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COGROSSI, Carlo Francesco

di Ugo Baldini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 26 (1982)
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COGROSSI, Carlo Francesco

Ugo Baldini

Nacque a Crema il 5 luglio 1682 da Marcantonio, originario di Caravaggio. Nulla è noto della sua prima formazione e, in genere, della sua vita fino agli studi universitari iniziati a Padova verso il 1698. Qui si laureò nel 1701 in filosofia e medicina. Sia le sue esplicite dichiarazioni sia l'impianto delle sue prime opere mostrano che il principale influsso su di lui fu esercitato da Domenico Guglielmini, professore a Padova prima di matematica e in seguito di medicina teorica, erede dello sperimentalismo matematico dei galileiani e dell'impostazione iatromeccanica in medicina. Nell'ambiente padovano conobbe anche il Ramazzini, il Vallisnieri, del quale sarà amicissimo, e il Morgagni, e le sue pubblicazioni degli anni successivi immediatamente segnalate dal Giornale de' letterati d'Italia, portavoce dei gruppi sperimentalisti padano-veneti -, oltre alla sua successiva chiamata a Padova, mostrano la solidità di quelle relazioni; si può così cogliere, attraverso il C., uno dei tramiti della diffusione all'intera Italia settentrionale della mentalità galileiana, che andava improntando di sé la ricerca medico-biologica.

Dopo la laurea il C. iniziò a praticare la professione a Padova, svolgendo ricerche anatomiche insieme con gli studiosi già ricordati, per passare poi a Venezia; qui partecipò all'attività d'un gruppo di ricerca medico-fisica, l'Accademia degli Spassionati, della quale amò presentarsi come fondatore e nel cui ambiente conoscerà G. D. Santorini, protomedico di Venezia, cui indirizzerà in seguito alcuni scritti. Risale a questi anni (1704) il suo matrimonio, dal quale avrà cinque figli, due dei quali non sopravvissuti; l'unico maschio tra i superstiti, nato a Padova, ebbe per padrino Vallisnieri. Probabilmente poco prima del 1710 il C. tornò a Crema, per esercitare la professione medica; il ritorno in patria, di cui nelle memorie autobiografiche non chiarì i motivi, poteva portarlo ad un ripiegamento provinciale, con la rinuncia ad ampie prospettive culturali, ma egli evitò questo pericolo mantenendosi in contatto con l'ambiente padovano, cui nel decennio 1710-20 fece giungere diversi suoi scritti, e con studiosi come B. Corte a Milano e il Lancisi a Roma.

Il primo e più importante dei suoi scritti cremaschi è la dissertazione, in forma di lettera al Santorini, Della natura,effetti,ed uso della corteccia del Perù,o sia China China. Considerazioni fisico-meccaniche e mediche (Crema 1711; rec. in Giorn. de' letterati, XIII [1713], pp. 387-405). L'influsso del Guglielmini vi è palese nel tentativo di ricondurre l'azione del chinino alla microdinamica della sua azione nel sangue e nell'organismo, da cui vengono fatti dipendere i dati terapeutici. Lo scritto ebbe una certa risonanza, anche perché il valore terapeutico del chinino era uno dei temi centrali del dibattito medico fin dalla sua introduzione nel secolo precedente, e il C. tornò sull'argomento con una Giunta al trattato della China-China (scritta come lettera al Lancisi, Crema 1716, e recensita dal Giorn. de' letterati, XXVII [1717], pp. 282-292), e con una Nuova giunta sotto forma di lettera al medico N. Madrisio (Crema 1718). Di questo giro di anni è anche il De praxi medica promovenda (Crema 1714), che s'inserì nel dibattito in corso da alcuni decenni sulla affidabilità delle teorie mediche e sul loro rapporto con la prassi curativa.

Tra le opere di questo periodo si colloca una lettera inviata al Vallisnieri nel settembre 1713 sulle cause d'una epizoozia proveniente dall'Europa orientale che decimava il patrimonio bovino dell'Alta Italia; alla lettera il Vallisnieri rispose approvando e arricchendo le idee del C., cosicché l'anno successivo questi pubblicò a Milano le due lettere, con un'altra esplicativa, sotto il titolo Nuova idea del male contagioso de' buoi (rec. in Giornale de' letterati, con considerazioni aggiunte di Vallisnieri, XIX [1714], pp. 48-88).

L'idea del C., che sul piano logico è un'estensione della scoperta dell'origine acarica, e quindi parassitaria, della scabbia, fatta pochi anni prima dal Bonomo e dal Cestoni, era che l'epizoozia fosse determinata nel sangue dei bovini dall'azione di organismi molto piccoli, del tipo di quelli osservati dai microscopisti nei decenni precedenti. La facilità e velocità di riproduzione degli "animaletti", fatti anch'essi già osservati, parvero al C. costituire una spiegazione dell'elevata capacità di trasmissione del morbo; la sua ipotesi, con ampliamenti e spunti terapeutici dovuti al Vallisnieri (un'analisi completa è data da U. Faucci e L. Belloni), generalizzò la constatazione del parassitismo animale sull'uomo, relativa ad un'affezione esterna come la scabbia, in una vera teoria del "contagium vivum": si tratta dunque d'una precisa anticipazione, pur nei termini che nozioni e strumenti dell'epoca consentivano, della teoria parassitaria delle infezioni. Come tale essa fu posta in dubbio o respinta anche da ricercatori "moderni" come Cestoni o Lancisi, perché i microorganismi di cui postulava l'azione patogena, diversamente dagli acari, spermatozoi ed altri, non erano stati osservati; questa circostanza, unitamente all'impossibilità nel periodo di accreditare l'ipotesi mediante interventi terapeutici risolutivi, spiega la dimenticanza in cui la Nuova idea ed il suo contenuto caddero per più d'un secolo, fino all'Ottocento, quando la dottrina parassitaria fu ripresa su altre basi.

Il C. rimase a Crema fino al 1720, con una sola parentesi professionale nell'estate del 1712, a Caravaggio; nel 1720, resasi libera la lettura padovana "ad III Avicennae in secundo loco", vi fu chiamato, quasi certamente su sollecitazione del Vallisnieri e del Morgagni. Egli iniziò l'insegnamento il 19 genn. 1721, con la prolusione latina Pro medicorum virtute adversum fortunam medicam oratio (poi stampata nella Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici di A. Calogerà, XIX, Venezia 1739, pp. 457-486); in seguito terrà altre prolusioni (il Favaro ne ricorda dodici), una delle quali nel 1728 per il passaggio alla cattedra primaria di medicina pratica: molti di questi scritti e altre dissertazioni in forma epistolare, talvolta già pubblicati isolatamente, verranno inseriti dal Calogerà in vari volumi della sua Raccolta.

Il decennio padovano mostra un'intensa attività professionale e pubblicistica; oltre alle lezioni universitarie il C. tenne corsi privati ed esercitò la professione con buon successo, se lo stesso Vallisnieri allorché si doveva allontanare da Padova gli affidava i suoi ammalati. Un notevole aspetto della sua attività culturale fu l'interesse per l'opera del fondatore della scuola medica padovana moderna, S. Santorio, del quale tradusse la Ars de statica medicina e cui dedicò un libro storico-esegetico di considerevole impegno, i Saggi della medicina italiana (Padova 1727), che ravvisa nel Santorio il fondatore della iatromeccanica, sentita come filone di avanguardia nel pensiero medico dell'ultimo secolo.

Alla morte del Vallisnieri (1730) il C. gli subentrò in vari incarichi sanitari, ma il cumulo degli impegni incise sulla sua salute, tanto che nel 1733 dopo una malattia chiese la giubilazione ai Riformatori dello Studio patavino. Questa gli venne accordata col mantenimento di metà stipendio, cosicché il C. disponendo di una base economica tornò a Crema, rinunciando a qualsiasi attività continuativa, anche se esercitò saltuariamente. Tuttavia non abbandonò gli studi e pubblicò ancora alcuni scritti.

Nel 1735, rispondendo a G. M. Mazzuchelli che gli chiedeva una nota autobiografica per i suoi Scrittori d'Italia, gli inviava un elenco dei suoi scritti (uno completo è in Faucci, pp. 36 s., e comprende ventotto titoli), affermando d'avere presso di sé quattro volumi di inediti; F. Robolotti, autore della notizia su di lui nel Dizionario delle scienze mediche, curato da P. Mantegazza-A. Corradi-G. Bizzozero (I, 2, Milano 1874, p. 922), dichiarava d'aver preso visione dei seguenti manoscritti, in seguito non più segnalati: 264 storie mediche in tre volumi; due volumi con i testi di 97 lezioni padovane (1721-1725); tre volumi di consulti, lettere e scritti medici, nonché dissertazioni ed appunti sparsi.

L'ultimo scritto a stampa, pubblicato nella Raccolta del Calogerà (XXVIII, Venezia 1743, pp. 67-82), è la Esposizione... del giudizio prodotto nella solenne Consulta tenutasi in Caravaggio il dì 5 giugno 1741 intorno a' risai stesi su quel territorio,ed a' loro effetti negli abitanti del borgo stesso.

Il C. morì a Crema il 13 genn. 1769.

Fonti e Bibl.: Notizie sul C. sono contenute in tutte le opere italiane di storia della medicina, qui omesse. Otto lettere del C. al Mazzuchelli, compresa quella autobiografica, dal 18 giugno 1734 al 22 apr. 1738, sono in Bibl. Apost. Vaticana, Vat. lat. 9281, 9284, 10005; lettere di vari autori al C. sono a Cremona, Bibl. governativa, Ms. Albertoni 123, nn. 1-8. Vedi, inoltre, Crema, Bibl. civica, ms. 298: G. Racchetti, Geneal. delle famiglie cremasche [1855], pp. 20 s.; e a stampa: B. Corte, Notizie istor. intorno a' medici scrittori milanesi, Milano 1718, pp. 240-242; N. C. Papadopoli, Historia Gymnasii Patavini, I, Venetiis 1726, p. 186 n. 7; G. Gasperi, Nuove ed erudite osservazioni storiche,mediche e naturali... e due... lettere dell'ill.mo sig. C. F. C. all'autore, Venezia 1731; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante [continuata da D. A. Scancassani], II, Venezia 1734, p. 162; F. Arisi, Cremona literata, III, Cremona 1741, p. 37; F. Roncalli Parolino, Europae medicina a sapientibus illustrata, Brixiae 1747, pp. 223, 310-312; I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, III, Patavii 1767, p. 378; L. A. Muratori, Epistolario, Modena 1901-1917, V, pp. 2163 s.; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia. App., Venezia 1857, pp. 223 s.; F. Sforza Benvenuti, Diz. biogr. cremasco, Crema 1888, p. 101; P. A. Saccardo, La botanica in Italia. Materiali per la storia di questa scienza, II, in Atti del R. Ist. veneto di scienze,lettere ed arti, XXVI (1901), pp. 33 s.; U. Faucci, Contributo alla storia della "dottrina parassitaria delle infezioni". Sua connessione colla scoperta della "origineacarica della scabbia", Siena 1935, passim; B. Brunelli, Figurine e costumi nella corrispondenza d'un medico del '700(A. Vallisnieri), Milano 1938, p. 237; L. Belloni-S. Schullian, in C. F. Cogrossi, Nuova idea del male contagioso de' buoi, Milano 1953, Introd.; Id.-Id., Una autobiografia (1735)di C. F. C. (1682-1769)nel suo epistolario con G. M. Mazzuchelli, in Riv. di storia delle scienze mediche e naturali, XLV (1954), 2, pp. 105-113.

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