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DELLIFRANCI, Carlo

di Vincenzo Rizzo - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990)
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DELLIFRANCI (Delli Franchi), Carlo

Vincenzo Rizzo

Maestro marmoraro napoletano, nacque presumibilmente verso il 1680. Nel 1714 aveva acquisito una certa notorietà se il governatore della chiesa della Ss. Annunziata dell'isola di Procida, A. Scotto, gli commissionò, per un compenso di 90 ducati, un altare "con gradini di marmo bianchissimo lavorato" (Napoli, Arch. storico del Banco di Napoli, Banco della Pietà, Giornale di cassa, matr. 1338, 30 ott. 1714). Per quest'isola del golfo di Napoli egli lavorerà ancora: nel 1716 - e questa volta per la più importante chiesa del luogo, cioè l'abbazia di S. Michele Arcangelo, protettore dell'isola - realizzò per commissione di Francesco Guarracino "cappellano governatore della cappella della S S.ma Concezione", "un altare di marmo commesso, consistente in due gradini, Mensa, Paliotto con fregi ed ornamenti" (Ibid., Banco del Ss. Salvatore, Giorn. di cassa, matr. 629, 23 nov. 1716).

Intensa fu l'opera del D. per le chiese napoletane più famose: nel 1717 ricevette 120 ducati per le opere di marmo nella chiesa di S. Maria Egiziaca a Pizzofalcone, per incarico della priora, suor Maria Cristina di S. Giovanni Battista (Ibid., Banco della Pietà, Giorn. di cassa, matr. 1388, 20 sett. 1717); nel 1722, per conto della Congregazione dei Ss. Crocifisso in S. Giovanni Maggiore, lavorò, sotto la direzione dell'ing. M. Guglielmelli, al pavimento marmoreo della chiesa, ai pilastri e alla porta, inclusa quella della sacrestia, opere alle quali attenderà sino al 1731.

Nel 1725 era impegnato alla manifattura dell'altare maggiore nella chiesa napoletana di S. Caterina da Siena, su commissione di fra' Venturino Masulli, per la quale ricevette una caparra di 430 ducati. Ma la committenza del D. non fu esclusivamente religiosa: nello stesso anno 1725 lavorava alle colonne che il marchese di Genzano faceva innalzare nel suo nuovo sontuoso palazzo sito in via Medina, a Napoli, in concomitanza con le decorazioni ad affresco, assai mondane e capricciose, che appena vi aveva finito di eseguire il pittore G. Del Po.

Intensi furono i rapporti di lavoro che il D. intrattenne con l'entroterra o con altre regioni del Mezzogiorno d'Italia, soprattutto con la Puglia. Per un compenso di 600 ducati lavorò alle decorazioni marmoree della cappella del Rosario, nella omonima Congregazione della città di Lucera, nell'ottobre 1727; nello stesso periodo lavorava ad una cappella, anch'essa dedicata alla Vergine del Ss. Rosario, per il monastero di S. Domenico, nella medesima Lucera, sopra il disegno dell'architetto M. Nauclerio (Ibid., Banco dello Spirito Santo, Giorn. di cassa, matr. 1176, 27 sett. 1727, p. 199).

Nell'anno 1728 eseguì, per commissione di Giovanni Antonio Sicola. e per un compenso di 152 ducati, un altare maggiore nella chiesa di S. Maria a Vico, in Arienzo (Caserta). Nel 1730 sovrintese alle decorazioni marmoree per la cappella di S. Domenico nella chiesa di S. Spirito di Palazzo dei padri predicatori di Napoli e nel 1734 decorò di marmi pregiati la cappella del Rosario nella stessa chiesa (Ibid., Banco di S. Giacomo, Giorn. di cassa, matr. 831, 27 ott. 1734, p. 868).

Nel 1731 ebbe contatti col ricco monastero di S. Maria di Donnaregina per alcune decorazioni "in marmo verde antico" (ibid., matr. 789, 21 ag. 1731, p. III).

Nel 1735 fu impegnato nella chiesa dei padri domenicani di S. Anastasia, dedicata alla celeberrima Madonna dell'Arco, per una grande lapide sepolcrale in marmi mischi, "compartita di ricchi fagliami siccome mostra il disegno fatto da Muzio Anaclerio Architetto", opera che fu commissionata dal principe di Castellaneta (Ibid., Banco dello Spirito Santo, Giorn. di cassa, matr. 1300, 27 ott. 1735, p. 516), nonché per altri lavori ornamentali.

Nel medesimo 1735 - anno nel quale rivestiva la carica di console dell'arte - per la cappella di S. Anna, nella chiesa del conservatorio di musica di S. Maria della Pietà dei Turchini, lavorò a diverse opere di marmo, su disegno del regio architetto Gio. Batta Nauclerio, per 132 ducati (Ibid., Banco di S. Eligio, Giorn. di cassa, matr. 1028, 9 ag. 1735), opere che furono terminate nel 1739, allorquando fu completata la balaustrata, su disegno di M. Nauclerio.

Il D. eseguì i disegni per bizzarri camini di gusto rococò, come informa un documento del 1736, secondo il quale egli eseguì, in collaborazione con C. Tammaro, un camino per il principe di Satriano, nel suo palazzo alla Riviera di Chiaia (Ibid., Banco del Ss. Salvatore, Giorn. di cassa, matr. 978, 17 dic. 1736, p. 333). Nella cappella di S. Francesco, ubicata nella chiesa napoletana di S. Diego all'Ospedaletto, eseguì un altare nell'aprile 1736. Nel 1741 realizzò un altare di marmo per la signora di Montorio (Ibid., Banco dello Spirito Santo, Giorn. di cassa, matr. 1389, 7 giugno 1741, p. 434).

È del 1743 l'ultimo documento a noi noto sul D. e si riferisce ancora ad una balaustrata (apprezzatagli dall'ing. B. De Lellis) fatta nella chiesa del conservatorio di musica di S. Maria della Pietà dei Turchini, ma questa volta è quella antistante l'altare maggiore, esempio assai significativo del suo straordinario magistero, tra i più raffinati della grande arte napoletana del marmo del secolo XVIII (Ibid., Banco di S. Maria del Popolo, Giorn. di cassa, matr. 1198, 12 apr. 1743, pp. 615 s.).

Fonti e Bibl.: Napoli, Arch. storico del Banco di Napoli, Banco di S. Giacomo, Giorn. di cassa, matr. 693, 6 luglio 1722, pp. 284 s.; Ibid., Banco di S. Maria della Pietà, Giorn. di cassa, matr. 1531, 8 ag. 1725; Ibid., Banco del Ss. Salvatore, Giorn. di cassa, matr. 780, 8 ag. 1725, p. 22; Ibid., Banco dello Spirito Santo, Giorn. di cassa, matr. 1177, 24 ott. 1727, p. 333; matr. 1210, 10 luglio 1730, p. 866; Ibid., Banco dei poveri, Giorn. di cassa, matr. 1090. 25 sett. 1728, Ibid., Banco della Pietà, Giorn. di cassa, matr. 1785, 28 sett. 1739; L'Arciconfraternita della Ss.ma Trinità dei Pellegrini in Napoli, Napoli 1976, pp. 106, 128, 130 s.; V. Rizzo, Notizie su artisti e artefici dai giornali copiapolizze degli antichi Banchi pubblici napoletani, in Le arti figurative a Napoli nel Settecento, a cura di N. Spinosa, Napoli 1979, pp. 245 s.; G. Fiengo, Organizz. e produzione edilizia a Napoli all'avvento di Carlo di Borbone, Napoli 1983, pp.30, 115, 179 e passim.

Vedi anche
conservatorio Istituto d’istruzione musicale.  ● L’origine dei conservatorio è antica. A Napoli, nel Seicento sorsero come istituti di beneficenza per avviare a un mestiere gli orfani: tali furono il conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, il conservatorio di Santa Maria di Loreto, il conservatorio di S. Onofrio, ... altare Superficie piana, talvolta a livello del suolo, più spesso elevata, su cui si compiono sacrifici (semplici offerte o immolazioni di vittime) alla divinità. È compreso nel numero delle installazioni rituali della maggior parte delle religioni conosciute.  antichità I primi esempi di altare, risalenti ... órdine domenicano domenicano, órdine Ordine religioso mendicante dei Frati predicatori (Ordo praedicatorum), fondato da s. Domenico di Guzmán (1215), dal cui nome deriva la denominazione di domenicano. Il primo nucleo fu un gruppo di chierici inviati in Linguadoca per la predicazione contro gli albigesi. L'domenicano, ... patrono Nella liturgia cattolica, il santo (o la santa) che una regione, diocesi, città, comunità religiosa o altro gruppo di fedeli onora con speciale culto quale particolare intercessore e protettore presso Dio.
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