FANTACCHIOTTI, Carlo
Nacque a Cortona (prov. Arezzo) il 17 giugno 1808, da Giuseppe di Domenico, discendente di un'antica famiglia perugina, e da Anna di Michele Lucarelli. Trasferitosi nel 1818 con la famiglia a Perugia, frequentò l'Accademia di belle arti dal 1824 al 1834, rivelandosi uno dei migliori allievi di Giovanni Sanguinetti. Bravo disegnatore, conseguì ben presto vari premi e menzioni onorevoli ai concorsi annuali. In particolare nel 1833, con il dipinto S. Giovanni Battista nell'atto di predicare (Perugia, Accademia di belle arti), vinse la medaglia d'oro. Cosicché nell'aprile del 1836, grazie ai suoi meriti artistici, iniziò il triennio di perfezionamento in pittura a Roma.
Il soggiorno romano costituì un momento fondamentale per lo sviluppo della sua formazione artistica, attenta alle sollecitazioni del nuovo ambiente, più ricco e stimolante. Iniziò a frequentare lo studio di Luigi Cochetti, dove conobbe artisti di schietta ispirazione purista e nazarena. Le sue doti pittoriche furono subito riconosciute da Tommaso Minardi, sotto la cui guida e tutela rimase per tutti gli anni di pensionato. Di quel periodo rimangono oggi presso l'Accademia di belle arti di Perugia i tre saggi eseguiti dal F. e inviati alla scuola, come prescriveva il regolamento.
L'opera eseguita durante il primo anno di pensionato è un disegno dal carattere arcaicizzante e purista raffigurante Gesù Cristo che appare a s. Benedettino, caratterizzato da una fluidità di linee che ricordano il Perugino e il giovane Raffaello (cfr. Storia dell'arte ital. [Einaudi], VI, 2, Torino 1982, fig. 954). Il secondo saggio avrebbe dovuto essere una copia di tre figure (s. Pietro, s. Giovanni Battista e s. Giovanni Evangelista) dalla Disputa del Sacramento in Vaticano, ma il cattivo stato di salute del F., colpito da febbri intermittenti, non gli permise nell'estate del 1836 di rimanere a Roma: ottenne così di poter eseguire la copia delle tre figure di s. Mauro, s. Benedetto, s. Placido dall'affresco di Raffaello esistente a Perugia, nella chiesa di S. Severo. Qualche anno dopo il F. copiò l'intero affresco per una incisione di Achille Calzi, pubblicata nella rivista Ape italiana delle belle arti (V [1839], tav. XVI). L'ultima prova di pensionato fu iniziata nel 1838 e portata a termine due anni più tardi: I Greci e i Troiani che si disputano il corpo di Patroclo, lavoro di un certo impegno, che mette in luce le notevoli qualità pittoriche e l'indubbia sicurezza formale acquisita dall'artista grazie ai contatti con l'ambiente purista e nazareno. Ma il ritardo con il quale il F. consegnò il quadro di Patroclo, interrotto più volte per mancanza di modelli e per il suo cattivo stato di salute, finì per infastidire i componenti del consiglio dell'Accademia, tanto che, quando nel 1841, terminato il pensionato, il F. partecipò al concorso per la cattedra di pittura, bandito dopo la partenza di G. Sanguinetti, non fu certo favorito e l'incarico venne assegnato al pittore bolognese Cesare Masini.
Non avendo ottenuto l'incarico all'Accademia di Perugia e date le difficoltà del mercato artistico, il F., che aveva problemi sia economici sia di salute, mise a frutto il suo talento dedicandosi negli anni seguenti soprattutto alla ritrattistica e al restauro di dipinti; a quest'ultima attività si era già dedicato durante il suo soggiorno romano.
Molto probabilmente nel decennio 1842-1852, piuttosto lacunoso per la ricostruzione della sua attività, il F. fu a Roma. L'unico riferimento certo è una lettera del 31 nov. 1849 inviata a L. Cochetti da T. Minardi, in cui quest'ultimo afferma di aver visionato diversi dipinti di buona scuola "da Fantacchiotti" (cfr. T. Minardi, disegni taccuini lettere nelle collezioni pubbliche di Forli e Faenza [cat. della mostra di Forlì], a cura di M. Manfrini Orlandi-A. Scarlini, Bologna 1981, p. 139). Questo farebbe supporre che il F. avesse aperto a Roma uno studio per conto suo, lavorando come restauratore, attività che svolse con particolare perizia; certamente, tuttavia, non interruppe mai i rapporti con Perugia, come dimostra il restauro delle decorazioni del teatro Verzaro (1838) condotto insieme con V. Baldini e A. Angelini. A Perugia eseguì inoltre il ritratto del letterato e musicologo Antonio Mezzanotte (1841), inciso a Milano da A. Mantovani, ed i ritratti di Carolina e di Giuseppe Mariotti Ticchioni (entrambi del 1846; di propr. della fam. Rizzoli di Goldestern, Perugia).
Nel 1852 il F. è documentato ancora a Perugia, e di nuovo dal maggio 1855 al febbraio 1860, anno della sua morte prematura; in quest'ultimo periodo fu ospitato nel monastero di S. Pietro, che provvide alle necessità di tutta la sua numerosa famiglia (la moglie Angela Pasqua e i quattro figli, Ettore, Alessandro, Tito e Ginevra), come compenso per gli interventi di restauro eseguiti su quadri di antichi maestri custoditi nella chiesa stessa.
Qui restaurò, tra l'altro, la Madonna col Bambino e s. Caterina di Bonifacio da Verona, la Madonna col Bambino e due angeli attribuita a Giannicola di Paolo, il S. Benedetto che dà la regola al monastero, dipinto di scuola fiorentina attribuito a Masolino da Panicale (restauro terminato il 31 ott. 1855), una Sacra Famiglia di scuola emiliana del '500, il Bambino e s. Giovanni Battista di scuola raffaellesca, la Resurrezione di Orazio Alfani (1553), terminato nell'agosto del 1854, la Madonna col Bambino, il piccolo s. Giovanni e s. Caterina del Pontormo, portato a termine il 18 marzo 1858. Inoltre provvide al distacco e al restauro dei quattro affreschi ai lati dell'antiporta in legno, raffiguranti S. Paolo naufrago sopra una tavola e Approdo all'isola di Malta (di L. Cungi), S. Pietro liberato dal carcere e S. Pietro che risana lo storpio di O. Alfani, che riportò su tela. Nell'ottobre del 1855 ebbe l'incarico, dal monaci benedettini dell'abbazia di S. Pietro, di restaurare una piccola Madonna di Bonifacio da Verona, che si trovava nella chiesa della Ss. Annunziata della Rocca di Casalina. Sempre per la chiesa di S. Pietro il F. eseguì anche una copia libera, che tuttavia non si discosta troppo dall'originale, della Sacra Famiglia Canigiani di Raffaello (Monaco, Alte Pinakothek), posta sull'altare della cappella di S. Giuseppe nel 1858, trafugata nell'estate del 1982.
Negli anni del pensionato romano il F. aveva dipinto varie copie di Sacre Famiglie tratte da Raffaello, mostrando verso di esse una predilezione particolare. Così nel luglio del 1856 fu affidato a lui, ricercato ed apprezzato restauratore, conteso da chiese e istituzioni perugine, il difficile restauro di una importantissima opera esistente nella chiesa del Carmine, la Sacra Famiglia (ora nella Galleria nazionale dell'Umbria), eseguita nel 1511 da Domenico Alfani e da Pompeo di Anselmo, su disegno originale di Raffaello. Fu in questa occasione che conobbe personalmente F. Overbeck, ospite nell'estate di quell'anno della nobile famiglia degli Oddi.
Al F. venne affidata anche l'esecuzione di figure in terracotta dipinta per la rappresentazione del Natale di Cristo nel convento perugino di S. Francesco al Monte, delle quali rimangono tuttora i tre Re magi, il Bue e l'Asino, iconograficamente ispirati all'Adorazione dei magi di Eusebio da San Giorgio (1508) nella chiesa di S. Pietro.
Il F. morì a Perugia il 19 febbr. 1860.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Perugia, Reg. parrocchiale 158, c. 169r; Perugia, Bibl. comun. Augusta, ms. 1929: A. Mariotti, Matricole, II, c. 340v; ms. 3004: Inventario degli oggetti appartenenti alla perugina Accademia di belle arti, f. 13 n. 39; Ibid., Arch. storico dell'Accademia di belle arti, Verbali del consiglio accademico aa. 1821-1838, nn. 755, 821; aa. 1838-1854, nn. 461, 508, 510, 516, 533, 539, 910; aa. 1820-1880, tit. XIV, b. 37; fasc. relativo al pensionato del F. in Roma aa. 1834-1839; Ibid., Catalogo dei dipinti appartenenti alla perugina Accademia di belle arti, ad nomen [ms, 1883]; Ibid., Biblioteca d. Acc. di belle arti, ms., G-VII-23: Inventario degli oggetti spettanti all'Accad. di belle arti di Perugia [ms. s.d.], p. 76; Ibid., Arch. privato del monastero di S. Pietro, ms. 19: Mem. e ricordi di S. Pietro di Perugia dal 5 maggio 1847 al 30 luglio 1866, pp. 101, 120, 133 ss., 141, 144, 168, 188; Roma, Arch dell'Acc. di S. Luca, Misc. certificati, 58/58; A. C. Monti, Sopra il novello ornamento del teatro de Verzaro, Roma 1839, p. 9; R. Marchesi, I lavori di architettura e pittura nella chiesa del Carmine, Perugia 1856, p. 27; Esposiz. generale umbra del 1899 (catal.), Perugia 1899, p. 11, n. 82; R. Gigliarelli, Perugia antica e Perugia moderna, Perugia 1907, pp. 268, 270; Cento disegni dell'Acc. di belle arti di Perugia, XVII-XIX secolo (catalogo), a cura di M. V. Cresti-F. F. Mancini-G. Sapori, Perugia 1977, p. 112; F.F. Mancini-G. Casagrande, Perugia, guida storico-artistica, Bologna 1982, p. 105; P. Scarpellini, Perugino, Perugia 1984, p. 106 n. 126; Scuola e architettura: l'evoluzione del disegno architettonico dal 1790 al 1940 nelle Raccolte dell'Acc. di belle arti di Perugia (catalogo), a cura di G. Muratore-F. Boco, Perugia 1989, p. 51; F. Boco, in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, II, p. 817 (con ulter. bibl.).