BADINI, Carlo Francesco
Nacque nel primo quindicennio del 1700 in Piemonte, forse a Mondovì. Poche notizie si hanno sulla prima parte della sua vita: da alcuni libelli dello stesso B. si deduce che fu dottore in legge e in lettere presso l'università di Torino, ma tale deduzione non trova conferma nei registri dello Studio piemontese e neanche nei documenti dei locali Archivi di Stato. Da una lettera di Alessandro Verri e da un'altra di Giuseppe Baretti risulta che il B. era un ex gesuita. Ma anche tale asserzione è incontrollabile.
La prima data certa nella sua biografia è il 1753: in quell'anno egli.si trova certamente a Londra, ove partecipa agli intrighi ed alle discussioni che occupano e dividono gli italiani viventi all'ombra dell'"Opera House" o "King's Theatre". Le tracce del B. si perdono di nuovo negli anni immediatamente successivi: è forse in questo periodo che dovette approntare la prima traduzione italiana dei Pensieri di Pascal, uscita a Torino in due volumi nel 1767, ma sicuramente ultimata alcuni anni prima, se si vuol prestar fede alla "approvazione" concessa dalle autorità competenti il 14 ag. 1765.
Nel 1768 il B. pubblica un violentissimo libello contro Vincenzo Martinelli, professore di lingue e amico dei Baretti: Bilancia di Pandolfo Scornabecco (London, Bingley, 1768), in cui tenta di ridicolizzare, con un linguaggio scurrile e vituperoso, i tre libri martinelliani, cioè la Istoria critica della vita civile (London, Woodfall, 1752), le Lettere familiari e critiche (London, Nourse, 1758) e il commento al Decamerone (London, Nourse, 1762). L'edizione ultima della Bilancia venne alla luce nel 1779 (Torino, Reycends, VIII-124 pp., in 4°).
Nell'epistola dedicatoria a Pellegrino Treves il B. lascia supporre che il vero obiettivo del suo attacco non fosse tanto il Martinelli, quanto il suo amico e protettore Baretti, il quale per suo conto rifiuta di reagire affermando sdegnosamente: "Io vo lasciare la mia vendetta a' pidocchi, come il Martinelli disse al poeta Badini che l'aveva strapazzato per iscritto".
Le ragioni di tale attacco non sono dei tutto chiare, ma possono forse essere ricercate in quei motivi di gelosia, d'interesse, che dividevano in due partiti gli Italiani di Londra costretti a vivere esercitando un'attività artistica nel Teatro Reale. Si sa d'altro canto che il Baretti aveva tentato in mille modi d'assicurarsi una sorta di controllo intellettuale sulle attività del teatro londinese, non disdegnando di ricorrere all'ironia e alla satira ogni qual volta avvertiva una minaccia per la sua posizione.
Già nel 1753 aveva ostacolato il B., allorché questi, appena giunto a Londra, aveva cercato d'inserirsi nell'ambiente artistico. In quell'occasione il Baretti aveva scritto un Projet pour avoir un opéra italien à Londres dans un goût tout nouveau e La voix de la Discorde, ou la Bataille des violons. Histoire d'un attentat contre la vie et les biens de cinquante chanteurs et violonistes. Nel primo libello si ridicolizza un dramma del B. che avrebbe dovuto essere rappresentato in occasione del carnevale del 1754 e si suggerisce una gustosa parodia da rappresentarsi in un altro teatro (la parodia venne in effetti rappresentata, ed ebbe un tale successo che provocò il fallimento del lavoro del Badini). Nel secondo si mettono in burla, sotto l'apparenza d'una ironica difesa, l'impresario dell'Opera, F. Vanneschi, e i cantanti (soprattutto la prima donna Regina Mingotti), tutti amici del Badini.
Ritornato alla ribalta con l'attacco contro il Martinelli e il Baretti, il B. riesce ad ottenere un posto di librettista. Scrive un'opera comica, Nanetta e Lubino (London, Griffin, 1769), messa in musica dal maestro G. Pugnani, cui fecero seguito Il Disertore (London, Baldwin, 1770), Le Pazzie di Orlando (London, Griffin, 1771), il Carnovale di Venezia o sia La Virtuosa (London, Becket, 1772), L'Asilo d'Amore (London, Cadell, 1775), pedestre arrangiamento d'un noto melodramma metastasiano che provocò la pubblicazione d'un libello satirico firmato da Filippo Mazzei.
Il B. ritenne a ragione che la satira in versi fosse "parto della penna assassina di G. Baretti" e il giorno stesso in cui ne venne a conoscenza fece affiggere a tutte le cantonate di Londra una risposta altrettanto violenta. Poi rispose più distesamente con l'opuscolo Il vero carattere di G. Baretti pubblicato per amore della virtù calunniata, per disinganno degli Inglesi e in difesa degli Italiani (Londra, 1776 ?), che provocò la controreplica del rivale nelle sue Epistole in Versi (Londra, 1777): "... il vero al falso mischia / Non solo quando parla, ma sino quando fischia / E che del Metastasio la sgangherata lingua / Colle sue frasi svizzere corregge, abbella, e impingua".
Nel 1776 il B. scrive la Vestale (una seconda ediz. fu pubblicata dallo Stuart, a Londra, nel 1787, col titolo L'Amore protetto dal cielo, o sia La Vestale),ma il Baretti fece in modo che nessun musicista ne componesse la musica e la partitura diffondendo la diceria che l'opera era equivoca e oscena nelle sue allusioni variamente lascive. Dopo di che la prima donna, Cecilia Davies, rifiutò di prestare la sua interpretazione e il maestro Antonio Sacchini di comporre la musica. Il B. naturalmente non esitò ad attaccare sui giornali sia il Sacchini sia il Baretti e difese così bene la Vestale che la sua reputazione di librettista non sembra risultasse per nulla scalfita (La Vestale sarà, più tardi, musicata da Mattia Vento e cantata da Caterina Gabrielli). Per la venuta a Londra del duca Carlo Eugenio di Württemberg scrisse poi: Demodoco. Cantata (London, Ayre & Moore, 1776, 12 pp. ).
Ancora nel 1776 apparve una sua traduzione da Voltaire, il Précis sur le Cantique des Cantiques: La cantica delle cantiche, volgarizzata in 8ª rima e in prosa,con in appendice La Morale del Savio dello stesso Badini. Un'edizione della stessa Cantica,apparsa a Roma (?), s. i., nel 1774, porta l'iscrizione: "Ed. corr. ed accresciuta". Il che fa presumere che la edizione princeps sia di alcuni anni precedente. Nel corso dello stesso anno vennero alla luce: Le Ali d'Amore (un'altra ediz. sarà pubblicata nel 1777), IlBacio (London, Cadell, 1776) e poi La Governante or The Donna (London, Ayre, 1779), Il Duca d'Atene (London, Cox, 1780), Zemira e Azore (London, Cox, 1781), IlTrionfo della Costanza (London, Ayre, 1783), Andromaca (London, Hammond and Cane, 1790).
La posizione del B. come librettista è dunque nel frattempo divenuta particolarmente solida. Bene introdotto nell'alta società inglese, amico di John Wilkes, il letterato mondano più in voga nella città, il B. riesce in questo periodo a rafforzare in maniera notevole la propria posizione di poeta ufficiale.
Nel 1793 è in polemica, sempre per il posto di librettista, con Lorenzo Da Ponte. Come sempre, l'occasione dello scontro è fornita dalla pubblicazione d'un libro: Il Tributo del Core, una raccolta di poemi del Da Ponte sulla morte di Luigi XVI.
Tre mesi dopo la pubblicazione del suddetto libro, nello stesso anno 1793, il B. mette in circolazione una sconcia parodia sotto uno pseudonimo: Il Tributo della coglionatura dell'Abate Vittorio Nemesini, Accademico della Crusca e canonico di San Pietro. Dedicato a l'Autore del Tributo del Core, o sia al merito incredibile, non meno che impareggiabile dell'Abate Lorenzo Daponte. L'attacco è personale, diretto: s'accusa il Da Ponte di voler togliere, addirittura rubare, il posto di librettista dell'Opera a "uno che ha servito il Teatro venticinque anni continui, e che nei parti della sua penna si è distinto non solo tra i Poeti italiani, ma anche fra quelli dell'Inghilterra". Da Ponte, che teneva al corrente Giacomo Casanova degli sviluppi della polemica, lo informava della situazione in una lettera del 10 maggio: Badini "è il primo birbante ch'esista sulla terra... Son dieci anni che non sorte di casa che le domeniche per i debiti; da che pubblicò la satira si nasconde affatto perché teme ch'io lo bastoni. Tutti mi dicono che potrei chiamarlo in giudizio... io non mi degno. Tutto questo ci fa per discreditarmi: e perché crede che mi possano alfine dar il posto di poeta". Le cose stavano a questo punto, allorché la direzione del King's Theatre passò a William Taylor, il quale confermò il B. nel suo impiego di "poeta" del teatro. Da Ponte, per conseguenza, si vide costretto a trovare altrove lavoro trasferendosi ad Amsterdam, dove lo raggiunse, il 30 ott. 1793, una lettera del Taylor, il quale gli offriva il posto di librettista dell'Opera e uno stipendio annuo di 120 ghinee. Accettò senza esitazioni l'offerta e, tornato in Inghilterra, riuscì nel 1795 a far rappresentare la Scuola de' Maritati, rifacimento d'un lavoro composto alcuni anni prima. Il successo fu grande, confessò Da Ponte, "ad onta di... una satira sanguinosa del sempre infame Badini, che a suo dire fu pagato per farla". Questa satira è la Breve Notizia dell'Opera Buffa intitolata La Scuola de' Maritati o sia Delle Corna : scritta dal celebre Lorenzo Daponte, il quale dopo di essere stato Ebreo, Cristiano, Sacerdote, e Poeta in Italia e in Germania, si trova Secolare, Maritato, e Asino in Londra. Il libello fu pubblicato anonimo e portava falsamente come luogo d'edizione Lisbona. Fu invece stampato a Londra nel 1795. Il Da Ponte, forte dei recenti successi, questa volta volle rispondere all'impudente con alcune Piacevoli noterelle sopra il Turpe Libello intitolato Breve Notizia dell'Opera Buffa che ha per titolo La Scuola de' Maritati, composto dal sedicente Vittorio Nemesini, cioè da Carlo Francesco. Gli incontri e gli scontri tra i due continuarono ancora per qualche anno ("Il Badini... m'insidia sempre l'impiego") finché ai principi del 1800lo stesso Da Ponte fu sostituito nell'impiego di poeta da un certo Bonaiuti.
Ormai il B. è convinto che Londra non è la scena più propizia alle sue fanfaronate. Emigra perciò a Parigi cercando di procacciarsi nuova fama e denari. Il 21 messidoro 1805 pubblica, per la tipografia di Lerouge jeune, un sonetto, di cui si conserva una copia alla Biblioteca Nazionale di Parigi (coll.: Yd 1730): Alla sacra maestà di Napoleone Primo, augusto imperator dei Francesi e re d'Italia. Poicomincia a speculare sulla situazione politica e sul conflitto anglo-francese scrivendo nello stesso anno: Sopra la lega fomentata contro la Francia da Guglielmo Pitt, alleato senza fede, ministro senza principi, ciarlatano politico, Macchiavello fallito, burattino di Stato, pittone o sia peste della Gran Bretagna (Parigi, Lerouge jeune, 1805).
Non riuscendo a cavar profitto da una tale attività, cominciò a scribacchiare su argomenti che in quel tempo occupavano e interessavano larghi strati dell'opinione pubblica e gli stessi politici. Pubblica un libretto assai curioso, e sotto certi aspetti divertente, e persino interessante: Les Deux vérificateurs pour la reconnaissance des faux, le premier applicable aux billets des banques publiques, l'autre aux signatures et à toutes sortes d'écritures (Paris, A.-G. Debray, 1807). Di lì a qualche mese esce l'Exposé des loteries de l'Angleterre et de France, avec le plan d'une nouvelle loterie, calculée tout différemment de celles qui ont paru jusqu'ici, et supérieurement avantageuse à l'Etat et au public (Paris, Lerouge jeune, 1807, ma anche: Parigi, A.-G. Debray, 1807) e l'anno successivo: L'ombre de Charles Fox au Parlement d'Angleterre, avec des notes intéressantes touchant le système actuel du cabinet de Saint-James, et le caractère de ceux qui le dirigent (Paris, Dabin, 1808).
Non si conosce la data e il luogo della sua morte. Ma dovette morire più che ottantenne fuori d'Italia, probabilmente prima del 1810.
Fonti e Bibl.: C. Burney, A general history of music, IV, London 1789, pp. 436, 467; G. Baretti, Opere, IV, Milano 1839, pp. 332 s.; Id., Epistolario, I, Bari 1936, pp. 110, 326; P. Custodi, Scritti scelti inediti o rari di Giuseppe Baretti, I, Milano 1882, p. 21; Carteggio di Pietro e di Alessandro Verri, I, 1, Milano 1910, p. 234; Carteggi casanoviani, I, Palermo 1916, pp. 273, 274, 281, 285, 286, 288, 299, 305, 311, 314, 315; L. Da Ponte, Memorie, Bari 1918, I, pp. 186, 187, 191, 198, 199; II, pp. 145, 152; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Bibl. d'Italia, L, Firenze 1931, p. 127; L. Morandi, Voltaire contro Shakespeare, Baretti contro Voltaire, Città di Castello 1884, p. 322; A. Neri, Un libello contro Giuseppe Baretti,in Fanfulla della Domenica, 7 marzo 1886; C. Mauro, Un libello contro Giuseppe Baretti, in Conversazioni della Domenica, 5 dic. 1886; L. Krehbiel, Music and Manners from Pergolesi to Beethoven, London 1898, pp. 165-170; L. Piccioni, Studi e ricerche intorno a Giuseppe Baretti, Livorno 1899, p. 395; Id., G. Baretti prima della "Frusta letteraria", 1719-1760, in Giorn. stor. d. letter. ital., Supplemento n. 13-14 (1912), pp. 164, 190; Id., Beghe tra Piemontesi in Inghilterra, in suppl. all'Annuario del Liceo-Ginnasio Vittorio Alfieri di Torino, Torino 1925-27, pp. 55-62; J. L. Russo, Lorenzo Da Ponte, poet and adventurer, New York 1922, pp. 92-93; F. Neri, Traduzioni italiane dei "Pensieri" di Pascal, in Atti d. R. Accad. delle Scienze di Torino, classe di scienze morali, stor. e filol., LXXI (1935-36), t. II, p. 128; C. Calcaterra, Il nostro imminente Risorg., Milano 1936, p. 626; E. H. Bigg-Whiter, An Eighteenth century Lampooner: C. F. B., in Italian Studies,II(1939), pp. 153-170; G. Natali, Il Settecento, Milano 1961, p. 579.