francescuccio Ghissi), la pittura bolognese (peculiarmente vivi appaiono i rapporti con Andrea da Bologna, pittore operante anch'egli nelle Marche), la cultura artistica senese e in particolar modo con Pietro Lorenzetti.L'eclettico pittore dimostra di possedere un senso ancora giottesco della spaziosità dell'immagine e delle masse. Non si individuano nella sua opera ornatismi gotico-internazionali, né echi rinascimentali, sicché dal punto di vista stilistico egli deve collocarsi come un immediato precursore della pittura più incline alle estrose maniere del Gotico internazionale di Gentile da Fabriano, dei Salimbeni di San Severino Marche e di quella, già peraltro avviata a captare anche armonie rinascimentali, di Arcangelo di Cola, anch'egli camerte.La conoscenza di C. risale a epoca piuttosto recente: in occasione di una mostra (Mostra della pittura riminese del Trecento, 1935), durante un restauro operato su una croce di Macerata Feltria, ritenuta fino allora di pertinenza riminese, fu scoperta la sua firma e la data 1396; tuttavia l'originalità della pittura del camerte rispetto alla più statica ed esangue pittura riminese non fu in quell'occasione colta appieno. Successivamente Zeri (1948) faceva uscire dall'anonimato il pittore assegnandogli la vibrante e cromaticamente densa Annunciazione conservata nella Gall. Naz. delle Marche di Urbino. Da allora altri numerosi rinvenimenti e attribuzioni hanno accresciuto il suo catalogo e il suo rilievo nel contesto culturale marchigiano fino a portarlo, in una recente mostra di Ancona (Carlo da Camerino, 1989), a un nucleo di ca. quindici opere e configurarlo così, insieme al misterioso Olivuccio di Ciccarello, del pari camerte, come un personaggio chiave della ancora poco conosciuta pittura marchigiana gotica tardotrecentesca.Tra le opere attribuite a C. si ricordano, oltre le già nominate, la giovanile Dormitio Virginis di Ancona (Pinacoteca Com. Francesco Podesti), ancora ricca di echi riminesi, le ante laterali di un trittico con festoso coro di nove angeli e due santi di Cambridge (Fitzwilliam Mus.), l'Incoronazione della Vergine di Stoccolma (Nationalmus.), le Sette opere di Misericordia di Roma (Mus. Vaticani, Pinacoteca), rivelanti un notevole talento narrativo, la maestosa e sensitiva Madonna con il Bambino di Mondavio (Municipio), il sublime e inquietante frammento della Vergine incoronata di Ancona (Pinacoteca Com. Francesco Podesti), l'accorata Madonna dell'Umiltà di Cleveland (Mus. of Art), i frammenti di affreschi già in S. Agostino di Recanati ora a Urbino (Gall. Naz. delle Marche), il trittico con Madonna e santi di Baltimora (Walters Art Gall.) e la tarda, drammatica Decollazione del Battista di Filadelfia (coll. privata).
Bibl.: Mostra della pittura riminese del Trecento, a cura di C. Brandi, cat., Rimini 1935; F. Zeri,''Me pinxit''. 2. Carlo da Camerino, Proporzioni 2, 1948, pp. 162-164; G. Vitalini Sacconi, Pittura marchigiana. La scuola camerinese, Trieste 1968, pp. 55-68; P. Zampetti, Pittura nelle Marche, I, Dalle origini al primo Rinascimento, Firenze 1988, pp. 220-222; Carlo da Camerino, a cura di M. Polverari, cat., Ancona 1989.