DE FRANCESCHI, Carlo
Nacque il 16 ott. 1809 nel piccolo villaggio di Moncalvo di Pisino (nell'Istria interna, o Contea), figlio di Giuseppe, piccolo proprietario ligio all'Austria, e di Lambertina Peschle di Volosca. Ricevuta la prima istruzione dal parroco, frequentò la seconda e la terza normale tedesca a Pisino, e quindi il ginnasio tedesco di Fiume, convertito nel 1822 in ginnasio italiano-latino; compì il liceo nel seminario teologico di Gorizia. Per volontà del padre si iscrisse nel 1829 alla facoltà di legge dell'università di Graz, dove si laureò nel luglio 1832. Per suo conto si era fatta una buona cultura storico-letteraria e, trovandosi in contatto con studenti veneti e lombardi intinti di carbonarismo, aveva maturato convinzioni liberali ed un atteggiamento di forte avversione all'Austria, di cui sono prova alcuni componimenti satirici antigovernativi, diffusi in varie occasioni tra gli amici istriani. Specialmente F. Grimschitz, per molti anni capitano circolare dell'Istria con sede a Pisino, era oggetto della sua dura critica, cui davano occasione le frequenti prepotenze militari e i soprusi.
Nonostante le sue convinzioni, il D., consigliato dall'amico giudice G. A. Canciani, incominciò nell'agosto 1833 l'anno di pratica per entrare nella magistratura e poté avere nel maggio 1835 un posto di "ascoltante"; nel settembre 1836 sostenne al tribunale di Trieste l'esame di giudice criminale e l'anno seguente l'esame di giudice civile. Ebbe vari incarichi come giudice istruttore a Montona e a Pisino e infine nel febbraio 1846 venne nominato attuario criminale al tribunale di Rovigno. Nel corso del '44 era stato sospettato, a causa d'una lettera del Canciani, di voler introdurre in Istria opuscoli mazziniani, e la sua pratica era stata archiviata solo per l'intervento di amici; in un rapporto dell'aprile '48 veniva pure indicato come "individuo dei più sospetti e pericolosi".
Gli avvenimenti di quell'anno gli fecero dimenticare i suoi obblighi di funzionario statale e trascurare i dettami della prudenza, spingendolo ad un'intensa attività politica. Dopo un incontro segreto a Moncalvo, per concertare una linea di condotta ferma ma legalitaria, un comitato di elettori di Pisino, Rovigno e Dignano gli offerse la candidatura alla Costituente austriaca, ed a questa egli fu eletto, nella tornata di secondo grado avvenuta a Pisino il 17 giugno, a maggioranza sul candidato rovignese G. Rismondo. Insieme con A. Madonizza, M. Fachinetti e successivamente con F. Vidulich, tutti appartenenti alla corrente liberale e nazionale, egli rappresentò l'Istria alla Costituente di Vienna, dove giunse coi primi due colleghi il 7 luglio.
I deputati, tra i quali il Madonizza si distinse per acume politico e il Fachinetti per ardore patriottico, protestarono anzitutto contro la ventilata aggregazione della loro terra alla Confederazione germanica e si unirono alla Sinistra federalistica nel richiedere il riconoscimento dell'autonomia amministrativa e della prevalente nazionalità italiana in Istria; in particolare, il D. polemizzò sui giornali triestini e su fogli volanti contro i fautori della germanizzazione e dello slavismo.
Nonostante lo scoppio di nuovi disordini rivoluzionari a Vienna (ottobre), egli rimase al suo posto con il Madonizza e il Vidulich; poi, prorogata la Costituente, mentre si profilava il successo della reazione, fece ritorno in Istria (novembre), accolto con grandi feste dai connazionali.
Riapertasi poi la Costituente, ma nella piccola e ben sorvegliata cittadina di Kremsier, il D., il Madonizza e il Vidulich vi tornarono (mentre il Fachinetti si dimise) per contribuire alla stesura della carta costituzionale e sostenere le ragioni degli Italiani per l'uso della lingua nazionale negli uffici. Rispondendo al ministro Stadion, che si opponeva alle loro richieste, il D. apprestò un forte manifesto "Agli Istriani" (2 genn. 1849), che venne firmato dai tre deputati, i quali presentarono inoltre un'interpellanza sul divieto di diffusione dei giornali triestini oltre l'Isonzo e la sospensione del Giornale di Trieste (16 gennaio). Ma il 7 marzo, approvato il progetto di costituzione liberale, la Costituente fu sciolta dal governo e il palazzo occupato dai militari. Con un colpo di Stato, al posto della costituzione, venne emanata una carta octroyée di ben diversa ispirazione (costituzione di marzo).
Ai deputati non restò che tornare in patria, dove trovarono inasprita la sorveglianza della polizia e un clima di persecuzione. Il D. riprese contatto con gli amici, compì con P. Kandler qualche escursione storico-archeologica, fu fatto segno all'avversione dell'autorità politica. Nell'ordinamento giudiziario promosso dal ministro Schmerling nel 1850 venne tuttavia nominato assessore della corte di giustizia di Rovigno, poiché i giudici del tribunale d'appello giudicarono ineccepibile il suo contegno; essi si opposero pure alla richiesta d'una perquisizione domiciliare a suo carico. All'inizio del '52 il D. sposò Maria Micheli e ne ebbe tre figli, Gian Piero (Rovigno 1854-Moncalvo 1884), che fu giudice alla pretura di Pola, Giulio (Fiume 1856-Moncalvo 1942), valente disegnatore e illustratore d'opere d'arte, e Camillo, patriota e storico insigne, e una figlia, Faustina.
Continuarono per anni le inquisizioni sugli uomini compromessi nel 1848-49, promosse dal Grimschitz, dal capitano distrettuale di Rovigno F. M. Födransperg e dal presidente del tribunale di Rovigno A. Boschan, già giudice a Milano nei processi politici. Il D. s'adoperò per salvaguardare i diritti degli imputati, mentre in una nota di polizia del '53 veniva descritto come "al tempo della rivoluzione uno dei più noti apostoli di Mazzini, nella quale veste egli in modo incessante e manifesto predicò la separazione dell'Istria dal nesso statale e l'unificazione con la Lega italiana, e insultò sistematicamente il governo traendo dalla sua il proletariato. Al Parlamento di Vienna e di Kremsier, appartenne al partito ultraradicale e formò con alcuni seguaci il vero nucleo dei malcontenti istriani radicali". Era quindi facilmente prevedibile che, nella riforma della magistratura attuata alla fine dell'anno 1853, la commissione a ciò preposta lo ritenesse "di moralità ineccepibile, ma non adatto a restare presso un Tribunale per i suoi sentimenti politici". Nonostante i suoi reclami e le promesse dei superiori, egli venne collocato in quiescenza con un terzo dello stipendio.
Invano cercò altri impieghi in Istria, osteggiato com'era dalle autorità politiche, finché ottenne un posto nello studio legale dell'avv. F. Thierry a Fiume, dove si trasferì, appena cessata l'epidemia di colera, nel novembre 1855. Qui, benché sorvegliato dalla polizia, poté frequentare il casino di Società, conoscere E. Treves ed E. Rezza, collaborare all'Eco di Fiume edito da quest'ultimo - e vi dimostrò l'infondatezza delle pretese croate sulla città -, avere contatti con T. Luciani e C. Combi, sostenere la comunanza delle sorti dell'Istria con quelle del Veneto, compiere qualche indagine archeologica sul Vallo romano delle Giulie e sul sito dell'antica Tarsatica.
Col diploma imperiale del 20 ott. 1860 vennero soppressi in Austria gli uffici circolari e le province ottennero l'autonomia amministrativa. Il D. avanzò allora domanda per poter riprendere servizio al tribunale, ma questa fu respinta, come fu impedita, con un cavillo, la presentazione della sua candidatura a deputato alla Dieta provinciale; però, riunitasi nel '61 la Dieta, in cui la maggioranza fu dei liberali nazionali, il marchese G. P. Polesini, che la presiedeva, gli offerse il posto di segretario provinciale che egli accettò, entrando in servizio a Parenzo - dopo l'approvazione - il 13 apr. 1861. La prima Dieta ebbe breve durata, poiché fu sciolta d'autorità pochi giorni dopo, essendosi rifiutata di, eleggere dal proprio seno due deputati al Consiglio dell'Impero, ma il D., ritornato in Istria com'era suo desiderio, restò al suo posto, per dedicarsi tutto all'attività amministrativa, alla preparazione delle relazioni e dei lavori della Dieta, ed anche ai suoi studi storici e a qualche collaborazione a fogli periodici dell'Istria e di Fiume. Subì ancora il controllo poliziesco e, all'inizio del '62, una perquisizione domiciliare, ma poté attendere con solerzia ai doveri dell'ufficio e agli studi.
Egli fu il primo a ravvisare nei castellieri, non gli accampamenti romani supposti dal Kandler, bensì le sedi dei più antichi abitatori dell'Istria e ad individuare in Visazze, presso Altura, l'ubicazione dell'antica capitale Nesazio.
Nel '69 propose alla Dieta un concorso per una storia dell'Istria, poi costituì il primo nucleo dell'Archivio provinciale; nel '71 pubblicò (su La Provincia dell'Istria) una Descrizione del Margraviato d'Istria in riguardo alle sue condizioni naturali ed agricole e relative industrie, apprezzata dagli economisti, e - morto il Kandler - fu incaricato di comporre sui manoscritti di lui le Notizie storiche di Montona e le Notizie storiche di Pola pubblicate nel 1875 e '76 dai rispettivi municipi.
Pensionato alla fine del '76, egli poté dedicarsi, a Parenzo e a Moncalvo di Pisino, dove risiedette stabilmente negli ultimi anni della sua vita, ai prediletti studi di storia patria. Si decise infine a portare a termine la sua storia dell'Istria, che comparve col modesto titolo di Istria, note storiche (Parenzo 1879), della quale aveva stampato qualche capitolo su L'Istria del Kandler ed altri ne aveva da tempo abbozzati.
Questa sua opera maggiore è il primo tentativo d'una storia generale della provincia, sia della parte veneta che della parte interna, specialmente ampia e valida per l'età moderna, ricca di notizie originali ed eloquente nell'esposizione, e perciò accolta con favore dal pubblico e dalla critica.
Inoltre compose nel 1883, dedicandole al figlio maggiore, le ventiquattro lettere che compongono le interessantissime Memorie autobiografiche della sua vita (pubblicate dal figlio Camillo in Archeogr. triestino, s. 3, XII [1925-26], pp. 5-304. Intratteneva corrispondenza erudita con vari studiosi, ad es. con lo storico fiumano G. Kobler, e sull'Archeografo triestino dell'85 compariva il suo Studio critico sul documento di regolazione dei confini del 3 marzo 1325 fra i territori del patriarca d'Aquileia, del conte di Gorizia ed Istria e i Veneziani, da lui dimostrato un grossolano falso del XVI secolo.
Il D., che aveva auspicato fin dal '43, in un articolo pubblicato sull'Osservatore triestino, la nascita d'una società istriana per gli studi storici, la vide finalmente costituita a Parenzo nell'84 per merito dell'amico suo A. Amoroso. Nel congresso dell'86 egli ne fu eletto presidente e tenne tale carica fino all'89 quando, vecchio e infermo, chiese di esserne esonerato. Nello stesso anno sofferse per l'arresto e la condanna del figlio minore Camillo, incarcerato per due anni per motivi politici; poté ancora riabbracciarlo e morì l'8 genn. 1893 nella casa avita di Moncalvo.
Fonti e Bibl.: A. Madonizza, Lett. dalla Costituente austriaca del 1848-49, a cura di G. Quarantotti, Venezia 1966, ad Indicem; Lettere di C.D. a P. Kandler, in Atti e mem. della Soc. istr. d'arch. e st. patria, XL(1928), 2, pp. 239-346; Lettere di C.D. a Giov. Kobler, in Fiume, VI (1928), 1-2, pp. 107-207; A. Benedetti, Alcune lettere di C.D., in Pagine istriane, s. 3, XXXIX-XL (1960), pp. 9-23; Bibliografia degli scritti editi da C.D., in Atti e mem. d. Soc. istr. d'arch. e st. patria, XL (1928), 2, pp. 7-19; necrol. in L'Istria [Parenzo], 14 genn. 1893; F. Salato, Un precursore: C.D., in Atti e mem. della Soc. istriana d'arch. e storia patria, XLI (1929), 1, pp. 1-64; G. Quarantotti, L'Istria nel 1848 alla luce di nuove testimonianze, in La Venezia Giulia e la Dalmazia nella rivol. naz. del 1848-1849, Udine 1949, II, pp. 358-98 passim; E.Chersi, C.D., in Pagine istriane, s. 3, IV (1950), pp. 182-189; E. Predonzani, Profilo di C. D., in Giornale di Trieste, 15 luglio 1950; A. Depoli, Un giornalista genovese a Fiume nel Risorgimento, in Bollettino ligustico, IV (1952), 2, pp. 39-44; G. Gaeta, Le origini del giornalismo fiumano, in Fiume, II (1954), 1-2, pp. 41-45; 3, pp. 11, 16 s.; S. Cella, Giornalismo e stampa periodica a Fiume, ibid., V (1957), 1-2, pp. 30 s.; A. Benedetti, Ricordo del co. S. Rota, in Pagine istriane, s. 4, XL (1977), pp. 19 s.