GESUALDO, Carlo (principe di Venosa, conte di Consa)
Compositore, nato a Napoli circa il 1560, morto ivi circa il 1614. Ebbe un'ottima educazione musicale a cura probabilmente di Pomponio Nenna. Nel suo palazzo principesco teneva ai suoi stipendî ottimi musicisti e dava concerti, ai quali partecipava egli stesso in qualità di compositore e di suonatore. Fondò un'accademia musicale alla quale, tra gli altri, fu ascritto Torquato Tasso, legato al G. da stretta amicizia. Nel 1588 sposò la cugina Maria d'Avalos che, divenuta l'amante di Fabrizio Carafa duca d'Andria, fu dal G. uccisa col Carafa (1590). Questo fatto tragico ebbe decisiva influenza sulla vita del G. e sulla stessa sua attività artistica: egli si ritirò per quattro anni nel suo castello presso Avellino. Fu quello un periodo di meditazione e di maturazione: il dilettante, il mecenate divenne artista creatore, che in forme d'arte trovò una sintesi delle sue esperienze. Il suo Primo Libro di madrigali, pubblicato presso lo stampatore Baldini di Ferrara, data infatti dal 10 maggio 1594. Il G. aveva sposato in seconde nozze, il 21 febbraio di quell'anno, Eleonora, figlia di Alfonso d'Este. L'intensa vita musicale della corte di Ferrara accese e sviluppò il personale lirismo del G.
Questo è stato variamente giudicato. Il Burney non vide in G. che un dilettante, e il Kiesewetter ripeté su per giù lo stesso giudizio. Altri non apprezzarono in lui che l'audace ricercatore di armonie dissonanti e di cromatismi inusitati. Anche oggi H. Prunières e Ch. van der Borren non vedono nel G. che lo straordinario novatore armonico. La più equilibrata valutazione dell'opera gesualdina rimane quella di A.W. Ambros, ripresa dal Pannain con le seguenti parole: "A G. piace intensificare l'espressione mediante l'alterazione dei suoni in semitoni ascendenti.... G. tende soprattutto ad una espressione intensa; la modulazione è per lui una seconda natura. Egli non attende, per modulare, neppure che il testo gli offra un qualsiasi punto d'appoggio.... Il tratto principale del madrigale di C.G. si potrebbe definire come una deliziosa malinconia; vi aleggia una molle trasognata vocalità che assume l'espressione di un ardente, appassionato, sconfinato, insoddisfatto sogno". Carattere di soave malinconia che, come avverte G.M. Gatti, si può accostare a quello del Tasso, poeta che ha molti punti di contatto con lo spirito del G. e di cui questi musicò ben 36 madrigali, come risulta dalle lettere del Tasso medesimo. Del G. conosciamo sei libri di madrigali a 5 voci stampati dal 1594 al 1611, riuniti in volume da Simone Molinaro nel 1613, e madrigali a 6 voci pubblicati nel 1626 da Muzio Effrem. L. Torchì ha inserito 5 madrigali nel vol. IV dell'Arte musicale in Italia; un'edizione fu compilata da P.M. Masson e un'altra da I. Pizzetti nei voll. 59-62 della Raccolta Nazionale delle musiche italiane diretta da G. d'Annunzio.
Bibl.: N. D'Arienzo, Un precursore di A. Scarlatti, Milano 1892; Th. Kroyer, Die Anfänge der Chromatik, Lipsia 1901; F. Keiner, Die Madrigalen des G. de V., Lipsia 1914; G. Pannain, Le origini della scuola musicale napoletana, Napoli 1914; L. Torri, C. Gesualdo, principe di V., in Rivista Musicale Italiana, 1914, 3; C. Gray e Ph. Heseltine, C.G., Londra 1926.