PASTA, Carlo Enrico
PASTA, Carlo Enrico. – Compositore, nato a Milano il 17 novembre 1817, figlio di Giuseppe e di Giuseppina Puricelli.
Avviati gli studi musicali nella città natale, Pasta proseguì la propria formazione al Conservatoire di Parigi nella classe di Hippolyte Colet (al quale nel 1843 fu raccomandato da Gaetano Donizetti tramite Adolphe Adam); nel 1844 conseguì il diploma di armonia (accessit di secondo grado). Nel maggio 1849, a Roma, compose La Romana, parole di Federico Seismit-Doda: la canzone, popolarissima, assurse quasi a inno dei difensori della Repubblica romana. Dal 1850 lavorò a Torino: compose in particolare un’ouverture (Sinfonia), una polka per la ballerina Amalia Ferraris, e il melodramma giocoso I Tredici, libretto di Giorgio Giachetti: dato nel teatro Sutera nel 1851, ebbe «fortunato successo» (L’Italia musicale, 1851). Tra il 1851 e il 1855 fu il direttore musicale dell’8° reggimento di fanteria Savoia, assai apprezzato dalla stampa. Mise mano a La Fronda o Il Castello di San Germano, libretto di Francesco Guidi, ma l’opera, annunciata per il 1855, non andò in scena.
Pasta sbarcò a Lima nell’agosto dello stesso anno. S’integrò nella vita musicale della capitale peruviana come insegnante di pianoforte e canto (si vantò poi d’aver avuto svariate centinaia d’alunni), direttore, maestro accompagnatore, membro fondatore della Sociedad Filarmónica, e soprattutto compositore del teatro lirico. Le sue zarzuelas su libretti spagnoli preesistenti, El loco de la guardilla (1863; libretto di Narciso Serra), La cola del diablo (1863; Luis de Olona y Gaeta) e Por un inglés, nota anche con il titolo alternativo Una taza de te (1870; José María de Larrea ed Eugenio Martínez), furono i soli, rari esempi di opere liriche composte in loco che si siano durevolmente attestate in cartellone (sull’arco di due decenni) e siano state riprese regolarmente nonostante la concorrenza delle partiture madrilene originali (rispettivamente di Manuel Fernández Caballero, Cristóbal Oudri e Martín Sánchez-Allú, e Mariano Vázquez). Fin dal 1856 vi era stato il progetto di comporre un’opera originale in collaborazione con il poeta venezuelano Juan Vicente Camacho (1829-1872). Ma soltanto nel 1867 vide la luce il frutto di un lavoro congiunto con il drammaturgo peruviano Juan Cossio (1823-1881): il loro Rafael Sanzio fu la prima zarzuela peruviana moderna. Per il successo mietuto i due autori misero subito in cantiere Placeres y dolores, basata su un soggetto peruviano e su melodie e forme tipiche della musica popolare locale; pubblicato nello stesso anno il libretto, il progetto fu abbandonato nell’urgenza di reagire alla sanguinosa repressione della ribellione indigena di Huancané. Il risultato fu, nel 1868, ¡Pobre indio!, zarzuela su libretto di Cossio e Camacho, che, se per un verso contribuì a consolidare il nazionalismo musicale peruviano, per l’altro fu la prima e più importante manifestazione artistica dell’indigenismo politico fomentato dalla Sociedad de Amigos de los Indios. Nel 1871 Pasta poté infine dare La fronda del 1855, che venne acclamata come prima opera italiana composta in Perù.
Rientrato in Italia, nel 1872 Pasta annunciò che stava componendo Atahualpa, dramma lirico di Antonio Ghislanzoni, dato nel 1875 a Genova (teatro Paganini) e nel 1877 a Lima e a Milano (teatro Dal Verme). Pur ricalcando formule drammatiche assai simili all’Aida verdiana, e mantenendosi nel solco delle rappresentazioni teatrali della conquista del Perù vista attraverso l’amore di una donna indigena per un conquistador – una tradizione che in Europa risale a Fuzelier e a Voltaire –, Atahualpa ha il carattere di una vera e propria arringa contro l’intolleranza, e mediante la tecnica del tableau vivant illustra i momenti fondativi della nazione peruviana: la scena finale, assai applaudita all’epoca, intreccia i funerali dell’ultimo sovrano inca con un appello alla lotta per l’indipendenza, inglobandovi la citazione dell’inno nazionale peruviano. L’assemblaggio drammatico-musicale corrispose appieno alle diverse aspettative locali e colmò lo spazio lasciato vacante dall’assenza di un’opera nazionale: donde l’entusiastica recezione.
Successivamente Pasta cercò di riannodare le fila di una carriera europea, peraltro senza durevole successo. Nel 1887-88, difficoltà finanziarie sopravvenute lo indussero a tentare un ritorno definitivo a Lima, anch’esso fallito, nonostante la grande stima dalla quale era circondato: nel Paese, in subbuglio dopo la Guerra del Pacifico (1879-84), né le esigenze artistiche né le risorse economiche erano più le stesse di prima. Nei suoi ultimi anni italiani, Pasta ottenne una medaglia nel secondo concorso della Canzone lombarda (1891). Nel 1896 a Lima venne indetto un concerto per soccorrere il compositore in gravi angustie.
Pasta morì a Milano il 31 agosto 1898.
La critica musicale coeva, in Italia come in Perù, lodò nelle composizioni teatrali di Pasta la perizia orchestrale, la padronanza dell’armonia e lo spiccato talento nel tessere i pezzi concertati. Oltre ad alcune opere minori, Pasta compose anche una Missa solemnis (data a Lima nel 1869 ma scritta probabilmente già a Parigi). Dagli anni Novanta del secolo scorso i titoli di Atahualpa e di ¡Pobre indio! sono entrati nel novero dei riferimenti obbligati alla storia musicale, teatrale, letteraria e culturale latino-americana, senza che ciò peraltro comportasse un’effettiva considerazione delle due opere. Nel 2013 Atahualpa è stato ripreso a Lima in versione da concerto, con l’orchestrazione ricostruita da Matteo Angeloni.
Fonti e Bibl.: L’Italia musicale, III, n. 6, 18 gennaio 1851, p. 23; Gazzetta musicale di Milano, XXX, n. 49, 5 dicembre 1875, pp. 401 s.; XXXII, n. 39, 30 settembre 1877, pp. 318 s; G. Macchi, Il musicista C. E. P., in Rassegna gallaratese di storia e d’arte, I (1930), n. 3, pp. 21-25; G. Zavadini, Donizetti: vita, musiche, epistolario, Bergamo 1948, p. 649; R. Barbacci, Apuntes para un diccionario biográfico musical peruano, in Fénix, VI (1949), pp. 483 s.; L.G. Sanzin, Federico Seismit-Doda nel Risorgimento, Bologna 1950, pp. 155 s., 463-465; G. Ugarte Chamorro, Centenario del estreno en Lima de la ópera Atahualpa, Lima 1979; A. Tauro, Enciclopedia ilustrada del Perú, Lima 1987, II, p. 595, IV, p. 1563; M. Kuss, La primera representación de la muerte de Atahualpa en el teatro lírico: historia y ficción, in Historia, memoria y ficción, a cura di M. Lemlij - L. Millones, Lima 1996, pp. 530-547; G. Bonfiglio, Dizionario storico-critico degli italiani in Perù, Bologna 1998, pp. 232 s.; A. Benini, Il demone nello scrittoio. Lettere di Antonio Ghislanzoni (1853-1893), Lecco 2001, pp. 116, 119 s.; Diccionario de la música española e hispanoamericana, VIII, Madrid 2001, pp. 505 s.; A. Sessa, Il melodramma italiano, 1861-1900, Firenze 2003, p. 360.