DE CESARE (Da Cesare), Carlo
Non si conoscono la data di nascita, la provenienza e le circostanze della vita di questo scultore e fonditore. I primi documenti che abbiamo sulla sua attività si riferiscono al periodo 10 giugno-25 sett. 1560, quando egli lavorava a Firenze come aiutante presso la bottega del Giambologna alla realizzazione del modello in stucco (non conservato) di un'imponente figuia di Nettuno per la fontana della piazza della Signoria, che non fu utilizzato perché il concorso fu vinto dall'Ammannati. Dall'ottobre del 1565 fino al maggio-giugno 1566 il D. è nominato nelle fonti fiorentine in relazione ai lavori in corso nel salone dei Cinquecento, in Palazzo Vecchio. In occasione del matrimonio di Francesco de' Medici con Giovanna d'Austria, il D. eseguì per il salone dieci erme "di cartone". L'archivio fiorentino non rivela ulteriori notizie sul D. sino al momento in cui nel 1588 Giambologna lo raccomandò all'architetto G. M. Nosseni, che era al servizio del principe elettore di Sassonia Cristiano I.
Nosseni, direttore dei lavori per la cappella sepolcrale dei principi nel duomo di Freiberg, durante un viaggio in Italia cercava uno scultore idoneo alla decorazione della cappella e regalò al Giambologna, quale più importante fonditore dei suoi tempi, un piccolo orologio del valore di 24 fiorini perché gli facesse il favore di trovare uno scultore (Mackowsky, 1904, p. 49; Magirius, 1977, p. 46). Dato che in Germania l'arte della fusione di grandi figure non era ancora molto diffusa, Nosseni doveva necessariamente rivolgersi a un artista della cerchia del Giambologna, considerando anche le dimensioni del suo progetto e la grandezza delle statue previste. Trovò lo scultore e fonditore adatto nel D., che a quell'epoca doveva avere almeno intorno ai cinquant'anni e poteva quindi contare su una lunga esperienza di lavoro.
A quell'epoca il D. non era indipendente: era al servizio del granduca Ferdinando per il quale doveva evidentemente ultimare ancora alcuni lavori dal momento che compare a Freiberg solo due anni dopo, agli inizi dell'ottobre del 1590, con (uno o più) aiutanti. Prima del suo arrivo a Dresda l'imperatore pregò il principe sassone di inviare il D. a Praga per quattordici giorni, ma il principe rifiutò (Magirius, 1977, pp. 46 ss.).
Da un documento di Dresda risulta che egli nel 1591 fece spedire denaro a sua madre e a sua moglie a Firenze.
A Dresda, oltre a vitto, alloggio gratuito e disponibilità del materiale, il D. avrebbe ricevuto una pensione annuale di 100 talleri. Dapprima gli fu dato l'incarico di realizzare le figure per la decorazione della cappella appena portata a termine dal Nosseni nel coro del duomo di Freiberg. Nosseni disegnò i progetti per l'assetto interno; fu anche l'ideatore della decorazione ma, non avendo alcuna esperienza di scultura, lasciò al D. la direzione artistica e la realizzazione della parte principale della decorazione plastica: questi fece i modelli in terracotta e intraprese la fusione e le cesellature. Le figure in bronzo a grandezza naturale del committente, il Principe elettore Cristiano I, dei predecessori, il Duca Enrico e il Principe elettore Augusto con le rispettive consorti Caterina e Anna, devono essere considerate il suo capolavoro. La statua di Cristiano I, in origine, doveva ornare il cenotafio dei principe elettore nella cappella meridionale del duomo, che però non fu eseguito per la morte improvvisa dei principe stesso; la statua fu perciò collocata accanto alle quattro statue dei predecessori nella cappella del coro.
Nel loro atteggiamento di eterna adorazione. in ginocchio, le figure ricalcano il tipo nordico della rappresentazione dei defunti. Il D. dovette qui attenersi agli schizzi preparatori, in parte conservati (ve ne è uno nell'Arch. di Stato di Dresda riprodotto da Hermanin, 1934-35, tav. XXXVIII) del Nosseni, il quale a sua volta aveva preso a modello la statua genuflessa del principe Moritz, che già si trovava nel duomo di Freiberg; da ciò deriva, nelle figure, un aspetto un po' antiquato, anche se la pesantezza fisica e la piasticità delle loro forme sono un elemento di novità. Anche per il movimento contrapposto e per la pateticità dei gesti e delle espressioni, queste cinque statue dimostrano di essere opera del De Cesare. Il portamento delle figure femminili, nei costumi tipici dei Rinascimento tedesco, era stato "richiesto dal committente (Mackowsky, 1904). Il D. svolse con abilità il suo compito anche sotto il profilo tecnico: le singole parti delle figure sono infatti eseguite accuratamente.
Nelle allegorie di Giustizia, Fede, Speranza e Carità, il D., non condizionato da precedenti nordici, trapiantò a Freiberg modelli fiorentini. In esse si individua chiaramente ciò che lo distingue dal Giambologna e ciò che invece egli ha ripreso da lui. È evidente che ha qui realizzato figure tipiche della sua arte, statue cioè che con gli ampi panneggi delle loro vesti sembrano uscire dalle nicchie con un vivace movimento. I volti sono scolpiti in modo grezzo, non rifiniti come quelli dei principi; nell'insieme si può dire che le Virtù sono state eseguite soprattutto per l'effetto decorativo. Il D. potrebbe aver collaborato negli anni 1579-1585 alle Virtù realizzate dal Giambologna, nella cappella Grimaldi a Genova: a Freiberg propone lo stesso tipo femminile ma meno aggraziato e raffinato. Le figure in bronzo di Giovanni Battista e dell'apostolo Paolo, come anche un Crocifisso che originariamente era previsto per il monumento non realizzato di Cristiano I, non hanno lo stesso valore artistico delle altre statue; non sono incise con la stessa cura e il bronzo non ha la stessa levigatezza. Il Cristo risorto, sopra l'altare, e i quattro Putti con gli strumenti della Passione che lo accompagnano, tutti in stucco, vanno considerati solo per l'effetto decorativo, come anche le figure degli Angeli recanti strumenti musicali veri, collocati sul cornicione principale. Il D. dimostrò qui, nella decorazione stabile, le capacità acquisite a Firenze nell'allestimento di opere sontuose per grandi feste e per cortei (Mackowsky, 1904, p. 63). Di non grande valore artistico appaiono le otto figure di Profeti del Giudizio universale nella parte superiore della cappella, concepite con accentuato scorcio di sottinsù: sulla sinistra Michea, Gioele, Geremia e Daniele, sulla destra Zaccaria, Malachia, Osea e Isaia. Originariamente dovevano essere realizzate in ottone, ma per motivi economici furono eseguite in stucco "ramato". Certamente qui i modelli dell'arte italiana sono un punto di partenza; tuttavia l'effetto è pregiudicato sia dalla frettolosità del lavoro sia dall'esecuzione degli aiuti. Anche il Giudizio universale nella volta è da apprezzare più per l'effetto decorativo che per la sua qualità artistica, nonostante l'accuratezza dell'esecuzione e della composizione. Pensata all'inizio per essere realizzata ad affresco, la composizione fu "eseguita in stucco dipinto, con il Cristo al centro, sotto". Michele circondato da numerosi angeli che suonano le trombe, altri angeli con gli strumenti della Passione e cherubini. Per gli strumenti (sia quelli musicali sia quelli della Passione) il D. adoperò oggetti veri e le figure sono rivestite di tessuto imbevuto di gesso.
Per la sistemazione complessiva della cappella dei principi, il D. fece richiesta di 5.285 fiorini e 9 gr., somma che comprendeva il pagamento delle singole figure e il suo emolumento annuale (Mackowsky, 1904, p. 51). Sebbene Nosseni trovasse la richiesta elevata, il D. fu pagato per intero. Esaminando le opere di Freiberg, Mackowsky (1904) considera il D. allievo di Iacopo Sansovino e di Leone Leoni, mentre il Magirius (1975) riconosce nelle figure dei Principi e nel Crocifisso qualche affinità con opere in bronzo contemporanee, a Monaco di Baviera, affinità che si può spiegare con un soggiorno a Monaco del D., oppure attribuire ad uno dei suoi aiuti al corrente dell'arte di Monaco e di Augusta.
Nel 1592 Nosseni informa che il D. su invito del duca di Baviera ha intenzione di fare un viaggio a Monaco (Mackowsky, 1904, p. 51). Presumibilmente il duca di Baviera lo aveva richiesto per i lavori al monumento funebre di Ludovico nella Frauenkirche. È certo però che in quell'anno il D. non realizzò il viaggio perché i lavori a Freiberg non erano ancora terminati.
Sempre a Freiberg il D. eseguì le statue per l'addobbo delle sala delle feste del Lusthaus sulla Jungfembastei di Dresda, progettato dal Nosseni. Nell'ottobre del 1591 egli rilascia una ricevuta di 822 fiorini per 46 busti di principi (Nosseni nei suoi appunti ne registra 69) e stemmi, per 23 putti di terracotta e per la figura, per una fontana, d'un Cupido a cavallo di una tartaruga che spruzza acqua. Della decorazione e dell'arredamento del padiglione, distrutto nel 1747, non si è conservato nulla. Il D. fu incaricato anche di fornire le statue per decorare il Lusthaus nel Pomeranzengarten sempre a Dresda, che però, dopo la morte del principe elettore, nel settembre 1591, non fu terminato. Nella sala al pianterreno si trovavano su colonne i mezzi busti in stucco dei duchi e dei principi elettori di Sassonia che, secondo il rapporto di Philip Hainhofer (Doering, 1901), dovevano in un secondo momento essere fusi in bronzo. Il lavoro era probabilmente già iniziato con il busto in bronzo di Cristiano I (oggi conservato nel Moritzburg presso Dresda; originariamente era nella raccolta di Nosseni); dopo la morte del principe elettore non si procedette più alla fusione delle altre statue.
Il D. ritornò a Firenze al servizio del granduca, munito di lasciapassare e di diploma, nel luglio 1593 (Mackowsky, 1904, p. 51). Non si sa più nulla sulla sua attività posteriore né sulla sua vita.
Da un elenco del 1621 (Hantzsch, 1903) risulta che il Nosseni possedeva 47 opere del D., per lo più modelli in gesso e terracotta, passate poi alla Grüne Gewölbe di Dresda, e delle quali non si conosce l'attuale collocazione. Delle opere in bronzo, oltre al busto di Cristiano I del Moritzburg, oggi rimane un Crocifisso di proprietà del Museo sassone di Dresda (Staatliche Kunstsammlung, Skulturensaminlung).
Fonti e Bibl.: Le notizie documentarie provenienti dagli archivi di Firenze e di Dresda sono state gentilmente segnalate dal prof. H. Keutner e dalla dott. M. Meine. Arch. di Stato di Firenze, Fabbriche medicee, 9, 12; Dresda, Hauptstaatsarchiv, Loc. 4454, Bericht das Begrebnus zu Freybergk belangende 1591; Monumentbau zu Freybergk 1593 und 1594; Loc. 35911, Rep. VIII, Freyberg n. 2; O. Doering, Des Augsburger Patriciers Philipp Hainhofers Reisen nach Innsbruck und Dresden, Wien 1901, p. 152; J. Hübner, Kleine Beiträge zur Specialgesch. der an dem Churfürstlich sächs. Hofe angestellten oder beschäftigten Künstler, in Archiv für sächs. Geschichte, II (1864), p. 190; J. Schmidt, Beiträge zur Kunstgesch. Sachsens im 16. Jahrh. J. M. Nosseni, ibidem, XI (1873), pp. 121-169; H. Gerlach, Kleine Chronik von Freiberg, I, Die Kirchen und ihre Sehenswürdigkeiten, in Mitteil. des Freiberger Altertumsvereins, 1875, 12, p. 35; R. Steche, Beschreibende Darstellungen der älteren Bau- und Kunstdenkmäler des Kgr. Sachsen, III, Freiberg, Dresden 1882, pp. 48 s., 53; Id., Ueber einige Monumentbauten Sachsens, in Neues Archiv für sächsische Gesch., 1883, 4, pp. 133-136; B. Haendcke, Studium zur Gesch. der sächsischen Plastik der Spätrenaissance und Barockzeir, Dresden 1903, pp. 43 s.; V. Hantzsch, Eine dresdener Kunstsammlung vor 300 Jahren, in Dresdner Geschichtsblätter, 1903, I, p. 159; W. Mackowsky, G. M. Nosseni und die Renaissance in Sachsen, Berlin 1904, pp. 49-65, 80, 83 s.; J. L. Sponsel, Führer durch das K. Grüne Gewölbe zu Dresden, Dresden 1915, p. 324; L'opera del genio ital. all'estero, F. Hermanin, Gli artisti in Germania, II, Roma 1935-36, ad Indicem (con numerose ill.: vedi anche, per le ill., il vol. I, Roma 1934-35, tavv. XXXVXXXIX); W. Bachmann, Nossenis Lusthaus auf der Jungfernbastei in Dresden, in Neues Archiv für sächsische Geschichte, LVI-LVII (1935), pp. 10 s.; E. Dhanens, Jean Boulogne, Brüssel 1956, pp. 61, 72; W. Hentschel, Dresdner Bildhauer des 16. und 17. Jahrhunderts, Weimar 1966, pp. 21, 25, 62, 77, 80; J. Menzhausen, Das Grüne Gewölbe, Berlin 1968, p. 61; H. Keutner, Sculpture, Renaissance to Rococo, London 1969, p. 318; H. Magirius, Der Dom zu Freiberg, Berlin 1975, pp. 45, 52; Id., Der Dom zu Freiberg, Berlin 1977, pp. 46-49, 53 s.; J. Menzhausen, Dresdner Kunstkammer und Grüne Gewölbe, Wien 1977, pp. 58 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 306 (sub voce Cesare, Carlo de).