FRACASSATI, Carlo
Nacque a Bologna, nella prima metà del sec. XVII, da famiglia originaria di Budrio, trasferitasi nella città a partire dal sec. XVI.
Iscritto all'università degli artisti, insieme con M. Malpighi fu uno dei migliori allievi di B. Massari che, con il progetto di sottoporre a verifica sperimentale tanto teorie tradizionali quanto nuove dottrine ormai circolanti, costituiva, intorno al 1650, il "chorus anatomicus", metaforico coro delle muse in quanto composto da nove discepoli, tra i quali, oltre il F. e il Malpighi, G.B. Capponi e C. Golfieri. Alle riunioni di questa accademia di anatomia in casa del Massari sono da ascrivere le prime significative esperienze del F. e del Malpighi sulla circolazione del sangue e l'acquisizione della loro notevolissima perizia settoria. Tali esperienze continuarono presso la casa di A. Mariani, quando, per la morte del Massari (1655), il "coro" smise di riunirsi nella sua casa.
Laureatosi in filosofia e medicina (14 febbr. 1656), disputando pubblicamente con il Senato, nell'auditorio magno degli artisti, sui cento punti esposti nella sua Hecatombe physioiatrica (Bologna 1656), il F. insegnò logica per un triennio, come richiesto per accedere all'insegnamento di filosofia e medicina. Iniziava infatti l'insegnamento per la cattedra di teorica medica straordinaria nel 1659-60 (nel 1659 usciva a Bologna la sua Praelectio medica in Aphorismos Hippocratis), cui seguiva quello per la cattedra di chirurgia (1660-62) e di pratica medica ordinaria (1662-64).
In questi anni maturavano le scoperte in grado di spiegare l'intero "meccanismo" del moto circolatorio del sangue, già allora definito nel suo organo propulsore e nei suoi condotti arteriosi e venosi, ma irrisolto riguardo alla specificazione dei canalini che tra i due ne permettono il transito. E infatti il F., nel gennaio 1660, indirizzava al Malpighi la Circa novam pulmonum structuram epistola prima e la Circa idem argumentum altra epistola, mentre il Malpighi, con la pubblicazione a Bologna, nel 1661, delle sue due lettere De pulmonibus observationes anatomicae e De pulmonibus epistola altera, inviate a G.A. Borelli, divulgava gli esperimenti di "anatomia microscopica" compiuti per giungere alla definizione del polmone non come un parenchima ma come una struttura alveolare pneumatizzata. Il Malpighi, coll'"eccellentissimo collega Signor Carlo Fracassati", aveva poi compiuto "quasi radicale sterminio della razza delle rane" per esaminare l'ingrandimento che la natura offriva, appunto, in quella struttura vistosamente semplificata ed evidente dei polmoni della rana. Per via analogica si era così giunti a intendere anche la rete capillare, la trama dei sottilissimi meati di comunicazione tra i condotti che nei polmoni dei mammiferi non appariva visibile.
Seppure separati negli anni seguenti, il F. e il Malpighi restavano coinvolti in ricerche parallele. Il F., dopo averne ottenuto licenza dallo Studio bolognese - dal quale si era guadagnato l'iscrizione ai Collegi delle facoltà di medicina e filosofia il 6 marzo 1663 - si recò a Pisa, forse intorno al 1663, o tra il 1663 e 1664, cominciò ad alternare la sua attività tra Pisa e Bologna. Se infatti i rotuli dello Studio di Bologna testimoniano il mantenimento della cattedra di pratica medica ordinaria e l'assegnazione di quella di anatomia dal 1664 al 1668, per le quali, e per tutti questi anni, egli figura "absens cum reservatione lecturae", A. Fabroni informa che presso lo Studio pisano egli cominciò a insegnare teorica e pratica medica già nel 1663 e fino al 1665, anno in cui iniziò le lezioni per la cattedra di anatomia che sostenne fino al 1668. D'altra parte la presenza del F. a Pisa in un'epoca anteriore al 1664 sembra trovare conferma nel carteggio del Cimento, mentre nel contempo i Quartironi degli stipendi dei riformatori dello Studio di Bologna registrano che il F., per le lezioni dell'anno accademico 1663, percepì 1.800 ducati.
È certo che l'ambiente pisano si rivelò per il F. ricco di stimoli: era lo stesso che aveva permesso al Malpighi di formarsi sulla "filosofia libera e democritica" e che, costituito da uomini come L. Bellini e N. Stenone, membri dell'Accademia del Cimento, faceva capo al laboratorio privato del Borelli. Il F. stesso prese a praticarlo, intessendovi profonde amicizie, in quella atmosfera di ricerca e collaborazione scientifica seguita e incentivata anche dalla corte granducale fiorentina. Come capitò al Malpighi e a C. Aubery, dal Borelli il F. fu stimolato a procedere, insieme col Bellini, nella anatomia microscopica che, nel caso specifico, avrebbe dovuto affrontare la struttura della lingua, cui il Malpighi attendeva e di cui aveva appunto informato il Borelli. Sicché, il 31 ott. 1664, il Malpighi indirizzava le lettere De cerebro e De lingua rispettivamente al F. e al Borelli, nel 1665 il F. redigeva le dissertazioni a titolo Exercitatio epistolica de lingua "ad D. Io. Borellium" e Dissertatio epistolica responsoria de cerebro "ad D.M. Malpighium" e il Bellini pubblicava a Bologna il Gustus organum.
Si trattava di un insieme avanzatissimo di opuscoli che faceva il punto sulla scoperta strutturale del corpo papillare della lingua e cioè dello "strumento" predisposto a ricevere le minutissime particelle dei corpi sapidi "sciolti e commisti alla saliva o ad altro liquido", definizione che, attraverso le sperimentazioni sulla struttura della cute, e cioè sull'organo esterno del tatto, si affacciava alla scoperta dei recettori sensoriali e, quindi, allo studio della sostanza bianca del sistema nervoso centrale, cui lo Stenone si era già con successo applicato. La circolarità dei temi e la comunanza delle metodologie di ricerca, fondamentalmente imperniate sull'impiego dell'artificio anatomico e sul sistema comparativo di indagine - il F. descriveva le "mammillule" che rivestono la lingua del vitello e del cane e ne rilevava l'assenza in quella del pesce - erano scandite dai tempi di questi scritti e di posteriori pubblicazioni. E ciò era altresì sancito, sempre nel 1665, con l'uscita a Bologna del volume unico delle Tetras anatomicarum epistolarum de lingua e de cerebro, che riuniva insieme le summenzionate lettere scritte sull'argomento dal F. e dal Malpighi.
D'altra parte gli esiti apportati dagli studi sui polmoni alla insorgente biofisica corpuscolare e alla definitiva accettazione del sistema di W. Harvey avevano già imposto all'attenzione lo studio dell'ematologia. Segnalati, più volte nel corso del 1667, a un mondo scientifico ormai europeo, nelle Philosophical Transactions, nel Journal des sçavans e nel Giornale dei letterati, gli esperimenti che il F. effettuava su cani per verificare la coagulazione del sangue e poi sperimentare la possibilità della sua fluidificazione, insieme con gli esperimenti compiuti per verificare le differenti colorazioni assunte dal sangue raffreddato, esprimevano i percorsi di una ricerca che, applicata sulla costituzione del sangue, si era immediatamente posta a smentire la dottrina della sua origine umorale affermata polemicamente dai medici galenisti. Ricerca che, come appunto il F. aveva già dimostrato nel 1665 nella lettera De cerebro e il Malpighi nel De polypo cordis, appendice del testo De viscerum structura (Bologna 1666), si era fatta strada per l'interpretazione dei tanti "coaguli" osservati negli organi sul tavolo anatomico come le patologie generate dalla "materia consolidata" prodottasi dalla alterazione o stasi del moto corpuscolare del sangue.
Ma se la ricerca che a Pisa si compiva al di là dello Studio era per il F. molto apprezzata e ricca di stimoli, l'insegnamento ufficiale non mancava di procurargli ancora disagio, come a Bologna, e più volte l'amico G. Cinelli Calvoli aveva ascoltato la confidenza delle sue lamentele. Così, rientrato nel 1668 nella sua città, il F. riprese in quell'anno accademico le lezioni per la cattedra di medicina pratica ordinaria e, dal 1668 al 1670, quelle per la cattedra di anatomia, nel cui ambito, nel 1669-70, era altresì rotulato "ad lecturam Anathomicam (et qui debito tempore conficiat anathomen)", cioè sosteneva anche il gravoso, seppur ben retribuito, onere della pubblica "funzione dell'anatomia". Riprese altresì la collaborazione diretta coi carissimi amici Malpighi e S. Bonfioli, ormai soprattutto incentrata nelle vivisezioni degli animali e nelle anatomie umane per "indagare le cause e i prodotti delle malattie", come testimoniano le storie anatomico-mediche stilate dal Malpighi.
Nel 1670 il F. accettò di insegnare medicina nell'università di Messina e ancora resta descritto nei rotuli bolognesi come "absens cum reservatio lecturae". Ma a Bologna non fece ritorno: morì a Messina il 12 ott. 1672.
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. univ., ms. 4207: L. Montefani-Caprara, Delle famiglie bolognesi, XXXV, cc. 143r-145r; M. Malpighi, Opera omnia, Londini 1686-87; Id., Opera posthuma, ibid. 1697, ad Indices; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, III, Bologna 1783, pp. 357-359; A. Fabroni, Historia Academiae Pisanae, III, Pisis 1795, pp. 467, 535-538, 543 s., 615; M. Medici, Mem. stor. intorno le accademie… di Bologna, Bologna 1852, pp. 8-11, 14, 118 s.; Id., Compendio stor. della scuola anatomica di Bologna, Bologna 1857, pp. 114 s., 130 s., 133-138, 168-174, 176 s.; I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese…, a cura di U. Dallari, II, Bologna 1889, pp. 490, 495, 499, 505, 508; III, ibid. 1901, pp. 5, 11, 16, 20 s., 25 s., 29, 31, 34, 36, 39, 41, 45, 50, 55 s., 61; G. Martinotti, L'insegnamento dell'anatomia in Bologna, in Studi e mem. per la storia dell'Univ. di Bologna, II (1911), pp. 35, 89, 119 s., 122; M. Di Segni, Il contributo italiano alle origini della transfusione del sangue e della iniezione di medicamenti nelle vene, in La Rass. di clinica terapia e scienze affini, luglio-agosto 1930, App., pp. 182 s., 192-195; A. Simili, Origine e vicende della trasfusione del sangue, Bologna 1933, pp. 56, 70, 81, 90, 107, 144 s., 150; G.G. Forni, L'insegnamento della chirurgia nello Studio di Bologna, Bologna 1948, pp. 111 s.; V. Busacchi, Il nuovo spirito di ricerca e lo sperimentalismo nell'opera poco nota di medici e non medici nel '600 a Bologna, in Studi e mem. per la storia dell'Univ. di Bologna, n.s., I (1956), p. 418; L. Thorndike, A history of magic and experimental science, New York 1958, VII, p. 522; VIII, p. 443; P. Galluzzi, L'Accademia del Cimento, in Accademie scientifiche del '600, Ancona-Roma 1981, p. 833; M. Cavazza, Accademie scientifiche a Bologna…, ibid., p. 891; W. Bernardi, Fisiologia e mondo della vita, in Storia della scienza moderna e contemporanea, I, Torino 1988, p. 394; Opere scelte di M. Malpighi, a cura di L. Belloni, Torino 1967, pp. 25, 57, 92, 105, 111, 152, 209, 214, 291, 413, 420 s. (per la problematica scientifica è fondamentale l'introduzione, pp. 9-55).