FASSÒ, Carlo
Nacque ad Agnona di Borgosesia (Vercelli) il 7 marzo 1821, da Giovanni Giuseppe e da Maria Nunziata Fantini. Con grave sacrificio del padre, un modesto organista di paese, riuscì a frequentare corsi regolari presso il conservatorio di Milano, dove fu allievo di A. Rolla e altri, avendo sin da fanciullo dimostrato buone attitudini musicali. Nel 1834, all'età di tredici anni, compose litanie a tre voci per coro e banda, mentre del 1837 è la composizione di una messa a tre voci e organo, dedicata al padre ed eseguita nello stesso anno presso la collegiata di Borgosesia.
Nel 1845 ricoprì la carica di maestro di cappella nella cattedrale di S. Gaudenzio di Novara; nel frattempo veniva chiamato a dirigere gli spettacoli d'opera al teatro Civico e gli veniva affidato l'insegnamento dei canto presso il locale Istituto Brera. Negli ultimi mesi del 1847 compose un breve coro, per sole voci di tenori e bassi intitolato Grido a Pio IX, su versi di ignoto. Il coro fu scritto con tutta probabilità per la scuola di canto di Novara, che egli stesso in quegli anni dirigeva, ed è da pensare che ne venisse più volte ripetuta l'esecuzione in occasione delle adunanze patriottiche che vi si tenevano. Nel dicembre di quello stesso anno compose la Preghiera dei Novaresi all'Altissimo per la guarigione e conservazione dell'amato re Carlo Alberto su versi di N. Lorenzoni, in occasione della grave malattia che aveva appena colto il sovrano sabaudo (motivo già di pubbliche preghiere in tutto il Piemonte). Il lavoro eseguito nella chiesa di S. Pietro al Rosario fu accolto con grandi consensi come riferito sul periodico Iride novarese del 15 dic. 1847, da L. Camoletti, commediografo e direttore della rivista. Nel 1848 compose un Inno popolare per canto e orchestra, su versi di G. Bertoldi, letterato molto noto considerato poeta ufficiale della corte sabauda, in occasione della grande festa nazionale, svoltasi al teatro Civico la sera del 10 febbraio, all'indomani della concessione da parte di Carlo Alberto dello statuto. L'inno fu eseguito sia nella versione musicale che ne diede il F., sia in quella che C. Coccia aveva composto sugli stessi versi. L'opera del F. fu poi portata nelle scuole del Regno ed eseguita di nuovo al teatro Civico l'8 febbr. 1851. Più tarda è la composizione dell'Inno per la festa anniversaria dello statuto, che fu eseguito con successo tanto da essere replicato il 14 maggio 1854 al teatro di Novara. L'opera è inedita e conservata autografa presso la Biblioteca dell'Istituto Brera di Novara. Nel 1856 compose la musica per Il Ritorno dalla Crimea, Coro in omaggio al Corpo di spedizione d'Oriente e al suo degno capo l'illustre generale Alfonso Lamarmora, per soprani, contralti, tenori e bassi, con accompagnamento di orchestra, su versi di anonimo.
Il coro, che fu composto dal F. in occasione del banchetto offerto il 10 giugno di quell'anno agli ufficiali del presidio per festeggiare il ritomo del corpo di spedizione piemontese in Crimea, "inizia con una bella melodia marziale che abbraccia le prime due strofe, e cui tien dietro un limpido canto di soprani e contralti (terza strofa) su due, belle idee melodiche proposte dai tenori e bassi, le quali costituiscono la parte più ispirata della composizione. Segue un allegro trascinante (quinta e sesta strofa) che si innesta da ultima sull'iniziale tempo di marcia" (Fassò, Un musicista valsesiano, p. 472).
II successo che la composizione consegui in Novara fu tale da indurre l'autore a pubblicare il coro (che fu successivamente replicato, anche a Torino, quando il F. divenne il direttore del Conservatorio) in una riduzione per pianoforte e canto (Torino 1856).
Nel loro insieme, i canti risorgimentali del F. possono essere considerati "documenti di notevole importanza nella storia del patriottismo valsesiano e novarese, e pagine d'arte popolare tra le migliori che possa annoverare la storia della musica risorgimentale" (ibid., p. 473).
Lo stesso interesse per le vicende risorgimentali, e in particolare per la figura di Carlo Alberto, non viene meno nella successiva produzione di musiche sacre. Nel 1865 il F. compose una Messa di requiem per tenori bassi e cori, e accompagnamento di grande orchestra, con la quale vinse un concorso nazionale per una messa funebre, bandito a Torino. La messa venne eseguita il 28 luglio di quell'anno nel duomo di Torino, in occasione dell'anniversario della morte del re, sotto la direzione dell'autore, e pubblicata poco dopo in una riduzione per canto e organo (Torino 1866). A quest'opera, che viene giudicata il suo lavoro più alto, seguirono sempre nel campo della musica sacra Cinque messe solenni per soli cori e orchestra, fra i quali vengono ricordati, oltre al Regina Coeli, composto già nel 1862, l'Ave Maria per tenore e basso (s.d.) e OSalutaris Hostia per tenore (1892).
Nel 1868 il F. abbandonò definitivamente Novara e l'11 novembre di quell'anno fu nominato dalla giunta comunale di Torino maestro ispettore di canto del liceo musicale, su proposta del consiglio d'istituto, accanto a C. Pedrotti, nominato allora direttore tecnico e professore di bel canto. Per l'anno scolastico 1875-76 ottenne anche l'incarico per l'insegnamento del pianoforte nella scuola complementare di pianoforte, istituita dal liceo per gli allievi della scuola di armonia, in sostituzione di G. Bercanovich. Insieme col Pedrotti svolse attività di rilievo nella istituzione dei "concerti popolari", che negli anni a partire dal 1872 e fino al 1886 contribuirono in modo determinante alla diffusione della musica sinfonica classica. Il F. partecipò alla preparazione di tutti i concerti, segui l'orchestra torinese in Francia nel 1878 in occasione della Esposizione universale di Parigi e diresse egli stesso un concerto al teatro Comunale di Lione. Per l'anno 1883 fu nominato direttore dei concerti, e il 29 aprile diresse al teatro Regio il sessantesimo concerto popolare, con la esecuzione integrale, e per la prima volta in Italia, della Ottava sinfonia di L. vari Beethoven. Intanto, nella primavera del 1880, essendosi trasferito il Pedrotti a Pesaro come neodirettore del liceo "Rossini", veniva nominato su proposta di quest'ultimo direttore del liceo musicale di Torino. Degli altri incarichi che tradizionalmente spettavano al ruolo di direttore il F. mantenne quelli dell'insegnamento del contrappunto e di composizione, mentre l'insegnamento del bel canto fu affidato in primo tempo a V. Carignani Boccabadati.
Nel 1884 compose la musica per l'Inno a Gaudenzio Ferrari, inno-cantata per soprani tenori e bassi, eseguito la sera del 25 agosto di quell'anno nel teatro Sociale di Borgosesia, a chiusura delle celebrazioni gaudenziane, sotto la direzione dello stesso autore. Come ha notato L. Fassò (Un musicista valsesiano, pp. 474 ss.), sono rimaste inedite alcune romanze "di buona ispirazione": fra di esse "primeggia per eleganza di forma e delicatezza di sentimento una Pagina d'album su versi di Cesare Paoli", il primo tempo d'un quartetto d'archi, un preludio e duetto del melodramma Ricciarda, ed altre pagine per organo, pianoforte, flauto, orchestra.
Il F. morì a Torino il 9 apr. 1894.
Il 13sett. 1952 si tenne presso il teatro Sociale di Borgosesia, per iniziativa del Consiglio della valle e del Comune, un grande concerto sinfonico-vocale di musiche edite e inedite del F., allestito e diretto da F. Mompello.
Bibl.: G. Depanis, I concerti popolari ed il teatro Regio di Torino, II, Torino 9, 5, p. 193; L. Fassò, I musicisti del Novarese, in Novara e il suo territorio, Novara 1951, pp. 691-99; Id., Un musicista valsesiano nel Risorgimento: C. F. (con musiche inedite), in 1848-1861. Il Vercellese, il Biellese, la Valsesia nel Risorgimento. Uomini e fatti, Vercelli 1960, pp. 463-78; A. Basso, Il conservatorio di musica "Giuseppe Verdi" di Torino. Storia e documenti dalle origini al 1970, Torino 1971, pp. 70, 72, 81 s., 86-89.