FICALORA, Carlo
Poeta dialettale siciliano, operò a Palermo nella seconda metà del Cinquecento, come si desume tra l'altro dalla raccolta secentesca Le Muse siciliane (I, p. 141), dove è detto che egli "per ordine di tempo fra gli ultimi del secolo passato compose". Il F. fu di condizione gentilizia, secondo quanto afferma anche il Mongitore (Bibliotheca Sicula, I, p. 124), che lo fa "claro genere natus"; ma non si conoscono i suoi ascendenti, né l'origine della sua famiglia.
Abbastanza ampio è il "canzoniere" amoroso composto dal F., che tuttavia non ha lasciato una stesura definitiva della sua opera, per buona parte inedita e sparsa tra vari codici, che ne riportano scelte di disuguale estensione. È possibile comunque ricostruire dal centinaio di liriche a lui attribuite la sua fisionomia poetica, che fu improntata alle tipologie del petrarchismo cinquecentesco, ma senza l'aridità ripetitiva così frequente in questa maniera di verseggiare.
Abbastanza sottomessa alla "grazia" petrarchista dei versi amorosi, la vena satirica del F. emerge con virulenza nelle "canzoni in stile burlesco". In questo genere di componimenti egli mostra di saper toccare i vari registri del comico, trascorrendo con sicurezza dal "mordace" all'"osceno" fino a trascendere nell'irosa maledizione.
Proprio questa tendenza alla maldicenza e all'aggressione verbale pare sia stata la causa della rovina del F.; secondo quanto testimonia V. Di Giovanni (Del Palermo restaurato, p. 413) egli "fu imputato d'aver fatto un cartello; per il che dopo d'essere stato molto tempo carcerato, ne fu mandato in esilio"; "e se n'andò in Napoli, dove finalmente si morse".
Non ci sono pervenute le sue rime in lingua "tosca"; una piccola parte della sua produzione lirica in dialetto, la sola a stampa, è riportata da due antiche sillogi: Le Muse siciliane, a cura di G. Galeano (pseudonimo di P. G. Sanclemente), Palermo 1645, I, pp. 141-150; IV, pp. 50-52; Rime degli Accademici Accesi, a cura di G. B. Caruso, Palermo - Venezia 1726, II, pp. 320-329. Tre ottave (con traduzione latina) sono inserite nella Scelta di canzoni siciliane sagre e profane, per opera di V. Di Blasi e Gambacorta, Palermo 1751, II, pp. 150-153. L. Natoli, infine, ha pubblicato l'ottava "Undi su, beni miu, li cumplimenti" (Musa siciliana, Milano 1922, p. 92).
Ancora inedite molte altre rime contenute in vari codici, tra i quali segnaliamo 2 Qq D 29 (ff.422-449), che contiene più di cento ottave; 2 Qq B 23 (ff. 38-41); 2 Qq D 74 (ff. 323-334); 2 Qq A 2; 2 Qq A 30; 2 Qq A 21; 2 Qq C 34, tutti conservati nella Biblioteca comunale di Paleemo; i codd. II A 20 (pp. 17-28), VI A 15 (pp. 161-172) e II A 19 della Biblioteca nazionale di Palermo; il cod. VII 908 della Biblioteca nazionale di Firenze; i codd. Ashb. 1556, Acq. e doni 345 e Pal. 96 della Biblioteca Laurenziana di Firenze.
Fonti e Bibl.: G. Di Giovanni, Palermo triunfante, Palermo 1599, p. 126; V. Di Giovanni, Del Palermo restaurato (1615), in Opere storiche inedite sulla città di Palermo, a cura di G. Di Marzo, Palermo 1872, I, p. 413; A. Mongitore, Bibliotheca Sicula, Panormi 1708, I, p. 124; G. M. Mira, Bibliografia siciliana, Palermo 1875, I, p. 353; L. Boglino, I mss. della Bibl. com. di Palermo, Palermo 1892, III, p. 393; G. M. Rinaldi, I codici della poesia siciliana dei secoli XVI, XVII e XVIII, in Quaderni di filologia e lett. sicil., I (1973), pp. 92, 131 s.; P. Mazzamuto, Lirica ed epica nel sec. XVI, in Storia della Sicilia, Napoli 1980, IV, p. 326 (lo stesso saggio in La scena dell'immaginario, Palermo 1980, pp. 64 s., con il titolo Il "Theatro" lirico ed epico); G. Mazzatinti, Inv. dei mss. delle Bibl. d'Italia, XII, p. 50.