ERRERA, Carlo
Nacque a Trieste, da Cesare, veneziano, e da Luigia Fano, il 3 dic. 1867. Dopo gli studi a Venezia, e quindi a Firenze dove la sua famiglia si era trasferita, si iscrisse nel 1885 alla facoltà di lettere nel fiorentino Istituto di studi superiori, presso il quale si laureò nel 1889 e l'anno dopo conseguì il diploma di perfezionamento in storia e geografia. Allievo di P. Villari, dimostrò interesse per gli studi storici, ma fu B. Malfatti, il più anziano dei geografi positivisti della prima generazione, che determinò la sua particolare inclinazione per la geografia.
Insegnante nelle scuole medie di Trapani, di Lodi e di altre città minori, iniziò la produzione scientifica pubblicando nel 1891 un lavoro di geografia storica (ICorsi e la Corsica alla fine del sec. XV, in Arch. stor. ital., s. 5, VII [1891], pp. 390-400). Da allora continuò a pubblicare pressoché ininterrottamente sui più noti periodici geografici del tempo i risultati delle sue ricerche, oltreché di geografia storica, di toponomastica, di storia della cartografia, di storia delle esplorazioni e di varia geografia.
Nel 1894 fu tra i primi a collaborare alla neonata Rivista geografica italiana (diretta da G. Marinelli), continuando sino alla vigilia della propria scomparsa. Il Marinelli gli affidò la redazione dei capitoli Il gruppo di Malta, Corsica, Il Nizzardo, La Svizzera italiana, La Repubblica di San Marino, nel IV vol. del trattato di geografia generale La Terra in 7 voll., uscito a Milano da Vallardi a dispense dal 1885 al 1902. L'opera che lo rese noto al grande pubblico fu L'epoca delle grandi scoperte geografiche, nella "Collana storica Villari", che uscì presso Hoepli in tre edizioni (Milano 1902, 1910, 1926).
Nel 1903 conseguiva la libera docenza in geografia presso l'università di Torino. Tre anni dopo, classificatosi secondo dietro O. Marinelli nel concorso per la cattedra di geografia nell'Istituto di studi superiori di Firenze, venne chiamato a coprire quell'insegnamento nell'ateneo di Pisa, dove rimase sino al 1912, quando passò a Bologna. Nella prolusione La geografia e il Risorgimento d'Italia, letta il 17 genn. 1913 (e pubblicata in Riv. geogr. it., XX [1913], pp. 209-227), il tema della finalità della ricerca geografica - allora dibattuto e attuale - era messo in rapporto non solo alla prospettiva del miglioramento della sua didattica nella scuola italiana, ma ricollegato specialmente alle finalità della politica nazionale ed alle richieste della cultura e dello sviluppo economico del paese. Le difficoltà dell'espansione coloniale italiana lo inducevano a concentrare l'attenzione sul problema dell'emigrazione, e questo per l'E. doveva spingere i geografi ad approfondire non solo la conoscenza dell'area nazionale, ma del mondo intero per favorire la crescita delle relazioni globali.
Scoppiato il conflitto mondiale, irredentista convinto l'E. mise la sua attività scientifica al servizio della politica nazionale. Pubblicò perciò studi relativi al confine italo-austriaco, che riteneva assurdo (Il confine tra Italia e Austria, in I Problemi italiani [Milano], 1915, n. 14; Una nuova carta etnico-linguistica della regione veneta e delle Alpi italiane dall'Adige al Quarnaro, in Riv. geogr. it., XXII [1915], 4, pp. 200-205), e prese parte alla compilazione di dizionari toponomastici delle regioni irredente promossi dalla Società geografica italiana (Prontuario dei nomi locali della Venezia Giulia, in collab. con E. De Toni e V. Baroncelli, in Memorie d. R. Soc. geogr. it., XV [1917], parte II). Terminata la guerra, aderì al movimento a difesa della italianità di Fiume e della Dalmazia.
Nel 1922, costituitosi il Comitato nazionale per la geografia, dapprima come emanazione dell'Unione geografica internazionale e poi del Consiglio nazionale delle ricerche, venne eletto a presiedere la sezione storico-geografica, e in seguito, la sezione didattica, carica che mantenne sino alla morte. Connessa infatti con la attività accademica fu la sua propaganda continua ed intensa per lo sviluppo dell'insegnamento della geografia, che avrebbe dovuto avere un ruolo più determinante nella preparazione culturale dei cittadini. Svolse tale propaganda con memoriali, scritti, discussioni in occasione di congressi geografici nazionali ed internazionali, di riunioni della Società italiana per il progresso delle scienze, oltreché in seno al Comitato nazionale per la geografia, del quale, negli ultimi anni, era stato vicepresidente. In particolare propugnò l'ampliamento della documentazione informativa (Sulla opportunità che vengano tolte, in quanto è possibile, le restrizioni imposte alla vendita delle carte topografiche edite dall'Istituto geografico militare, in Atti d. IV Congr. geogr. it., Milano 1901, Milano 1902, pp. 13-15; Sulla opportunità, in Atti d. VI Congr. geogr. it., Venezia 1907, Venezia 1908, I, pp. 259-264); propose la formazione di un archivio fotografico documentario della regione italiana (Sulla convenienza di ordinare un Archivio fotografico della regione italiana in servigio degli studi geografici, ibid.), redasse testi scolastici per le scuole medie. Non fu certo sostenitore entusiasta della riforma gentiliana nei riguardi dell'insegnamento della geografia (La geografia nelle scuole dipendenti dal ministero della Pubblica Istruzione, in Atti d. X Congr. geogr. it., Milano 1927, II, pp. 671-677), mentre metteva in luce le potenzialità di conoscenza che lo sviluppo tecnologico offriva all'approfondimento delle scoperte e delle esplorazioni terrestri (Orizzonti odierni della geografia, in Annuario d. Univ. di Bologna, VII [1929], discorso inaug. 10 nov. 1928). Partecipò attivamente ai congressi geografici internazionali di Cambridge e di Parigi; al successivo, di Varsavia, benché colpito nell'agosto 1934 da un attacco di emiplegia, fece pervenire una relazione sull'utilità delle escursioni geografiche interuniversitarie, di cui era stato solerte organizzatore, in particolare della prima svoltasi nel 1926 nella regione deltizia del Po (La prima escursione geografica interuniversitaria, in Riv. geogr. it., XXXIII [1926], pp. 130-142).L'ultimo suo lavoro di ampio respiro fu il volume sull'America settentrionale, uscito nel 1934 nella torinese collana "Nuova geografia universale" diretta da R. Almagià, dove la vastità dell'informazione si univa alla capacità di sintesi ed alla chiarezza espositiva. Continuò ad insegnare sia nella facoltà di lettere sia presso l'Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Bologna, città dove morì il 27 maggio 1936.
Della produzione scientifica dell'E. dispersa in periodici, riviste, quotidiani, atti accademici, per iniziativa di R. Almagià il Comitato nazionale per la geografia patrocinò la raccolta in un volume dei più significativi "scritti minori" (C. Errera, Scritti geografici, a cura di R. Almagià, Bologna 1937), unitamente al catalogo delle sue pubblicazioni, 123 voci comprese le recensioni, cui si rinvia anche se incompleto.
Giunto alla geografia in un momento in cui l'indirizzo storico era prevalente, l'E. non trascurò l'osservazione scientifica dei fenomeni naturali, con indagini condotte sul campo. Egli basò, per esempio, i suoi studi di geografia storica e di toponomastica sulla ricerca in loco delle condizioni passate e delle loro vestigia, oltreché sulla analisi di documenti archivistici e di fonti letterarie (Toponomastica ufficiale, in Riv. geogr. it., I [1894], pp. 356-363; Valle Vigezzo, ibid., II [1895], pp. 155-163 e 202-216; L'incremento del delta della Toce nell'epoca storica, in Boll. d. R. Soc. geogr. it., s. 4, III [1902], pp. 780-798; Sulla separazione del lago di Mezzola dal Lario (Età antica e medievale), ibid., VI [1905], pp. 75-84; Sulla toponomastica del territorio di Ornavasso, in Scritti pubblicati in onore di Giuseppe Dalla Vedova, Firenze 1908, pp. 233-249; I lineamenti geografici di Ravenna antica, in Boll. d. R. Soc. geogr. it., s. 6, VI [1929], pp. 663-675).
Si occupò di storia della cartografia (Della carta di Andrea Bianco del 1448 e di una supposta scoperta del Brasile nel 1477, in Memorie d. R. Soc. geogr. it., V [1895], pp. 202-225; Carte e atlanti di Conte di Ottomano Freducci, in Riv. geogr. it., II [1895], pp. 237-241; Atlanti e carte nautiche dal secolo XIV al XVII conservati nelle biblioteche private e pubbliche di Milano, ibid., III [1896], pp. 90-97, 388-399, 520-527; Sull'opera cartografica di C. Tomaso Borgonio, in Arch. stor. it., s. 5, XXXIV [1904], pp. 109-123; A proposito di una carta nautica creduta di Bartolomeo Olives, in Riv. geogr. it., XV [1908], pp. 238 s.; I portolani italiani del Medio Evo secondo l'opera di K. Kretschmer, ibid., XVIII [1911], pp. 241-266; Di Pietro Coppo e della sua opera De toto orbe [1520], in Rend. d. Accad. d. scienze d. Ist. di Bologna, classe disc. morali, s. 3, VIII [1933-34], pp. 25-47); e di storia delleesplorazioni, con contributi fondamentali sui viaggi dei Caboto (I viaggi di Giovanni e di Sebastiano Caboto nell'Atlantico settentrionale, in Boll. d. R. Soc. geogr. it., s. 3, VI [1893], p. 387; Sul viaggio di Sebastiano Caboto nel 1509, ibid., p. 751; La spedizione di Sebastiano Caboto al Rio della Plata, in Arch. stor. it., s. 5, XV [1895], pp. 162). Si interessò anche di temi colombiani, con minute ma significative recensioni critiche alle opere dei denigratori dell'impresa di C. Colombo (Questioni colombiane, in Atti d. Soc. it. per il progresso d. scienze, XV Riunione, Bologna 1926, Roma 1927, pp. 472-481). Non trascurò infine gli studi di geografia descrittiva (Sull'aumento della popolazione in alcune parti della Toscana negli ultimi secoli, in Riv. geogr. it., V [1898], pp. 212-215, L'Ossola, Bergamo 1908, n. 38; IlCongo Belga, in Quaderni geografici De Agostini, I [1918], 4; Italiani e Slavi nella Venezia Giulia, ibid., II [1919], 9; Francia e Belgio, Milano, 1923; Come nasce un centro balneario, in Le Vie d'Italia, XXXVI [1930], pp. 411-420; L'Italia e il Vicino Oriente, in Annuario d. Univ. di Bologna, 1930-31, discorso del 9 genn. 1931; La navigazione alla Baia di Hudson, in Boll. d. R. Soc. geogr. it., s. 6, X [1933], pp. 553-556; Malaria e bonifica in Corsica, in Atti XII Congr. geogr. it., Cagliari 1935, pp. 303-307; Le regioni artiche oggi e domani, in Le Vie d'Italia e del Mondo, IV [1936], pp. 663-689).
Redattore della Enciclopedia Italiana, pubblicò una lunga serie di articoli (dal 10 genn. 1909 al 20 genn. 1929) sul periodico letterario fiorentino Marzocco, segnalando, in particolare, l'avanzamento delle scoperte polari e i cambiamenti della geografia politica italiana.
Bibl.: Necr. in Rivista geogr. ital., XLIII (1936), 3-4, pp. 158-163; in Boll. d. Soc. geogr. ital., s. 7, I (1936), pp. 557-560; O. Baldacci, Storia della geografia, in Un sessantennio di ricerca geografica italiana, Memorie d. Soc. geogr. ital. (pubbl. in occasione del XX Congresso geogr. intern.), XXVI (1964) pp. 470-506 (in particolare p. 469); I. Luzzana Caraci, La geografia italiana tra '800 e '900 (dall'Unità a Olinto Marinelli), in Pubblicazioni dell'Istituto di scienze geografiche della facoltà di magistero dell'Università di Genova, XXXVI (1982), in particolare pp. 33, 116, 129, 139, 175 s., 184; E. Bevilacqua, Le istituzioni, la politica universitaria, l'organizzazione della ricerca e della didattica, in R. Almagià e la geografia italiana nella prima metà del secolo, Atti del Convegno di studi promosso dall'Istituto di geografia umana dell'Università degli studi di Milano, 11-12 dic. 1986, a cura di G. Corna Pellegrini, Milano 1988, pp. 19-36 (vedi in particolare pp. 21 s.). Fra i testi fondamentali relativi alla storia della geografia del periodo vissuto dall'E. cfr. L. Gambi, Una geografia per la storia, Torino 1973; O. Baldacci, Ilpensiero geografico, Brescia 1975; G. Ferro, Geografia e libertà, Bologna 1983; I. Luzzana Caraci, Storia della geografia in Italia dal secolo scorso ad oggi, in Aspetti e problemi della geografia, Milano 1987, pp. 45-94.