EDERLE, Carlo
Nacque a Verona il 29 maggio 1892 da Albino e da Adele Caviola in una famiglia di condizioni agiate e di forti sentimenti religiosi. L'E. ebbe una solida formazione cattolica anche fuori dall'ambito familiare: frequentò infatti il ginnasio presso i padri stimmatini e quando, soppresso quell'istituto, dovette iscriversi ad una scuola pubblica, il liceo "Scipione Maffei", continuò a frequentare per proprio conto le lezioni di filosofia cristiana, tenute da monsignor Giuseppe Carboni. Dopo aver conseguito la maturità l'E. s'iscrisse alla scuola d'applicazione per ingegneri dell'università di Padova. In quegli anni manifestò una spiccata passione per la vita militare che lo indusse ad iscriversi alla R. Accademia militare di Torino, da dove nel 1912 Usci, primo in graduatoria, con il grado di sottotenente. Nell'ottobre 1913 l'E. venne nominato tenente ed assegnato all'80 reggimento di artiglieria da campagna di Verona. Segnalatosi per una particolare competenza nelle tecniche militari e balistiche, fu incaricato di tenere diverse conferenze agli allievi della scuola di applicazione d'artiglieria di Torino e compi approfonditi studi sulla difesa alpina italiana e sulle piazzeforti di La Spezia e di Venezia.
Nel 915 apparvero diversi suoi scritti su Le artiglierie semoventi (sul Politecnico di Milano), su La gittata delle moderne artiglierie (ibid.), su La guerra d'oggi e l'artiglieria di domani (sulla Rivista militare italiana) e su Navi da guerra e batterie costiere (sulla Rivista militare di Roma). All'approfondimento della cultura militare l'E. associava un'intensa pratica sportiva, applicandosi in diverse discipline come la scherma, la ginnastica e l'equitazione.
Nell'aprile del 1915 venne promosso capitano e assegnato al 320 reggimento artiglieria, nelle cui file prese parte alla guerra in Cadore. Poiché era nota la sua perizia tecnica, con disposizione ministeriale l'E. venne comandato presso la direzione del campo per esperienze d'artiglieria di Ciriè, in provincia di Torino. Questo incarico, per quanto prestigioso e a lui congeniale, costringeva l'E. a rimanere lontano dal fronte. Situazione questa che lo metteva a disagio, desiderando egli e s.sere impegnato in zona operativa. Il temperamento e la formazione lo inducevano infatti a considerare la guerra in una dimensione puramente "eroica".
Quando l'E. vide infine accolta la sua richiesta e venne di nuovo trasferito al fronte, al comando di una batteria campale, non mancò di esternare la sua grande soddisfazione: "la guerra è bella - scrisse in una lettera ai familiari - perché qui si vede l'uomo che affronta cosciente il pericolo per l'ideale e per il dovere: ciò rappresenta qualche cosa di grandioso e di indefinibile" (G. Ederle, p. 38).
Nel novembre 1916 l'E. venne trasferito presso il comando della 3a armata e assegnato alle controbatterie che operavano nella zona del Carso. Dall'esperienza sul campo maturò la proposta di costituire un gruppo di "osservatori d'armata", il cui compito doveva essere quello di osservare le mosse del nemico e fornire conseguenti indicazioni ai comandi. Accolta la proposta, l'E. venne nominato ispettore degli osservatori e in tale ruolo si distinse al punto da essere definito "maestro dell'osservazione carsica".
Alla ormai riconosciuta perizia l'E. univa non comuni doti di coraggio e di audacia, che lo inducevano spesso a prendere parte alle azioni della fanteria, Ferito per tre volte, meritò un encomio solenne e fu decorato con tre medaglie d'argento al valore militare. Il 2 febbr. 1917 il generale R. Nivelle lo fregiò della croce di guerra francese con palma. Sempre per meriti di guerra ottenne la promozione a maggiore e fu poi proposto per la nomina a tenente colonnello e a cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.
Il 4 dic. 1917, mentre, all'inizio di un'azione, si stava dirigendo verso l'ansa di Zenzon sul Piave per sorvegliare le linee nemiche, venne raggiunto da una pallottola di mitragliatrice e cadde ucciso.
Per aver superato "ogni limite di sacrificio e di ardimento" il 23 febbr. 1918 gli venne conferita la medaglia d'oro alla memoria. Il 12 novembre dello stesso anno l'università di Padova conferi all'E. - che anche durante il periodo bellico era riuscito a sostenere alcuni esami - la laurea ad honorem in ingegneria. Il suo corpo trovò una provvisoria sepoltura nel cimitero di Melma, nei pressi del fiume Piave, fino a che, il 4 dic. 1921, non venne traslato con una solenne cerimonia nella tomba di famiglia a Verona.
Bibl.: A. Magnani, Fiamme d'eroismo, Roma 1924, p. 180; G. Ederle, Ing. cav. C. E., maggiore d'artiglieria, Verona 1934; C. Montù, Storia della artiglieria italiana, p. IV, X, Roma 1948, pp. 28, 263; Encicl. milit., III, ad vocem; Lessico universale italiano, VI, ad vocem.