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PARONA, Carlo Fabrizio

di Andrea Candela - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 81 (2014)
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PARONA, Carlo Fabrizio

Andrea Candela

PARONA, Carlo Fabrizio. – Nacque a Melegnano (Milano) l’8 marzo del 1855 da Angelo, consigliere di corte d’appello, e da Teresa Scardini.

Studiò presso l’Università di Pavia, città di origine della famiglia, e qui si laureò in scienze naturali nel 1878. Già allievo di Torquato Taramelli, professore di geologia presso l’ateneo pavese, dopo la laurea divenne suo assistente: posizione che occupò fino al conseguimento della cattedra universitaria. Si sposò con Caterina Robecchi nel 1884.

Il periodo compreso tra il 1881 e il 1889 si caratterizzò, anche, per l’incarico di docenza in scienze naturali presso l’istituto tecnico di Pavia e l’intensa attività di ricerca che, sotto la guida di Taramelli, lo condusse ad approfondire lo studio delle peculiarità geopaleontologiche delle colline terziarie dell’Oltrepò Pavese, a cui dedicò i lavori iniziali (Il Pliocene dell’Oltrepò Pavese. Osservazioni stratigrafiche e paleontologiche, in Atti della Società italiana di scienze naturali, XXI (1879), pp. 662-773). Seguirono, negli anni immediatamente successivi, alcune indagini geologiche sulla Valsesia e sul Lago d’Orta (Appunti geologici sul bacino del Lago d’Orta, Novara 1880; Sopra i lembi pliocenici situati tra il bacino del Lago d’Orta e la Val Sesia e sull’altopiano di Bocca e di Maggiora, in Bollettino della Società geologica italiana, II (1883), pp. 239-257; Valsesia e Lago d’Orta, descrizione geologica, Milano 1886). Nel 1889 ricevette la nomina a professore di geologia presso l’Università di Torino, insegnamento che ricoprì fino al 1930; mentre nel 1890 ottenne la direzione dell’istituto geologico e del museo geopaleontologico del medesimo ateneo.

Conseguita la cattedra universitaria, si distinse, soprattutto, per le indagini in ambito paleontologico, alle quali dedicò la parte più consistente della sua produzione scientifica. Acquisì notorietà grazie alle ricerche condotte sui molluschi e sui brachiopodi mesozoici delle Alpi e Prealpi lombarde e venete, a cui affiancò lo studio delle malacofaune terziarie (con M. Canavari, Brachiopodi oolitici di alcune località dell’Italia settentrionale, in Atti della Società toscana di scienze naturali, V (1882), pp. 331-353; I Brachiopodi liassici di Saltrio e Arzo nelle Prealpi Lombarde, in Memorie del Reale istituto lombardo di scienze e lettere, XV (1884), pp. 227-262; Contributo allo studio dei Megalodonti, in Atti della Società italiana di scienze naturali, XXX (1888), pp. 355-363).

La copiosa serie di lavori che pubblicò sui fossili della Lombardia e, di seguito, sulle faune giuresi del Garda, del Torinese, della Savoia e dell’Appennino centrale permise di ampliare notevolmente la conoscenza del Mesozoico italiano. Fu, di fatto, il vivo interesse per le varietà fossili e la ricca fauna cretacea dell’Appennino che orientò Parona verso lo studio delle Rudiste, a cui diede fondamentali contributi, a tal punto da figurarne tra i maggiori esperti italiani. Nel 1916 dedicò a tali molluschi bivalvi il Saggio bibliografico sulle Rudiste un testo particolarmente apprezzato per gli utili indici analitici. Le ricerche di malacologia fossile furono affiancate dalle rilevanti analisi sui Poriferi del Permiano siciliano (Appunti per uno studio sulle ‘Spugne’ del Permiano di Sicilia (Bacino del Sosio), in Atti della Reale Accademia delle scienze di Torino, LXIV (1929), pp. 121-132; Le Spugne della Fauna permiana di Palazzo Adriano (Bacino del Sosio) in Sicilia, in Memorie della Società geologica italiana, I (1931), pp. 1-58) e sui Radiolari del Secondario alpino. Ai singolari protozoi, Parona si era interessato già nel 1890 con lo studio dei noduli selciosi del Giurassico di Laveno (Radiolarie nei noduli selciosi del calcare giurese di Cittiglio presso Laveno, in Bollettino della Società geologica italiana, IX (1890), pp. 132-175), seguito dallo scritto del 1893 sulle Radiolarie negli scisti silicei (Trias superiore) della Basilicata. Le ricerche sui Radiolari furono di particolare importanza, poiché l’esame degli esemplari fossili rinvenuti nei diaspri (scisti silicei) di Cesana Torinese permise la corretta datazione geocronologica dei calcescisti alpini. Fu infatti possibile fissarne il periodo di formazione al Mesozoico, anziché al Paleozoico, come in precedenza ritenuto (Sugli scisti silicei a Radiolarie di Cesana presso il Monginevro, in Atti delle Reale Accademia delle scienze di Torino, XXVII (1892), pp. 305-319).

Nel 1908 il governo, riconoscendo in Parona un esperto conoscitore della geologia e del patrimonio fossilifero della penisola italiana, gli conferì la carica di presidente del Regio Comitato geologico d’Italia, ruolo nel quale fu più volte confermato fino al 1925. Dal 1910 al 1913 fu responsabile della Commissione per lo studio delle variazioni periodiche dei ghiacciai (successivamente Comitato glaciologico italiano), istituita nel 1904 sulla scia delle indagini che il Club alpino italiano aveva effettuato sull’estensione dei ghiacciai alpini, già a partire dalla fine degli anni Settanta dell’Ottocento. Parona, invero, si interessò piuttosto marginalmente alla glaciologia, dedicandovi pochi lavori.

Nel 1913, quasi sessantenne, ricevette l’incarico di presiedere la Commissione geoagrologica per lo studio della Tripolitania, dove, per volontà del governo, si recò, quello stesso anno, con gli ingegneri Camillo Crema e Secondo Franchi. Lo studio della conformazione geologica del territorio libico, rivolto al miglioramento delle condizioni agrarie della colonia italiana, consentì la stesura di una dettagliata relazione ministeriale (La Tripolitania settentrionale. Relazione al Ministero delle Colonie, Roma 1913) e di varie note geologiche e paleontologiche (con C. Crema e S. Franchi, Sulla serie dei terreni della Tripolitania settentrionale, in Bollettino della Società geologica italiana, XXXII (1914), pp. 497-502; Notizie paleontologiche sulla serie dei terreni attraversati dal pozzo trivellato della Scuola di Agricoltura presso Tripoli, in Bollettino del Regio comitato geologico d’Italia, XLIV (1914), pp. 116-120; Per la geologia della Tripolitania, in Atti della Reale Accademia delle scienze di Torino, L (1914), pp. 16-38; Di alcune Rudiste della Tripolitania, in Bollettino dell’Ufficio geologico d’Italia, LVIII (1933), 2, pp. 1-8).

Gli interessi scientifici di Parona contemplarono anche gli ambiti più applicativi delle scienze della Terra, tra i quali quello della geologia agraria (Il terreno. Nozioni di geologia dinamica, storica e agraria, Torino 1898), a cui fecero seguito le riflessioni sulla perforazione di pozzi per l’acqua potabile nel Vercellese (1904), sul progetto di comunicazione ferroviaria tra Torino e la Svizzera (1905) e sulle sorgenti termominerali di Caldiero (1908).

Conferì all’insegnamento un ruolo tutt’altro che secondario, considerandolo tanto importante quanto l’attività di ricerca. La pubblicazione nel 1901 del Trattato di geologia con speciale riguardo alla geologia dell’Italia (Milano 1901-03, seconda edizione 1924), apprezzato per la chiarezza espositiva e il riferimento alle formazioni geolitologiche delle regioni italiane, è senza alcun dubbio una testimonianza decisiva del rilievo che seppe attribuire alla didattica.

Grazie all’entusiasmo trasmesso nel magistero, il suo laboratorio fu sempre frequentato da numerosi studenti, alcuni dei quali divennero poi suoi allievi. Così, Federico Sacco, nelle brevi note commemorative stese in suo ricordo, poteva affermare, senza alcuna forzatura, che attorno alla figura di Parona venne gradualmente costituendosi una vera e propria scuola paleontologica piemontese.

Fu inoltre autore di utili raccolte di fonti bibliografiche geopaleontologiche regionali, come quelle sul Piemonte (con F. Sacco e F. Virgilio, Bibliografia geologica del Piemonte, Roma 1894, estr. da Bollettino della Società geologica italiana, XII, 1893), sulle Rudiste e sull’Istria (con F. Sacco e R. Battaglia, Materiali per la bibliografia geologica, idrologica, speleologica, paleontologica e paleoetnologica dell’Istria e regioni finitime, Mondovì 1923).

In qualità di direttore, ampliò e arricchì le collezioni del museo dell’istituto geologico dell’Università di Torino, premurandosi di allestire anche una sezione riservata ai fossili italiani dal Cambriano fino ai più recenti terreni terziari.

Dedicò alla divulgazione delle scienze della Terra e alle bellezze del paesaggio geologico alcuni suoi ultimi lavori, tra cui: Il Piemonte e i suoi paesaggi. Impressioni e riflessioni geologiche (Torino 1935), Le Pietre parlano! (in Natura, XXVIII (1937), pp. 33-49) e le malinconiche Rievocazioni e visioni istriane (Torino 1936): note di taccuino, stese nel settembre 1924. Qui, in poche e dense pagine, descrisse con commozione il suo triste pellegrinaggio verso il «pietroso Carso» dove, durante la Grande Guerra, cadde il figlio Emilio.

Morì il 15 gennaio del 1939 a Busto Arsizio (Varese).

Ricevette numerosi incarichi e onorificenze. Fu membro della Reale Accademia dei Lincei e delle accademie di Napoli, Bologna, Modena e dei XL. Dal 1928 al 1934 fu presidente della Reale Accademia delle scienze di Torino. Fu chiamato, per ben due volte (1901 e 1913), a presiedere la Società geologica italiana, di cui figurò tra i fondatori nel 1881. Dal 1919 al 1921 fu inoltre preside della facoltà di scienze dell’Università di Torino, di cui fu anche rettore tra il 1920 e il 1922.

Opere. Contributo allo studio della fauna liassica dell’Appennino centrale, in Memorie della Reale Accademia dei Lincei, XV (1883), pp. 83-114 (con A. Verri); Appunti per lo studio del Cretaceo superiore nell’Appennino, in Bollettino della Società geologica italiana, XXIV (1905), pp. 654-658; Notizie sommarie di geologia Valsesiana, Torino 1907; Nuovi studi sulle Rudiste dell’Appennino (Radiolitidi), in Memorie della Reale Accademia delle scienze di Torino, LXII (1911), pp. 274-293; Saggio bibliografico sulle Rudiste, con indici dei nomi di autori, di genere e di specie, Roma 1917; Caratteri ed aspetti geologici del Piemonte, Torino 1921.

Fonti e Bibl.: M. Gortani, C.F. P.: cenni e ricordi. Discorso commemorativo, estr. da Rendiconto delle Sessioni della Regia Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, 1939; F. Sacco, C.F. P., 1855-1939, Torino 1939; Id., C.F. P. Commemorazione, estr. da Atti della Regia Accademia di agricoltura di Torino, LXXXII (1939), pp. 1-7; G. De Lorenzo, Sul Trias dei dintorni di Lagonegro in Basilicata, Napoli 1892, p. 48; B. Accordi, Storia della geologia, Bologna 1984, p. 114.

Vedi anche
Francesco Bassani Geologo italiano (Thiene 1853 - Capri 1916). Coadiutore di A. Stoppani al museo civico di Milano, dal 1887 professore di geologia e paleontologia nell'università di Napoli, si occupò di geologia stratigrafica e dinamica, ma si distinse soprattutto per le sue importanti ricerche di paleoittiologia, lasciando ... Torquato Taramèlli Taramèlli, Torquato. - Geologo (Bergamo 1845 - Pavia 1922), prof. (1876) di geologia nell'univ. di Pavia. Socio nazionale dei Lincei (1891). Si occupò del Lias delle province venete, del Quaternario e del glacialismo della Valle Padana, delle formazioni ofiolitiche dell'Appennino Emiliano, dei depositi ... Giorgio Dal Piàz Dal Piàz ‹... -z›, Giorgio. - Geologo e paleontologo italiano (Feltre 1872 - Padova 1962), prof. all'univ. di Padova; socio nazionale dei Lincei (1923), accademico pontificio (1936). Si occupò principalmente di questioni di paleontologia, stratigrafia e tettonica delle regioni alpine con particolare ... stratigrafia Lo studio della natura e delle caratteristiche del terreno attraverso l’esame degli strati susseguentisi in profondità. archeologia Negli scavi archeologici lo studio stratigrafico del terreno e la distinzione dei vari strati contenenti materiale archeologico permettono sia di fissare una cronologia ...
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san Carlo
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